Condannato ed espulso: si fa beccare in Svizzera

Le frontiere degli Stati dell’Europa occidentale sono piuttosto permeabili. Vuoi, ad esempio, per gli accordi di libera circolazione, vuoi per l’Unione Europea. Vi sono però anche situazioni in cui i confini sono ermetici, dove non è possibile passare la dogana. Altrimenti finisci direttamente in carcere. Lo sa bene il quasi 52.enne italiano il quale, quest'oggi, è stato condannato dalla Corte delle assise criminali a una pena di 20 mesi di detenzione per ripetuta violazione del bando. In sostanza l’uomo è stato pizzicato più volte in Svizzera malgrado fosse in vigore nei suoi confronti una decisione d’espulsione.
Dalla droga all’amore
Già, perché non è la prima volta che l’uomo sedeva davanti alla Corte delle assise criminali. Ci era comparso nel novembre del 2017 ed era stato condannato per infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti. A marzo dello stesso anno era infatti stato beccato a bordo di un’auto mentre stava trasportando all’incirca 14 chilogrammi di cocaina. Droga che era stata occultata in un ricettacolo creato dietro lo schienale dei sedili posteriori della vettura. Allora il 51.enne era stato condannato a una pena di 7 anni, oltre all’espulsione dal territorio elvetico per 10 anni. Qualcuno, a questo punto, obietterà: l’uomo non ha ancora scontato tutta la pena. Vero. In realtà nell’ottobre del 2021 il Giudice dei provvedimenti coercitivi ha disposto nei suoi confronti la libertà condizionale, possibile – in determinati casi – dopo aver scontato i due terzi della pena. In libertà dunque, ma comunque colpito dal divieto d’entrata sul suolo elvetico per 10 anni. E, oltretutto, con il rimanente della pena da scontare «congelato»: 2 anni, 4 mesi e un 1 giorno di carcere. Tutto chiaro, se non fosse che, nemmeno un mese dopo il suo accompagnamento al confine, l’uomo è ritornato in Svizzera. Ripetendo il gesto anche nel giugno del 2022 quando, oltretutto, è stato trovato in possesso di alcune decine di grammi di sostanza stupefacente pronti per essere spacciati. Circostanze che lo hanno portato ad essere raggiunto da un decreto d’accusa e da una nuova condanna, tuttavia senza doversi far rinchiudere dietro le sbarre. Lezione imparata? Nemmeno per sogno. L’imputato viola nuovamente il bando in due occasioni, a giugno e luglio di quest’anno: lo fa per andare a trovare la sua compagna, conosciuta in carcere. «A giugno l’ho fatto per starle vicino dopo un intervento chirurgico – così si è giustificato l’uomo a domanda del presidente della Corte Mauro Ermani –. A luglio, invece, sono entrato in Svizzera per un banale litigio». Peccato che, come ribadito dal giudice, non potesse fare rientro in Svizzera «per nessun motivo, nemmeno se avesse avuto un figlio che stava male».
Dietro le sbarre, di nuovo
All’uomo, come detto, toccherà ora stare in carcere per 20 mesi. «L’imputato non ha fatto tesoro della precedente condanna – ha spiegato durante la requisitoria la procuratrice pubblica Marisa Alfier –. Ha inoltre delinquito durante il periodo di prova». Dunque: cosa fare con la pena residua (i 2 anni e 4 mesi)? Due le possibilità: condannare l’uomo senza ripristinare la precedente pena sospesa oppure, tecnicamente, condannarlo a una pena unica.
L’accusa, in tal senso, ha chiesto 6 mesi di carcere nel caso si propendesse per la prima situazione, rimettendosi al giudizio della Corte per la seconda. La difesa – sostenuta dalla legale Luana Barelli – si è invece battuta per una pena contenuta in al massimo 6 mesi di detenzione (un anno con il ripristino della precedente condanna). La Corte, come raccontato, ha infine inflitto una pena unica di 20 mesi: il 51.enne «ha agito per egoismo». L’imputato – ha evidenziato Ermani – «è un’irriducibile. Sa che non può entrare in Svizzera ma ci entra ugualmente». Il confine, per lui, era infatti invalicabile.