Confine

Continua la fuga degli infermieri italiani in Svizzera, e ora li cerca pure la Finlandia

Nelle Regioni di confine sempre più professionisti scelgono la Confederazione e Nursing Up lancia l'allarme: «Il momento è delicatissimo: dopo la Norvegia, la Finlandia propone stipendi fino a 3 mila euro»
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Michele Montanari
16.01.2024 13:17

Svizzera, Germania, Regno Unito, Norvegia e ora ci si mette pure la Finlandia. Ormai «in Europa è corsa contro il tempo per accaparrarsi gli infermieri Italiani»: è il nuovo allarme lanciato dal sindacato Nursing Up, che sottolinea come «agli infermieri Italiani, ricercati con il lanternino per la loro grande professionalità e competenza, viene affidato il sofisticato ed efficace sistema assistenziale del “Paese di Babbo Natale”», con offerte decisamente allettanti rispetto ai circa 1.800 euro mensili offerti nella Penisola. In Finlandia, gli stipendi proposti ai professionisti del settore sanitario «arrivano fino a 3 mila euro, con corsi di lingua gratuiti, supporto sugli alloggi, elevata qualità della vita, prospettive di carriera che in Italia sono solo un sogno». Nonostante la misura contenuta nella riforma fiscale varata dal Governo Meloni, la cosiddetta tassa sulla salute dei frontalieri, che mira a rimpolpare le casse della sanità (non senza polemiche, recentemente l'Associazione delle industrie ticinesi ha inoltrato una lettera a Berna per valutare possibili violazioni dell’accordo fiscale tra Svizzera e Italia), il sindacato infermieristico mette in guardia: «I frontalieri aumentano a dismisura e mettono in ginocchio la sanità delle nostre Regioni (di confine, ndr). Dopo la Lombardia, esplode anche il caso Piemonte. La Svizzera attrae sempre di più professionisti di casa nostra, è un dato di fatto. È a due passi, ma è tutto un altro mondo!». Negli scorsi giorni anche la Valle d’Aosta ha puntato i riflettori sulla problematica, dando voce, tra gli altri, proprio a un infermiere, che ha confessato di aver scelto la Confederazione per le migliori condizioni di lavoro.

Ma se cercare lavoro in Svizzera è ormai una sorta di abitudine, meno scontate sono le destinazioni del nord, come la Norvegia e la Finlandia. Nursing Up constata: «Mutano e si ampliano gli scenari geografici e con essi le prospettive di carriera per i giovani infermieri europei. I nostri professionisti sono ambitissimi, le nostre università li formano con grande capacità e ottimi risultati, e per questo vengono considerati, non a torto, come vere e proprie eccellenze nel mondo. Le loro qualità umane e il loro approccio verso i pazienti si rivelano un fondamentale criterio di selezione».

La Scandinavia rappresenta dunque un nuovo scenario per «possibili scelte di vita che potrebbero portare a un cambiamento epocale per un giovane infermiere o per un laureato in ostetricia, magari forti anche di un master di specializzazione e anche con esperienza sul campo». Dopo le recenti inchieste sulla Norvegia, con tante testimonianze di professionisti italiani che hanno scelto città come Bergen e Trondheim, oggi arriva un nuovo concorrente: la Finlandia.

Secondo il sindacato, la rete Eures sta cercando infatti 25 infermieri, preferibilmente italiani. Una minaccia, afferma Antonio De Palma, presidente nazionale di Nursing Up, che critica il malcostume dipinto spesso sulle pagine di cronaca italiane: «Pensate davvero che in Scandinavia un paziente o un suo parente possano prendere a pugni un infermiere? La risposta è tristemente scontata».

De Palma prosegue: «La nostra sanità in crisi profonda ci appare sempre più come una scatola vuota, dove il presente e soprattutto il futuro dell’assistenza non sono solo all’insegna dell’incertezza, ma appaiono anche densi di nubi oscure». E ancora: «La politica non fa certo la sua parte e, all’insegna del passo del gambero, non si dà una scossa, per mettere in atto, una volta per tutte, l’attesa valorizzazione dei professionisti della salute, sempre più stanchi, sempre più delusi. Il momento storico appare davvero delicatissimo. Gennaio rischia di diventare, il mese dei turni sempre più massacranti, degli ospedali in subbuglio e incapaci di gestire il surplus di pazienti causati dal picco influenzale. Delle strutture vetuste, che come castelli di carta, prendono fuoco al primo inconveniente che si presenta. Ma soprattutto le ultime settimane sono quelle più che mai delle botte agli infermieri, sempre più nel mirino di cittadini esasperati, dei pugni alle nostre donne, dei volti tumefatti, dei denti rotti, delle minacce a mano armata».

Il confronto con gli altri Paesi europei, in tal senso, appare impietoso: «Svizzera e Germania offrono maggiore sicurezza economica, è un dato di fatto, e realtà ospedaliere non certo fragili come le nostre. Altrimenti perché il flusso di nostri professionisti in fuga all’estero sarebbe diretto prima di tutto verso questi Paesi? Non certo solo per la vicinanza geografica».

Dopo i problemi segnalati in Lombardia, ora è il Piemonte a destare preoccupazione: sono circa 400 gli infermieri che nell’ultimo anno hanno lasciato la regione, «stremati da condizioni inaccettabili e attirati da stipendi che l’Italia si sogna. C’è chi decide di andare a lavorare negli ospedali svizzeri, come a Briga, a 20 minuti dal confine italiano». La media dei professionisti piemontesi che ogni giorno viaggia verso la Confederazione ha meno di 30 anni. Oltre confine possono aspettarsi stipendi che partono da 2.500 euro netti.

 

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