«Continuano a chiamarmi per una parola di conforto»
Sorpresa, sgomento e tristezza. Sono i sentimenti che prova in questi giorni monsignor Pier Giacomo Grampa, vescovo emerito della Diocesi di Lugano. La notizia dell’arresto di don Rolando Leo con l’accusa di atti sessuali con fanciulli, coazione sessuale, atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere e pornografia lo ha scosso profondamente. «È stata una completa sorpresa. Proprio non mi sarei mai aspettato una cosa simile. Ripeto, la meraviglia è stata tanta nell’apprendere di questa tristissima vicenda», racconta il vescovo emerito che il Corriere del Ticino ha raggiunto telefonicamente. Sorpresa e sgomento che a don Mino sono stati in molti a testimoniare tra i ragazzi che hanno partecipato alle attività promosse dal cappellano del Collegio Papio di Ascona sia in ambito scolastico sia nella sua funzione svolta da anni di assistente spirituale della Pastorale giovanile con viaggi in Patria e all’estero.
Il telefono squilla
«Mi chiamano in parecchi, l’ultimo ancora lunedì a tarda sera. Desiderano darmi qualche parola di conforto, credendomi solo con la mia tristezza d’animo. Ma io il mio angelo custode che mi aiuta anche in questi brutti momenti ce l’ho. A questi ragazzi dico di avere pazienza e di attendere serenamente l’esito dell’inchiesta», rileva don Pier Giacomo Grampa, sottolineando come la vicenda giudiziaria che vede al centro il sacerdote attivo da parecchi anni con i giovani «sia veramente una situazione per nulla facile da gestire».
Clero ticinese incredulo
I sentimenti di sorpresa, sgomento e tristezza espressi del vescovo emerito sono condivisi dal clero della Diocesi di Lugano e dai fedeli. «C’è un anziano sacerdote che è inconsolabile da quando ha appreso la notizia di don Rolando. Mi ha chiesto di andarlo a trovare per dargli un sostegno e aiutarlo così a superare questo momento difficile per tutti noi sacerdoti», racconta ancora monsignor Grampa, il quale preferisce non esprimersi al riguardo delle indagini che sta svolgendo la Magistratura. «Bisognerebbe saperne di più, avere a disposizione maggiori elementi. Ripeto quello che ho riferito ai giovani che mi hanno contattato: lasciamo che la Magistratura faccia l’inchiesta, attendendo con serenità l’esito della stessa».
Magistratura che, lo rammentiamo, ha disposto l’arresto del sacerdote dopo la denuncia sporta da un giovane, oggi maggiorenne, il quale quattro-cinque anni fa avrebbe subito attenzioni malsane da parte del prete. Oltre a quest’ultimo e alla/alle sua/e presunta/e vittima/e la procuratrice pubblica Valentina Tuoni sentirà anche altre persone che possono contribuire a confermare o meno le ipotesi di reato formulate nei confronti del presbitero. Lo farà nei prossimi due mesi, periodo durante il quale il sacerdote rimarrà rinchiuso nel carcere giudiziario de La Farera. Questa è infatti la durata della carcerazione preventiva chiesta dalla titolare dell’inchiesta nei confronti del presbitero. Richiesta che venerdì scorso è stata accolta dal giudice dei provvedimenti coercitivi.