Lavoro

Controlli sul salario minimo, poche le infrazioni

L’ispettorato del lavoro lo scorso anno ha svolto verifiche su oltre 4.400 aziende, riscontrando problemi solo nel 3,9% dei casi – Stefano Rizzi: «Un risultato positivo» – I sindacati: «Significa che le soglie fissate erano accettabili»
© CdT/Chiara Zocchetti
Martina Salvini
06.02.2024 19:00

Centosettantaquattro infrazioni alla Legge sul salario minimo su oltre 4.400 aziende controllate. Un risultato, commenta il presidente della Commissione tripartita Stefano Rizzi, «in linea con gli esiti scaturiti dai controlli dello scorso anno (quando le infrazioni erano state 122 su 4.200 aziende controllate, ndr) e che testimonia il sostanziale rispetto delle disposizioni di legge da parte del mondo economico». La legge sul salario minimo, lo ricordiamo, è entrata in vigore nel dicembre del 2021 e prevede uno stipendio di base compreso tra una soglia inferiore di 19,75 franchi e una superiore di 20,25 franchi da raggiungere - in tre step - entro la fine del 2024.

L’esito dei controlli

Nel corso dello scorso anno, complessivamente l’Ufficio dell’ispettorato del lavoro ha verificato le condizioni salariali di 21.390 dipendenti, impiegati in 4.450 aziende. Le infrazioni accertate sono state, come detto, 174, ossia il 3,9%, e hanno riguardato 482 lavoratori (il 2,3%). «Ciò testimonia - evidenzia Rizzi - che, per quanto riguarda il rispetto delle soglie salariali c’è stata attenzione da parte dei datori di lavoro». Anche perché, fa notare il presidente della Commissione tripartita, «la maggior parte delle infrazioni è riconducibile a errori di calcolo». Insomma, «non solo abbiamo un numero relativamente esiguo di infrazioni, ma molto spesso si tratta di un mancato adeguamento di poco conto». In effetti, in 150 casi l’importo della multa - che viene calcolato in base alla differenza tra il salario dovuto per legge e il salario effettivamente versato - è inferiore ai 2 mila franchi. Non solo. «La maggior parte delle aziende ha riconosciuto l’errore, reintegrando prontamente la differenza al dipendente».

Si guarda ai prossimi mesi

«Il lavoro è stato parecchio, ma siamo soddisfatti del risultato», commenta il sindacalista dell’OCST Xavier Daniel. «Questo dimostra - prosegue - che la convinzione, diffusa alla vigilia dell’introduzione della legge, secondo cui il salario minimo avrebbe fatto morti e feriti tra le nostre aziende era priva di fondamento». Le poche infrazioni rilevate negli ultimi due anni, evidenzia Daniel, testimoniano che le soglie fissate erano sostenibili. Fare meno di così sarebbe stato inaccettabile». Dello stesso avviso anche Giangiorgio Gargantini, segretario regionale di UNIA, secondo il quale «i risultati confermano quanto dicevamo al momento dell’introduzione della legge, ossia che le soglie fissate potevano benissimo essere state rispettate dalle aziende. Anche perché, di fronte a soglie così basse, ci mancherebbe altro». Ora, però, l’attenzione dei sindacati si sposta sui prossimi mesi. Già, perché entro giugno il Consiglio di Stato sarà chiamato a valutare l’impatto dell’introduzione del salario minimo sul mercato del lavoro ticinese e, entro fine anno, dovrà esprimersi il Parlamento. «Da parte nostra - spiega Daniel - auspichiamo che si possa arrivare a toccare la soglia finale (arrivando quindi a un salario base di 20,25 franchi), senza che il Gran Consiglio decida di mantenere ancora per un anno quella intermedia (tra 19,50 e 20 franchi)». Inoltre, prosegue il sindacalista di OCST, «spingeremo affinché il Governo riconosca l’adeguamento delle soglie al carovita». Un concetto, questo, ribadito anche da Gargantini: «Visto l’esito dei controlli, ci pare evidente che non ci siano difficoltà, né conseguenze negative legate all’introduzione del salario minimo, quindi siamo ottimisti che si possa procedere entro la fine dell’anno con il prossimo scalino. Al quale, ricordiamo, dovrà essere aggiunto l’adeguamento al rincaro».

I contratti normali di lavoro

Tornando ai controlli, oltre al salario minimo, in 1.855 aziende è stato verificato anche il rispetto del Contratto normale di lavoro (CNL). E in 120 casi è scattata la contravvenzione. «Ma anche qui - viene fatto notare - un buon numero di trasgressioni è riconducibile a imprecisioni di calcolo, e nella maggior parte dei casi il salario dovuto è stato reintegrato». Infine, rileva la Tripartita, non sono state riscontrate situazioni di dumping salariale tali da richiedere al Governo l’introduzione di nuovi Contratti normali di lavoro. CNL che, dall’entrata in vigore della Legge sul salario minimo tre anni fa, sono praticamente dimezzati, scendendo da 22 a 11.