Lettere

«Cosa vuol dire avere il cancro? È incontrare un muro da lavoro e dalla società»

Una lettrice scrive al Corriere del Ticino per condividere la sua esperienza con la malattia
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Red. Online
13.06.2024 15:46

Cosa vuol dire avere il cancro?

È un granchio torbido di limo, quello che ti morde con le sue chele acuminate, che ti sveglia di notte pizzicando le angosce sopite e gli incubi intollerabili.

Non sai che si prova finche non ti capita. Come diciamo noi? È come una tranvata nei denti, come un'aquila che ti strappa il cuore, è come cadere in un pozzo di cui non conosci il fondo. Non sai se ti schianterai o se cadrai in acqua.

Se hai 50 anni, tre figli, un marito, un mutuo da pagare, la paura non è solo tua. È una questione equamente condivisa, senza volere spuntano schegge dal tuo corpo che trafiggono anche gli altri, quelli che ami, quelli che vorresti proteggere da quella parola che molti trovano obbrobriosa. Ed è un dolore distribuito che permane, come la puzza di pesce, che anche se strofini le mani sopravvive tenace ad aleggiare sui polpastrelli.

Se hai un lavoro, vivi in Svizzera, dove non succede mai nulla, pensi di essere tutelata, di avere dei diritti -e alcuni ce li hai per amor del cielo- ma non sarai mai preparata a ciò che ti cade addosso.

Linfoma di Hodgkin, piacere, si presenta lui.

Piacere, sono Rita, tremante e spaventata.

Sono in compagnia. Ogni anno quel signore dall’ottocentesco nome anglosassone offre i suoi servigi a 280 persone come me in Svizzera e comincia a divorare i linfociti. Un cancro non comune, insomma, sono speciale anche nella malattia. E sono fortunata, il linfoma di Hodgikin ha una mortalità bassa, perché è questo che vogliamo sapere no? in fondo è quello che ci preme davvero, quanto mi rimane? Quante possibilità ho?

Bene, allora dai è tutto in discesa, ci si cura, si esce dal tunnel, si ricomincia la vita normale. Eh no. Scopri che la cassa malati ti copre le cure ma che il lavoro non è assicurato. Scopri che gli effetti collaterali della chemioterapia e della radioterapia possono protrarsi per molto tempo e renderti invalida. Scopri che per avere una rendita, devi sottoporti a degli esami con persone che sembrano aver lasciato la loro empatia a seccarsi tra le cartelle mediche, professionisti che dovrebbero solidarizzare con i pazienti e che invece si ritrovano ad essere inquisitori prezzolati.

Gente il cui scopo è ridurti a percentuali, farti a pezzettini per stabilire se e quanto l’assicurazione dovrà concederti. Tu impallidisci, stai male, ti senti sotto accusa. Ma non ero io la malata? Mi sento sotto processo e, soprattutto, non mi sento ascoltata. Come la vittima di uno stupro ho paura di sentirmi dire: «dai, in fondo un po’ te la sei cercata eh?» Perché è così che mi sento, come se dovessi provare sopra ogni dubbio la sofferenza, come se vedessi solo facce sogghignanti intorno a me.

E mentre il signor Hodgkin mangiucchiava i miei linfociti, mentre la radioterapia necrotizzava le cellule cancerose, mentre sostanze tossiche davano il colpo di grazia agli ultimi irriducibili corpuscoli, io cercavo comprensione e trovavo muri.

Un muro dal mio datore di lavoro, dalle assicurazioni, dall’ufficio invalidità. E io mica truffavo signori, stavo schifosamente davvero, perché le cure ti debilitano e ti infiacchiscono. E se hai 20 o 30 anni, come la maggior parte dei malati di questo signore puoi anche riprenderti, dopo i 50, checche ne dicano i giornali salutisti, fai molta più fatica.

Io in fondo non volevo tappeti rossi o forzieri di dobloni. Cercavo solo comprensione, empatia, qualcuno che si fermasse ad ascoltarmi e mi vedesse per quella che ero. Oggi sono sotto osservazione, ho un’invalidità al 50% e tanta amarezza che cova sotto uno strato di ottimismo. Perché io sono ottimista, faccio i miei controlli e sono sicura che il signor Hodgkin non tornerà a trovarmi. Ma io non sono arrabbiata con lui, in fondo era ignaro e faceva solo il suo lavoro di granchio smangiucchiatore.

Ce l’ho con gli altri, con le porte sbattute in faccia, con le coscienze lavate da detersivi a poco prezzo. Ce l’ho con chi doveva ascoltare perché aveva prestato un giuramento vecchio di millenni e invece era sordo anche nell’anima.

Ecco cosa vuol dire avere il cancro.

Rita Guidotti

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