Azzardo

«Così ho perso mezzo milione al gioco»

La testimonianza di un padre ossessionato per 15 anni dalle slot machine - Le bugie alla moglie e agli amici e quella paura: «Non voglio che mio figlio faccia la stessa fine»
Foto Fiorenzo Maffi
Viola Martinelli
25.02.2019 06:00

BELLINZONA - «Potrà suonare strano, ma la verità è che il mio calvario è iniziato con un colpo di fortuna». Simone (ndr. nome noto alla redazione) oggi ha 47 anni e di slot machine e casinò non ne vuol sentire parlare. Ma quando aveva 21 anni, questi erano il suo pane quotidiano. Tanto da arrivare a spendere quasi mezzo milione di franchi nel gioco d’azzardo. «È cominciato tutto un po’ per caso - ci racconta - da giovane lavoravo per la tombola e mi occupavo di installare le slot machine nei bar. Così un giorno mi sono detto “perché non provare?’’. E lì ho vinto 500 franchi. Mi sono subito sentito euforico tanto era stato facile. Oggi, invece, non so cosa darei per poter tornare indietro e fermarmi per tempo prima di inserire quella dannata monetina». Sì perché da quel momento, per Simone inizia una vera e propria ossessione per il gioco. «È come una droga, non ne puoi fare a meno. Pensi solo a giocare e senti di aver un disperato bisogno di quella scossa di adrenalina che ti danno le macchinette. Smettere diventa impossibile sia perché vuoi provare nuovamente quelle sensazioni, sia perché sei convinto di poter rivincere i soldi che hai perso giocando. È come cadere in un vortice senza fine».

Un limbo nel quale il nostro interlocutore è rimasto per 15 anni, arrivando a inventare le scuse più disperate pur di farsi imprestare i soldi da amici e parenti. «Mi ricordo che di notte mi svegliavo e rubavo le carte di credito dalla borsetta di mia moglie solo per andare al casinò - continua Simone - quando sei giocatore patologico non ti fai tanti scrupoli: impari a mentire bene, a raccontare le cose che le persone vogliono sentirsi dire. Così trovavo i soldi che mi servivano per giocare ancora e ancora. Senza rendermi conto che, assieme al conto in banca, stavo rovinando anche i rapporti con gli amici più cari». Ma non solo. «Sono persino riuscito a farmi togliere la diffida dalla casa da gioco che, in uno sprazzo di lucidità, avevo chiesto. Poi però una volta alzata la barriera il giorno dopo ero di nuovo seduto alle slot machine del casinò. Se ci ripenso mi faccio schifo da solo».

Una strada tutta in salita

Poi, la svolta. «Quando avevo 35 anni è nato mio figlio e mi ricordo ancora che nel momento esatto in cui l’ho tenuto per la prima volta tra le braccia qualcosa si è rotto dentro. Mi sono detto che ero uno stupido, che non potevo continuare così. Insomma, un padre dovrebbe essere un modello per il proprio figlio no? Ho pensato che non fosse giusto che lui, ancora così piccolo, dovesse essere privato di qualcosa a causa dei miei debiti». Inizia così la seconda vita di Simone, grazie anche alla presa di coscienza del problema e all’aiuto degli specialisti. «Da soli è impossibile uscirne. Hai bisogno di qualcuno che ti stia accanto, che gestisca i tuoi soldi. Una sorta di tutore insomma perché altrimenti il rischio di ricaderci è grande», riconosce il nostro interlocutore. Per poi aggiungere: «Disintossicarsi da questa ossessione è una strada tutt’altro che in discesa. Io ho impiegato cinque anni per risistemare la mia vita e saldare tutti i debiti. Ora al gioco non ci penso neppure lontanamente e ho una sola paura: che anche mio figlio possa finire in questo vortice. Ecco perché cerco ogni giorno di fargli capire non solo i pericoli che si celano dietro al gioco d’azzardo, ma anche che, in caso di necessità, io ci sono. Se mio padre mi avesse fermato quando ero giovane forse le cose sarebbero andate diversamente. Ma non posso fargliene una colpa perché so che la responsabilità di quanto accaduto è solo mia».

A rischio in 28.000

Quando si parla di gioco d’azzardo tuttavia, la storia di Simone è solo una delle tante. Secondo gli ultimi dati, in Ticino circa 2.800 persone presentano problemi di gioco patologico. «Oggi il rischio è molto alto – rileva Sara Palazzo, coordinatrice del Gruppo azzardo Ticino - Prevenzione (GAT-P) – basta solo pensare ad internet che propone in continuazione giochi online gratuiti che mirano dapprima ad una fidelizzazione del giocatore e poi incentivano al gioco a pagamento». Detto in altri termini, con l’avvento dei giochi online «non si ha più bisogno di fare una scelta cosciente che ti porta a varcare fisicamente la soglia di un casinò. Avvicinarsi a questo mondo è diventato più facile e i giochi che vengono proposti sono pensati per andare ad intercettare gli interessi dei vari target - aggiunge Palazzo - basta pensare che ci sono giochi che propongono di arredare una casa, come pure di gestire una fattoria o ancora di dare vita alla propria squadra di calcio. Il ventaglio è ampio e con il tempo smettere risulta sempre più difficile. E qui sta il punto: il problema non è tanto quanto si gioca, ma che questa modalità tiene “agganciato’’ il giocatore tramite il condizionamento costante e la ripetizione dello stimolo. Un aspetto questo che fa aumentare la probabilità di passare al gioco a pagamento e quindi di sviluppare una dipendenza».