Il caso

Croce in piazza Luini: scatta subito l’interrogazione

L’UDC è seccata per la posizione del Museo d’arte, secondo cui l’opera in quel luogo non è in sintonia con l’offerta artistica del LAC – «Viene da chiedersi se i simboli cristiani siano ancora i benvenuti a Lugano»
La croce al centro del dibattito. (Foto Putzu)
Giuliano Gasperi
16.04.2019 11:06

LUGANO - Fa inevitabilmente discutere la notizia (da noi pubblicata oggi) che il Museo d’arte della Svizzera italiana era contrario alla posa della la scultura «Luce Divina» davanti alla Chiesa di Santa Maria degli Angioli, dove la croce cristiana d’acciaio dovrebbe restare fino a dopo Pasqua per poi traslocare vicino alla Cattedrale di San Lorenzo. Sul tema è appena giunta in redazione un’interrogazione del gruppo UDC di Lugano, che imputa al MASI «un atteggiamento censorio che non ci saremmo aspettati da un ente che dovrebbe tutelare il diritto d’espressione artistica invece di reprimerlo, anche se d’ispirazione religiosa». Fatta questa premessa, i democentristi chiedono quali sono i motivi dietro alla posizione del Museo, se il Municipio la condivide, se il MASI ha potere decisionale su ciò che viene allestito sulla pubblica piazza e se, da quando la scultura è esposta, ci sono state delle lamentele. «Vien da chiedersi – scrive l’UDC – se i simboli cristiani siano ancora i benvenuti in città».

Da noi contattato, il direttore della Divisione attività culturali Luigi Di Corato aveva spiegato di ritenere «legittimo» che il museo rivendichi autonomia e una sua ultima parola nei luoghi a lui collegati. «È normale che un’istituzione preposta alla programmazione legata all’arte del presente possa esprimere un parere su ciò che, fisicamente, è collegato alle sue attività». Pur nella sua autonomia, secondo Di Corato, «la chiesa degli Angioli è un tutt’uno con il LAC e la sua offerta è integrata in quella del polo culturale. I fruitori che passano in quella zona hanno la possibilità di mettere in relazione l’arte del Rinascimento della chiesa con quella del presente». Di Corato affermava poi che il problema non è la croce in quanto simbolo religioso. «Credo sia importante che un istituto possa rispondere di quello che propone: il pubblico da fuori non sa chi propone cosa ed è importante, nel rispetto delle specificità delle singole offerte culturali, che ci sia adeguata collocazione nella coerenza della programmazione di ciascuno».

Fra chi difende l’autonomia del LAC e chi ritiene che piazza Luini non debba sottostare a questo genere di veti, il dibattito è aperto.