Sanità

«Cure a domicilio fuori controllo, il settore va regolamentato meglio»

Gli Spitex che operano con mandato pubblico in Ticino denunciano l’esplosione dei costi e delle ore fatturate - «Il numero delle strutture private e degli operatori indipendenti è cresciuto in maniera incontrollata» - Chiesta una moratoria e maggiori verifiche sui volumi delle prestazioni
©Chiara Zocchetti
Francesco Pellegrinelli
08.11.2023 18:47

In Ticino urge una moratoria su enti e persone autorizzate a esercitare nel settore delle cure a domicilio. A chiederlo è la Conferenza dei presidenti dei Servizi di assistenza e cura a domicilio di interesse pubblico (SACD) che operano in Ticino. «L’offerta di cure a domicilio nel nostro cantone è fuori controllo. Negli ultimi anni si è assistito a un’esplosione incontrollata di Spitex privati e, soprattutto, di infermieri indipendenti». I dati forniti ieri dalla Conferenza parlano chiaro: gli Spitex privati sono passati da 24 nel 2016 agli oltre 60 attuali; mentre il numero degli indipendenti nello stesso periodo è cresciuto da 210 a oltre 500. Un aumento che, stando alla Conferenza degli Spitex pubblici, sarebbe all’origine dell’esplosione dei costi sanitari nel settore delle cure a domicilio e, quindi, anche dei costi a carico di Cantone e Comuni. «I contributi pubblici agli Spitex privati e agli infermieri indipendenti sono esplosi oltre misura. Tra il 2015 e il 2021 hanno segnato un + 377% (da 2,7 a quasi 13 milioni di franchi). Per contro, nello stesso periodo, i contributi agli Spitex pubblici - è stato ribadito - sono cresciuti del 22%». Numeri di fronte ai quali i rappresentanti della Conferenza non hanno nascosto il proprio «malessere» e «il grande disagio», concludendo che «occorre una regolamentazione del settore, oggi fuori controllo».

«Occorre intervenire»

«È tempo di intervenire», ha commentato Daniele Bianchi, presidente di MAGGIO, il servizio di assistenza e cure a domicilio Malcantone e Vedeggio. «I fornitori di prestazioni in Ticino superano ormai le richieste degli utenti. Basti pensare che un terzo di infermieri indipendenti che operano in Svizzera esercitano nel solo canton Ticino. Di riflesso risultano volumi di prestazioni non giustificate. Vien da pensare - ha concluso Bianchi - che gli indipendenti abbiano trovato in Ticino la gallina dalle uova d’oro». Il nodo della questione, infatti, tocca l’economicità delle prestazioni erogate. E questo in un contesto di forte crescita dei premi di cassa malati, ha sottolineato dal canto suo Stefano Gilardi, presidente di ALVAD, l’associazione locarnese e valmaggese di assistenza e cura a domicilio. «Il numero degli indipendenti attivi nel settore è esploso; gli Spitex privati fatturano il doppio di ore per ogni caso LAMal rispetto agli Spitex pubblici; i costi per ogni caso LAMal degli Spitex privati sono inoltre mediamente superiori rispetto a quelli degli Spitex pubblici». I dati (citati da Gilardi e forniti dall’Ufficio federale di statistica) consentono quindi al presidente di concludere: «Occorre controllare l’economicità delle prestazioni. Oggi però non lo fa nessuno. Né le casse malati, a cui spetta formalmente questo compito. Né l’UFAS, l’Ufficio federale preposto quale autorità di vigilanza sugli assicuratori malattia». Di qui, l’idea di scrivere a entrambi i gremi per sollecitare un intervento. L’appello della Conferenza è quindi di agire al più presto, per evitare che la valanga dei costi travolga i Comuni: «Con la prospettata riforma Ticino 2020, la copertura finanziaria di questa crescente galassia di cure infermieristiche verrà riversata quasi interamente sui Comuni». Un principio condiviso da Gilardi, il quale tuttavia rende attenti gli enti sul rischio economico: «Sui comuni è pendente una valanga incontrollata di costi. Occorre intervenire». Lo stesso Consiglio di Stato potrebbe muoversi in questa direzione sollecitando un maggiore controllo da parte degli organi preposti, ha aggiunto Gilardi. «Tanto più che lo stesso Governo ha riconosciuto la necessità di una regolamentazione cantonale del settore, confrontato con un forte aumento degli attori privati ben al di sopra della media svizzera». Di qui, la necessità di rivedere la regolamentazione del settore. In altre parole, «serve una governance. L’offerta sul territorio non è coordinata», ha sottolineato ancora Gilardi. «Ci sono privati con i quali si collabora egregiamente, altri invece agiscono fuori dalla rete andando a gonfiare il volume delle prestazioni». La governance potrebbe coordinare meglio l’offerta e il mercato in base al reale fabbisogno di ogni singolo utente. «Questo controllo potrebbe farlo un ente, sia esso regionale, comunale o cantonale. O le stesse casse malati». Insomma, poco importa chi controlla la prestazione. L’importante è che il volume, le ore e la qualità delle cure fornite siano regolate in base alle esigenze reali dei pazienti.

Gli strumenti giuridici ci sono

Gli strumenti giuridici per valutare l’economicità delle prestazioni nel settore delle cure a domicilio ci sono, ha spiegato Sergio Macchi, presidente di SCuDo, il servizio di assistenza e cure a domicilio del Luganese. «Nell’ambito di una vertenza avviata a Ginevra dalle casse malati contro un indipendente che presentava una media di costi per paziente troppo elevata, il Tribunale federale ha infatti sentenziato che è possibile utilizzare il sistema di calcolo che da decenni viene impiegato per i medici». Lo strumento di controllo quindi c’è. «Ma nessuno lo impiega».

In attesa che le casse malati si muovano - hanno concluso i rappresentanti della Conferenza - occorre però agire anche a livello cantonale. Così come fatto recentemente dal Consiglio di Stato per i medici che operano in ambito ambulatoriale, il cui numero è stato limitato per alcune specializzazioni, secondo la Conferenza si dovrebbe fare altrettanto per gli attori del settore delle cure a domicilio. «Serve urgentemente una moratoria sulle nuove autorizzazioni» - ha detto Macchi - «portando nel contempo da 2 a 5 anni il periodo di formazione professionale per poter operare in maniera autonoma nel settore dell’aiuto domiciliare».

La posizione del DSS

«L’aumento degli Spitex risponde a due fenomeni correlati, l’invecchiamento della popolazione e la strategia del Cantone di mantenere al proprio domicilio gli anziani secondo il loro desiderio. Pertanto, l’aumento è in parte spiegato», commenta il DSS. Quanto all’aumento delle prestazioni denunciato dagli Spitex pubblici, il DSS ricorda che «l’attivazione avviene su prescrizione medica, mentre la scelta dell’operatore, pubblico o privato, è di competenza dell’utente». E la moratoria? «La legge federale in questo settore non lo permette».