Da bordello a deposito abusivo, ora verrà venduto all’asta

La sua luce (rossa) aveva brillato per qualche anno, insieme ad altri postriboli sulla strada del «Ceneri vecchio», da Cadenazzo a Rivera. Dalle ballerine alle modine, però, il passo è breve e ora il ristorante «Delle Alpi» di Monteceneri – o meglio, quel che ne resta – verrà battuto all’asta tra poco meno di due mesi.
Chiuso da un decennio
Il locale, ufficialmente un ristorante, era balzato agli onori della cronaca circa undici anni fa, quando il gruppo PS, Verdi e indipendenti aveva interpellato il Municipio, evidenziando come alcune prostitute stessero esercitando al piano superiore dell’edificio, dove erano già stati effettuati dei lavori senza aver ricevuto la necessaria licenza edilizia e nonostante l’intimazione scritta di sospensione inviata dal Municipio. L’Esecutivo, dal canto suo, aveva intrapreso misure in seguito al non rispetto delle due intimazioni riguardanti il blocco dei lavori. Per non farsi mancare nulla, la vicenda aveva avuto anche risvolti penali: nel novembre del 2011 – mentre il contenzioso amministrativo-edilizio proseguiva tra ricorsi, decisioni e osservazioni delle parti – il Ministero pubblico aveva emanato un decreto d’accusa a carico del gerente del locale, accusato di avere «quale gerente del ristorante con alloggio Delle Alpi, procurato un’attività lucrativa ad almeno cinque cittadine straniere prive di permesso». Il tutto tra il 1. gennaio e il 16 agosto 2011. Per finire, il locale era stato chiuso nel maggio del 2012 dopo i controlli della polizia. Per il resto, dalla sua chiusura, è stato un susseguirsi di ordini municipali senza proseguimento, motivo per il quale anche i posteggi del ristorante sono stati chiusi.
Totalmente abbandonato
Chi se lo volesse aggiudicare, tuttavia, oltre sborsare almeno 20 mila franchi (questo è il prezzo minimo di aggiudicazione, a forte di un valore peritale di 1,2 milioni), dovrà necessariamente emettere mano al borsello per rimettere in sesto una struttura che a essere generosi potremmo definire fatiscente. La perizia parla chiaro: «Ad oggi, il Delle Alpi non è più abitabile, e potrà essere in esercizio solo dopo presentazione di una regolare domanda di costruzione per la sua ristrutturazione, dopo ottenuto la relativa licenza, e dopo avere eseguito i necessari collaudi delle autorità». Come se non bastasse, sono addirittura stati eseguiti «lavori parziali e abusivi, sospesi dall’autorità cantonale durante un sopralluogo di routine, eseguito qualche anno fa». Ora «la proprietà è utilizzata come deposito abusivo da terzi». In parole povere, «l’edificio versa in uno stato di totale abbandono dalla chiusura dell’attività con i lavori di ripristino eseguiti solo parzialmente e di lieve entità» ed «è da intendersi e da ritenersi che il futuro acquirente che acquisirà la situazione attuale nel suo ingarbugliato complesso ne sarà in seguito responsabile». Ancora interessati? Allora l’appuntamento è per le 14.30 del primo settembre nella sala del Consiglio Comunale di Mendrisio.
Il terreno di Adria
In tutta questa vicenda non poteva mancare un piccolo colpo di scena finale, un curioso addentellato con un annoso caso giudiziario ticinese. Sempre il 1. settembre verranno infatti venduti all’asta a Medrisio anche cinque immobili in costruzione su un sedime di Breganzona. Tra i proprietari compaiono Adriano e Filippo Cambria, titolari della ditta di costruzioni Adria, e in attesa di rinvio a giudizio poiché al centro di un crac finanziario che secondo gli inquirenti sarebbe di alcune decine di milioni di franchi. Ebbene, la persona a cui è intestato il ristorante in disuso a Monteceneri è legata alla famiglia Cambria. In entrambi gli incanti il creditore è la Banca Wir. Un nome, quello dell’istituto di credito, che compare anche nell’inchiesta penale: tra i rinviati a giudizio, infatti, figura anche l’ex direttore di banca Wir.
Restando al crac Adria, quella di luglio non è la prima asta che riguarda proprietà della società. Poco tempo fa (cfr. l’edizione del 29 aprile) sei aste pubbliche di alcune di esse avevano fruttato quindici milioni di franchi.