Da Madrid al cinema: «l'equità sportiva» dei Camaleonti torna in film
Trentacinque minuti di emozioni. Semplici, genuine, uniche. È con queste parole che potremmo descrivere il film-documentario presentato domenica, al cinema Lux, che racconta l'esperienza dei Camaleonti a Madrid. Una squadra di calcio «senza barriere», quella guidata da Boris Angelucci, che – composta da persone con differenti disabilità – colleziona ogni anno nuovi traguardi e, soprattutto, momenti indimenticabili.
Tra questi, nell'anno che sta volgendo al termine, c'è indubbiamente il viaggio nella capitale spagnola: occasione in cui i Camaleonti hanno potuto giocare contro la Fondazione Real Madrid. Un traguardo per l'associazione e un sogno diventato realtà per molti. Ma, anche, un'esperienza emozionante nella sua interezza, dalla partenza all'arrivo: da vivere fino in fondo, assaporandone ogni istante. E da ricordare per sempre, grazie a immagini e video di quei giorni, come già fatto per Bonn. «Vedendo il successo legato al nostro viaggio in Germania, abbiamo pensato di ripresentare anche questa esperienza unica, vissuta con grande entusiasmo dai miei Camaleonti», ci spiega Boris Angelucci, parlando della decisione di realizzare un film sul viaggio in Spagna. «Ed effettivamente, in questo modo l'entusiasmo è perdurato. Perché al di là delle emozioni dell'andare a Madrid e giocare contro la Fondazione Real Madrid, i Camaleonti hanno vissuto, insieme a me, anche l'attesa del filmato ultimato. In un certo senso, dovendo aspettare dicembre, hanno imparato a gestire anche l'emozione dell'attesa».
Tutti loro, infatti, sapevano che sarebbero stati filmati. Dalla partenza a Lugano, passando per l'aeroporto, dove i protagonisti di questa avventura hanno raccontato le loro emozioni, tra adrenalina e qualche preoccupazione per il volo. Fino ad arrivare, ovviamente, a Madrid. Dove, tra una ripresa e l'altra, si è realizzato un sogno. Guardando le immagini dei Camaleonti a bordo dell'aereo e poi nello spogliatoio, pronti per incontrare la Fondazione Real Madrid, sembra quasi di essere lì con loro. E si riescono a sentire, nitidamente, le loro emozioni in quei momenti magici.
E parlando di emozioni, non sono state da meno anche quelle vissute dai genitori dei protagonisti. «Le famiglie condividono con noi questi momenti, con lo stesso entusiasmo. Anche se, per certi versi, per loro significa vivere un'esperienza simile a quella di mandare un figlio, per la prima volta, a una settimana di scuola montana. Con la differenza, però, che anziché andare ad Airolo, noi siamo stati prima in Germania, poi a Lisbona e ora a Madrid», ci spiega Boris Angelucci. «Tanti genitori mi hanno ringraziato, quasi come se fossero loro a partire. Perché vivere con una persona con disabilità, ventiquattro ore su ventiquattro al giorno, comporta un'attenzione speciale. Portando i Camaleonti a Madrid, anche i loro genitori hanno vissuto, in qualche modo, qualche giorno di relax». Il tutto in estrema serenità. «In quattro giorni di viaggio, non ho mai ricevuto una telefonata da parte di un genitore preoccupato», ci dice sorridendo il nostro interlocutore.
Ma c'è qualcosa che, in particolare, caratterizza il nuovo documentario dei Camaleonti. Nel filmato, come spiega Angelucci, non si parla mai di disabilità. «È un lavoro che portiamo avanti dal 2019, anno in cui è nata l'associazione. In questo periodo storico, una delle parole protagoniste è "inclusione". E il nostro obiettivo, a livello associativo, è proprio quello di promuovere l'equità sportiva». Ragione per cui, nel momento in cui si realizza un film, come quello proiettato in anteprima al Lux, ciò che viene messo, davanti a tutti, è la persona, e non la disabilità. «In questo caso, non c'era alcun bisogno di sottolineare che un giocatore non aveva un braccio o che un altro era audioleso. Non si creava alcuna interferenza nel film, non menzionando queste caratteristiche. Questo succede anche perché i miei colleghi dello staff fanno un grande lavoro per mettere tutti i Camaleonti nella posizione di rendere al massimo, a favore del gruppo, senza andare in alcun modo a sottolineare quella che può essere la loro disabilità».
Per Boris Angelucci non ci sono dubbi. Ogni traguardo raggiunto dai Camaleonti è motivo di gioia. «È un'evoluzione che non mi aspettavo di vivere e sapere, oggi, di essere in qualche modo un faro a livello di sport equo, inclusivo, e non solo, è qualcosa di eccezionale. L'ho detto anche ai miei ragazzi: io ho trasformato quello che era il mio sogno in un'attività professionale, che è potuta emergere però solo grazie a loro. Quando è iniziato questo percorso, io stesso non conoscevo così bene questo mondo, e non avevo idea di quanto tempo e sforzi richiedesse. Ma oggi so che, in cambio, può darti tantissimo».
Dopo un anno pieno di successi, ora è il momento di pensare al 2025. E quando chiediamo a Boris Angelucci che cosa «bolle in pentola» per il prossimo anno, ci risponde ridendo. «È un bollito misto. Ma è qualcosa di meraviglioso. Abbiamo ricevuto diversi inviti, uno su tutti per un campionato mondiale composto da squadre di persone con disabilità», inizia a raccontarci. Ma è ancora presto per definire, con certezza, cosa riserverà il futuro ai Camaleonti. «È possibile che voleremo oltre oceano per un torneo. Al tempo stesso, abbiamo ricevuto anche il rinnovo di un invito meraviglioso con la Varesina Calcio e l'entusiasmo dei miei ragazzi, per questa proposta, è identico a quello che avevano per Madrid. Per i Camaleonti, le emozioni sono legate al calcio. Alla possibilità di poter gioire per un gol della squadra, o degli avversarsi, di conoscere nuove persone». Il 2025, per dirla in altre parole, sarà un anno «di svolta» e di nuove esperienze ancora da scoprire. Ma una cosa è certa: a fare da sottofondo al prossimo anno dei Camaleonti sarà la nuova canzone ufficiale della squadra. Cantata dalla ticinese Selika, il brano ripercorre la storia dei Camaleonti e i loro traguardi, e ora li accompagnerà verso i prossimi. «Uniti nel gioco, nella vita. Sempre più forti, sempre più veri».