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Dai temporali alle «supercelle»: ecco perché il clima fa sempre più paura

Fenomeni di intensità e violenza sconosciute si abbattono con maggiore frequenza sul nostro territorio - Secondo Marco Gaia di MeteoSvizzera, «a causa del riscaldamento globale, nell'aria c’è più energia a disposizione e più umidità»
©Rescue Media

Pioggia, vento, grandine. E fulmini, ovviamente. Il Luganese ha vissuto, tra lunedì e martedì, una notte molto movimentata. Complice «l’ultima linea» della perturbazione che ha colpito la Lombardia. L’intensità delle precipitazioni è stata enorme. A Lugano, MeteoSvizzera ha registrato tra i 17 e i 18 litri di pioggia per metro quadrato sull’arco di 20 minuti. Mentre le raffiche di vento, sempre sul Ceresio, hanno toccato gli 83 km orari. Abbastanza per provocare danni.

Come se non bastasse, ci si è messa pure la grandine. Segnalata un po’ ovunque e «immortalata» sui social in foto che mostravano tappeti bianchi decisamente insoliti.

La domanda, a questo punto, è inevitabile: che estate stiamo vivendo? «Ogni estate ha una sua logica, sempre un po’ diversa dalle altre - risponde al CdT Marco Gaia, responsabile del centro regionale Sud di MeteoSvizzera - In questo momento stiamo vivendo un periodo caratterizzato da fasce di alta pressione accompagnate da aria molto calda sul bacino del Mediterraneo e da aree depressionarie sull’Europa settentrionale con aria più fredda. Proprio lungo la fascia alpina e le regioni circostanti si trova la zona di transizione fra queste due masse d’aria, ingredienti giusti per sviluppare temporali anche violenti».

Molti si chiedono se le “tempeste” a Milano o a Lugano e, in contemporanea, il fuoco a Palermo o in Grecia, siano fenomeni normali alla fine di luglio. «Lo sviluppo di temporali come quelli che hanno interessato Milano o Lugano nei giorni scorsi è da considerarsi un fenomeno normale fra metà giugno e metà agosto - dice Gaia - Le temperature sono al momento tornate a valori più o meno normali sul bacino del Mediterraneo, ma non lo erano negli scorsi 10 giorni. L’ondata di caldo che ha interessato le regioni comprese fra la Penisola iberica e Cipro, che hanno anche favorito lo sviluppo degli incendi», è stata invece «decisamente eccezionale».

Le supercelle temporalesche sono tipiche della parte centrale degli Stati Uniti, ma possono svilupparsi in ambiente prealpino. Per fortuna sono meno frequenti che negli USA, e non raggiungono il medesimo potere distruttivo

È giusto allora parlare di fenomeni estremi? «I temporali più forti che hanno interessato le nostre regioni, come pure il Nord Italia, tecnicamente sono supercelle temporalesche. Nuvole molto violente e intense, tipiche delle ampie pianure, come la  parte centrale degli Stati Uniti. Ma che con le giuste condizioni possono svilupparsi in ambiente prealpino. Per fortuna sono meno frequenti che negli USA, e solitamente non raggiungono il medesimo potere distruttivo. Ciononostante, come detto, possono comunque svilupparsi e generare anche da noi danni considerevoli».

Il punto è che questi fenomeni sembrano essere sempre più frequenti. E per questo, fanno più paura. «Per i temporali non disponiamo ancora di serie di misura così lunghe e affidabili come per altre grandezze o fenomeni meteorologici, ad esempio le temperature e le ondate di caldo - dice Gaia - La misura precisa e affidabile delle dimensioni della grandine o della velocità delle raffiche di vento è pure un compito ancora ostico, perché spesso bisogna avere anche la fortuna che il temporale passi proprio sopra una stazione di misura. Non siamo ancora in grado, dunque, di affermare che le supercelle temporalesche stiano aumentando nelle nostra regioni. Se ci riferiamo, però, ai fenomeni di precipitazione intensi, indipendentemente se provocati da temporali o meno, inizia a emergere che essi sono in aumento. In accordo con le ipotesi teoriche: in un’atmosfera più calda a seguito del riscaldamento globale di origine antropica, vi è più energia a disposizione e l’aria è sovente più umida. Fattori entrambi favorevoli allo sviluppo di precipitazioni intense».

Parole nuove

Cambia il tempo e cambiano pure le parole che lo definiscono, ad esempio «downburst». Un mutamento di linguaggio che è soltanto moda o dietro il quale si nasconde un più forte desiderio di comprendere? Una cosa è chiara, spiega Gaia, «il downburst non è una tromba d’aria. Quest’ultima, come il tornado, è caratterizzata dalla presenza di un vortice attorno al quale l’aria di muove orizzontalmente a grande velocità. Nel caso dei tornado anche di diverse centinaia di km all’ora. Il downburst è invece una corrente d’aria che nasce dal centro della nuvola temporalesca e si muove dapprima verticalmente verso il basso - da qui il nome - per poi iniziare a “uscire di lato” quando l’aria incontra il terreno. Il vento, che anche in questo caso può raggiungere velocità di centinaia di km all’ora, prima si muove verso il basso e poi orizzontalmente a raggiera, allontanandosi dalla nuvola. A seconda del tipo di nuvola temporalesca, e a seconda di quanto essa si sviluppa, si può avere al di sotto della nuvola un downburst, una tromba d’aria o un tornado».

La supercella è un temporale particolarmente grande, sviluppato e pericoloso. Che provoca sovente forti grandinate e violente raffiche di vento

Tra le nuove parole c’è anche la «supercella». Ovvero, spiega il meteorologo ticinese, un «temporale particolarmente grande, sviluppato e pericoloso. Che provoca sovente forti grandinate e violente raffiche di vento. La sua direzione di spostamento si lascia prevedere solo con difficoltà. Ma per svilupparsi devono essere presenti i giusti “ingredienti” e nelle giuste quantità:  molta aria umida, forte instabilità atmosferica, importante cambio di direzione e/o velocità del vento salendo di quota . Le supercelle sono temporali ben organizzati che “succhiano” molta energia dall’aria circostante e riescono a mantenersi in vita per ore, favorendo in questo modo lo sviluppo di grandine anche di grandi dimensioni e di raffiche di vento molto forti. Riguardo al vento, all’interno della supercella si creano violente correnti sia verso l’alto sia verso il basso. L’aria che entra dal basso ad alimentare il temporale, muovendosi verso l’alto, inizia a seguire una traiettoria curva dando vita a un vortice all’interno della nuvola temporalesca. Se questo processo continua e si rafforza, esso può portare nelle supercelle più intense allo sviluppo di un tornado al di sotto della nuvola».

Resta la domanda di fondo: quanto di tutto questo è diretta conseguenza del cambiamento climatico?

«I cambiamenti climatici in atto sono originati dal riscaldamento globale, dovuto all’emissione di gas ad effetto serra tramite le attività umane. In un’atmosfera più calda vi è più energia e più umidità. Ci aspettiamo che ciò porti a un aumento delle precipitazioni intense in generale. Determinare se in futuro avremo più o meno grandine, più o meno supercelle è ancora prematuro. Benché distruttivi, sono fenomeni di “piccole” dimensioni e non si riescono ancora a simulare adeguatamente dai modelli climatici. Numerosi studi sono in corso a questo proposito».

 

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