Dal lungolago al Castello: si disegna la città-salotto

Una vista che spazia dal Lungolago al Castello Visconteo. Quasi 50 mila metri quadrati, se ci aggiungiamo anche la Rotonda, senza interruzione di sorta, se non le fronde degli alberi e i profili di portici e palazzi che s’affacciano su Largo Zorzi e piazza Grande. È questo quanto immaginato dalla comunità di lavoro che riunisce Studio WE architetti (Lugano), Pool Architekten (Zurigo), Guscetti studio di architettura e pianificazione (Minusio), Rotzler.Land e Linea landscape architecture (Zurigo), uscita vincitrice dal concorso indetto dal Municipio per progettare gli spazi pubblici del centro urbano. Comunità di lavoro che dopo aver abbozzato la visione della Nouvelle Belle Époque, questo il nome scelto dal loro elaborato per il grande e «fluido» salotto di Locarno, ora dovrà metter mano alla progettazione definitiva. Ieri sera infatti il Consiglio comunale ha dato luce verde al credito di 1,3 milioni di franchi per concretizzare alla «visione» scaturita dal team di architetti, ingegneri e paesaggisti che hanno proposto per Locarno il ritorno all’antico, ai fasti dei primi del Novecento. «Ci auguriamo che dall’apertura dei lavori, essi possano terminare nell’arco di 5-6 anni e invitiamo il Municipio ad ossequiare attentamente l’aspetto finanziario», ha evidenziato Simone Beltrame (Centro/PPD) e relatore della Gestione. Tempi stretti di realizzazione (dieci anni) richiesti anche da Bruno Bäryswil (Lega/UDC/Indipendenti), mentre Stefano Lappe (PLR) ha evidenziato l’importanza di una peculiare comunicazione pubblica durante le varie fasi di realizzazione del progetto «così come occorre trasparenza e condivisione con la cittadinanza su espropriazioni e contributi di miglioria». Francesco Albi (Sinistra Unita), dopo qualche puntura di spillo sui progetti naufragati in passato, ha chiesto lumi anche sul futuro del Teatro «che risulta inspiegabilmente congelato». Il capodicastero Bruno Buzzini ha esortato il plenum a compiere un passo decisivo verso un progetto interdisciplinare che darà ancora più lustro a Locarno, assicurando che sarà dato un occhio di riguardo alla sostenibilità finanziaria dello stesso.
Il nodo intermodale
La «proiezione» al passato non può però fare a meno di calarsi nella realtà presente e futura di traffico, incroci, semafori, attraversamenti pedonali, trasporti pubblici e percorsi ciclabili. Ed ecco che sempre ieri sera il Legislativo ha dato luce verde non senza esprimere delle critiche preventive al credito di circa 2 milioni di franchi (completamente sussidiato dal Cantone) per riqualificare e mettere in sicurezza uno dei punti nevralgici della circolazione del Locarnese, la zona del Debarcadero. Sia dalla Gestione (relatrice Barbara Angelini Piva, Centro/PPD) sia dalla Commissione del Piano Regolatore (Valérie Camponovo, Lega/UDC/Indipendenti) sono state espresse delle perplessità, rivolgendo in particolare lo sguardo verso Muralto e la stazione FFS dove il nodo intermodale e l’eventuale passaggio dei bus su via Cattori continua a marciare sul posto. Anche Pier Mellini (Sinistra Unita), pur sciogliendo la riserva espressa in sede di Gestione, alla fine ha portato l’adesione del suo gruppo. Secondo Bruno Bäryswil (Lega/UDC/Indipendenti), «l’origine di tutti i problemi deriva dalla chiusura di Largo Zorzi al transito dei bus. Facciamoli questi interventi, perché le colonne sul lungolago sono deleterie», ha detto. Il capodicastero Nicola Pini ha difeso l’intervento, in particolare per lo spostamento della nuova fermata del bus oltre il Debarcadero. «La soluzione che andiamo ad attuare è flessibile e compatibile con qualsiasi scenario che si andrà ad individuare per il nodo intermodale . Non nascondo che siamo preoccupati dallo stallo che si è creato, ma ci stiamo attivando per verificare che tra le varianti in gioco non si peggiori la viabilità cittadina», ha concluso Pini.