Dalla politica aziendale al gas russo, parla Angelo Bernasconi

Dalla politica aziendale al gas russo, passando per lo stadio, i concorrenti affamati oltre Gottardo e tutte le altre sfide di un settore che si trasforma, come l’energia. Parliamo delle AIL con il CEO Angelo Bernasconi.
Direttor Bernasconi, la riorganizzazione è quasi conclusa. Cercherete anche un nuovo amministratore delegato, o questo ruolo potrebbe ricoprirlo lei non più ad interim?
«Del mio ruolo il Consiglio d’amministrazione ha parlato, e la decisione è quella d’indire un bando tra un anno. Calcolando i tempi tecnici della selezione, credo resterò CEO per un paio d’anni».
Intanto ha deciso di lasciare il Consiglio comunale.
«Sì, ed è una scelta dettata non da questioni di incompatibilità fra le due cariche, che possono coesistere, bensì dalla volontà di concentrare le forze e da ragioni personali. A maggio, fra l’altro, il Consiglio comunale dovrà rinnovare le nomine dei rappresentanti della Città nel CdA, e io non verrò più riproposto per aver raggiunto il limite del numero di mandati».
A proposito di queste nomine: il nuovo regolamento sulla governance delle partecipate, se approvato integralmente, impedirà ai membri del Legislativo di amministrare società o enti legati al Comune. Nel caso delle AIL, il vostro nuovo presidente e consigliere comunale leghista Lukas Bernasconi sarebbe davanti a un bivio...
«Le ultime nomine, tra cui la sua, sono scelte fatte per dare continuità alla nostra società in un momento di grandi cambiamenti e per valorizzare le competenze presenti. Se il Consiglio comunale, sovrano, dovesse optare per l’incompatibilità, allora gli interessati dovrebbero prendere una decisione. Per me è importante avere elementi di qualità».
Negli ultimi mesi si sono susseguiti tre licenziamenti: una situazione abbastanza anomala per un’azienda storicamente solida e «tranquilla». Sono decisioni dovute a una sorta di effetto domino dopo il divorzio da Andrea Prati, ex direttore generale? Possono essere ricondotte più in generale alla riorganizzazione in corso? O i motivi sono altri?
«Faccio una premessa importante: non stiamo riducendo l’organico. Infatti, abbiamo otto concorsi tra quelli aperti recentemente e altri che pubblicheremo a breve. Per il resto, posso solo dire che nessuno, che sia della vecchia guardia o della nuova, viene lasciato a casa se fa bene il suo mestiere, o se gli capita di fare un errore. Anzi, per noi è importante avere una cultura dell’errore. In più stiamo valorizzando il nostro personale. In futuro, per esempio, gli impiegati fra i 41 e 45 anni avranno una settimana in più di vacanza, e verrà aumentata la durata dei congedi di maternità e paternità, compresi quelli per i genitori adottivi».
Veniamo al rapporto fra le AIL e il suo azionista: la Città. Rapporto stretto, tanto che più di una volta l’azienda, con i suoi dividendi extra, ha cambiato faccia al bilancio comunale. Con i tempi che corrono, dovrete rifarlo?
«AIL è importante per la Città, ed evidente che ci possano essere richieste di questo tipo. Bisogna però ricordare che siamo una SA attiva in un mercato in parte di monopolio dove non ci sono grandi margini di manovra. E che la transizione energetica, nei prossimi anni, imporrà ingenti investimenti che abbiamo stimato in più di mezzo miliardo di franchi, di cui buona parte sarà investita in reti di teleriscaldamento».


Qualcuno, per aiutare la Città a fare cassa, ha proposto di cedere a terzi una parte del pacchetto azionario delle AIL. Se succedesse, che ripercussioni potrebbe avere su di voi?
«Difficile dirlo. Comunque, è un tema di competenza dell’azionista, che è libero di decidere cosa fare delle sue quote. Personalmente, l’importante è che la società resti in mani pubbliche».
Intanto, a Cornaredo, sta prendendo forma uno stadio che porta il vostro nome. Per le AIL quali sono i costi e i benefici di questa operazione?
«Rispetto alla sponsorizzazione che era in essere con il FC Lugano, passare dalla maglia allo stadio ha cambiato pochissimo a livello di costi. Si tratta di un’opportunità per rafforzare la nostra immagine sul territorio. Non partecipiamo alla costruzione del Polo sportivo, ma siamo interessati a investire per fornire il caldo e freddo. In tutto il quartiere. Ci tengo poi a chiarire una cosa sulle sponsorizzazioni, che finanziamo con i ricavi ottenuti sul mercato libero dell’elettricità, quello che permette ai grandi clienti di scegliere il proprio fornitore di energie. Qualcuno ci chiede: non potreste usare quei ricavi per abbassare le tariffe dei piccoli clienti? La domanda è legittima, e in parte lo facciamo, ma in parte dobbiamo anche investire nel mercato libero, perché nel resto della Svizzera abbiamo concorrenti grandi e affamati».
Dalla parziale liberalizzazione ad oggi, qual è il vostro saldo fra grandi clienti persi e acquisiti?
«Qualcuno sul territorio l’abbiamo perso, ma complessivamente stiamo guadagnando clientela, in particolare oltre Gottardo. Siamo davvero di fronte a un cambiamento epocale e il nostro obiettivo, se vogliamo essere uno dei principali player in Svizzera, è valorizzare tutto ciò che abbiamo di buono, dismettendo ciò che non lo è».
Un occhio sempre più attento, visti i tempi che corrono, i clienti ce l’hanno sulle tariffe dell’energia. Che prospettive ci sono per l’elettricità, considerando la recente decisione del Consiglio federale di adeguare un tasso, il Wacc, che diminuendo dovrebbe favorire i consumatori?
«Se fosse applicata ora, questa decisione potrebbe tradursi per le economie domestiche in una riduzione di 0,28 centesimi al kilowattora. Questo in teoria. Nella pratica non è così semplice, perché bisogna tenere conto di tutta una serie di costi e di variabili. È quindi prematuro esprimersi. Il Consiglio federale ha fatto un bel proclamo senza curarsi del rapporto tra distributori e clienti finali. La buona notizia, guardando agli acquisti di elettricità fatti finora, è che la parte di tariffa legata non alla rete, ma all’energia, ci permetterebbe una diminuzione di 2,5 centesimi al kilowattora rispetto allo scorso anno».
Passiamo al gas, con un inciso che trascende il vostro settore. Dal 2023 al 2024, le AIL hanno ridotto dal 15% al 4% le forniture di gas dalla Russia, Paese aggressore nella guerra in Ucraina: qual è l’obiettivo per questo e per i prossimi anni?
«Un vero obiettivo non c’è. Per noi è importante la sicurezza dell’approvvigionamento. Vogliamo ridurre il più possibile i rischi e quindi minimizzare la fornitura di gas russo, e in generale diversificare i Paesi di provenienza. Abbiamo invece mantenuto, in conformità con l’Ordinanza per la sicurezza e l’approvvigionamento, una parte di gas fisico stoccato in Italia. Per contro, abbiamo deciso di aumentare la quota di gas rinnovabile, sfruttando anche quello prodotto in Ticino».
Chiudiamo con l’acqua e ci concentriamo su Lugano, dove la Città dovrebbe spendere quasi trenta milioni per rinnovare la stazione di Cassarate che preleva acqua dal lago e la rende potabile. Che impatto avrà questo investimento sulle tariffe?
«Premetto che queste tariffe non le fissiamo noi come AIL: ci limitiamo a fornire alla Città le basi per la decisione. In ogni caso, grazie anche alla riduzione dei costi dell’energia, dovrebbero rimanere stabili fino al 2030, quando inizieranno gli ammortamenti della nuova stazione».