Dalla richiesta d'asilo alla presa a carico, ecco gli attori della migrazione in Ticino
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Il centro federale d’asilo Pasture
Si trova a ridosso della frontiera sud, in zona Pasture, a cavallo dei Comuni di Balerna e Novazzano. È un centro federale d’asilo (CFA) con funzione procedurale. In questi centri, sei in tutta la Svizzera, si presentano e si esaminano le domande d’asilo; in seguito, la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) prende una decisione. Per garantire una procedura più celere possibile, tutti gli attori collaborano sotto il medesimo tetto. I richiedenti l’asilo restano nei centri per l’intera procedura. Un centro federale d’asilo di questo tipo comprende, oltre agli alloggi per i richiedenti l’asilo, anche gli uffici per gli auditori, gli interpreti, i periti chiamati a esaminare i documenti e i rappresentanti legali. Al momento in zona Pasture la SEM sta gestendo un centro provvisorio (220 posti) in attesa che i lavori per quello definitivo giungano a termine. Il nuovo CFA verrà inaugurato nella primavera del 2024 e potrà ospitare un massimo di 350 richiedenti l’asilo.
Il centro asilanti di via Motta a Chiasso
Si trova nel centro cittadino, a ridosso della stazione. Ha una capienza massima di 134 posti letto e oggi accompagna il centro provvisorio di Pasture nella gestione delle persone in corso di procedura. Non vi è quindi alcuna differenza di status tra le persone ospitate in via Motta e quelle nel centro provvisorio di Pasture: sono tutte in fase di trattamento. Con l’inaugurazione del nuovo centro nel 2024, tutte le domande d’asilo verranno trattate a Pasture. La destinazione futura del centro di via Motta, invece, non è ancora stata decisa. «Tutto dipenderà dalla pianificazione di emergenza in Ticino attualmente in discussione», fa sapere la SEM. Il grado di occupazione di entrambe le strutture oscilla attualmente tra il 75% e l'80%. «L'occupazione varia ogni giorno, a seconda delle partenze e degli arrivi».
Il centro asilanti Ulivo a Cadro
È uno dei centri cantonali gestiti dalla Croce Rossa Svizzera - Sezione del Sottoceneri (CRSS), recentemente finito al centro della cronaca per il suicidio del giovane afghano di 20 anni giunto in Ticino nel 2019 come minorenne non accompagnato. Proprio ieri, la CCRS si è espressa sulla vicenda: «La CRSSha preso a carico il ragazzo rapidamente, con empatia e professionalità (non è mai stato lasciato da solo) cercando di sostenerlo in ogni modo, con l’attivazione di una rete medica. La sua grande difficoltà ad aderire alle forme di aiuto non ha mai fatto desistere la CRSS». Caso specifico a parte, la CRSS su mandato cantonale si occupa della presa a carico di richiedenti l’asilo e rifugiati, siano essi famiglie, adulti singoli o minorenni non accompagnati. Dopo un primo periodo di registrazione nei centri federali, le persone sono attribuite a un cantone e, quindi, accolte - nel caso del Ticino - nelle strutture della CRSS. I bambini vengono scolarizzati; chi invece ha superato l’età della scuola dell’obbligo viene iscritto a percorsi di pre-tirocinio e integrazione per apprendere la lingua italiana con l’obiettivo di integrarsi . Assieme al centro asilanti Ulivo a Cadro, la CRSS gestisce anche il centro adulti a Paradiso, il centro per minorenni non accompagnati a Castione, due foyer per minorenni non accompagnati a Paradiso e Riazzino, oltre a una decina di pensioni e hotel in tutto il cantone.
Il centro per la riammissione di Stabio
Più correttamente, centro unico temporaneo per migranti in procedura di riammissione semplificata. In questa struttura - gestita dal Cantone e situata nell’impianto della protezione civile - vengono accompagnati, dall’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC), quei migranti che, intercettati, non riescono ad essere presi a carico dal dispositivo italiano entro sera e quindi devono passare la notte in Ticino. Questo a patto che non chiedano asilo in Svizzera. In questo caso, vengono portati presso un centro di registrazione della SEM. Il centro per la riammissione semplificata è stato inaugurato nell’agosto del 2016, all’epoca era a Rancate, quando durante l’estate moltissimi migranti provavano a raggiungere l’Europa del Nord attraversando il nostro territorio. La Polizia e l’allora corpo delle guardie di confine si erano adoperati per garantire una presa a carico ottimale in attesa di procedere alla riammissione secondo le indicazioni degli uffici italiani.