Il caso

Dall'amicizia alle coltellate

Il 46.enne accoltellato alla schiena ieri sera in via San Gottardo a Vezia conosceva il suo aggressore, un 39.enne attualmente in stato di arresto – Entrambi abitavano nello stesso palazzo dove si è consumato il tentato omicidio
© Rescue Media
Valentina Coda
13.06.2023 13:21

Il movente è ancora tutto da chiarire, ma la verità sul fatto di sangue avvenuto ieri sera in un palazzo di via San Gottardo a Vezia sta cominciando a emergere. Per prima cosa, stando a testimonianze da noi raccolte sul posto, possiamo dire che l’uomo accoltellato alla schiena (un quarantaseienne cittadino svizzero) e il suo aggressore (un trentanovenne italiano attualmente in stato di arresto) si conoscevano abbastanza bene. Entrambi abitavano nel palazzo dove si è consumata la vicenda: la vittima al primo piano, dove viveva da alcuni mesi, mentre l’uomo che lo ha ferito al pian terreno, dove si era trasferito da un paio di settimane. In un paio di occasioni, i due erano anche stati visti cenare insieme sul terrazzo. È verosimile, quindi, che i due avessero stretto un legame d’amicizia. Non è dato sapere, invece, se i protagonisti della storia si conoscessero già in precedenza.

Accertamenti in corso

Intanto, gli accertamenti per comprendere la dinamica e le cause dell’accaduto proseguono, con la scientifica che è rimasta sul posto fino a tarda serata per tutti i rilevamenti del caso. L’inchiesta è nelle mani della procuratrice pubblica Valentina Tuoni, che nei confronti del trentanovenne ha ipotizzato i reati di tentato omicidio, lesioni gravi e lesioni semplici, come comunicato questa mattina dal Ministero pubblico e dalla Polizia cantonale.

«Tapparelle abbassate»

All’indomani del fatto di sangue – che ha scosso la maggior parte degli abitanti del palazzo, con inquilini che «si sono barricati in casa e chiuso le tapparelle» appena hanno sentito le volanti della polizia fermarsi sotto la casa – la situazione è tornata alla normalità, quasi come se non fosse successo niente la sera prima. Di cose invece ne sono successe, e l’arresto del trentanovenne italiano non è passato inosservato nella zona. Ne è conferma la testimonianza del gerente di una storica pizzeria adiacente all’entrata del palazzo, dove l’uomo è stato «fermato, messo in ginocchio e ammanettato da una decina di agenti». La pizzeria, fra l’altro, era stata frequentata in un paio di occasioni dalla vittima.

«Verso le 20.30, nel ristorante c’era solo mia moglie – ci racconta il gerente –. Ha visto un uomo sbucare davanti all’ingresso e tentare di entrare nel nostro locale. Spaventata, ha chiuso la porta a chiave e mi ha chiamato. Quando sono arrivato, ho visto quell’uomo in ginocchio, ammanettato e circondato dai poliziotti». Verosimilmente, la vicenda si è consumata all’interno dello stabile situato dietro la pizzeria, come testimonia anche il fatto che «c’era sangue ovunque sulle scale fino al terzo piano», spiega ancora il gestore.

Voleva nascondersi?

Il trentanovenne sarebbe poi uscito dallo stabile, avrebbe percorso la strada che costeggia il palazzo per poi sbucare davanti all’entrata della pizzeria, forse nel tentativo di nascondersi. Importante il dispiegamento di forze messo in atto dalle autorità, con diversi agenti della Polizia cantonale accorsi sul posto insieme ai colleghi della Ceresio Nord. L’aggressore è stato subito identificato e successivamente fermato dagli agenti all’entrata del palazzo adiacente alla pizzeria. I soccorritori della Croce Verde hanno trasportato d’urgenza la vittima in ospedale. Stando a una prima valutazione medica, ha riportato ferite «di una certa gravità». Restano da capire i motivi di quanto accaduto, che potrebbero anche essere futili.

Correlati