La reazione

De Rosa: «Per il Consiglio di Stato è un problema in più»

Il direttore del DSS sull'approvazione del finanziamento delle cure: «Hanno fatto passare il messaggio che ci sarà una riduzione dei premi di cassa malati, vigileremo affinché queste promesse vengano concretizzate»
© CdT/Gabriele Putzu
Giona Carcano
24.11.2024 17:33

Il Consiglio di Stato ticinese aveva invitato la popolazione a respingere il progetto di finanziamento uniforme delle prestazioni nel settore sanitario (Efas). Per il Governo la riforma «risulta inadeguata e persino controproducente per il nostro Cantone, con un importante aggravio a carico delle finanze pubbliche». Eppure, il Ticino ha approvato le modifiche della Legge sull’assicurazione malattia (50,52%) e lo stesso hanno fatto il 53.31% degli svizzeri che hanno espresso il loro voto.

«L’esito di questa proposta è stato fortemente influenzato dai promotori», osserva Raffaele De Rosa, direttore del DSS. «Sono riusciti a far passare il messaggio che, a fronte di maggiori contributi attraverso le imposte, ci sarà una riduzione dei premi di cassa malati». Una promessa, aggiunge il consigliere di Stato, fragile. «Se questa promessa scritta sulla sabbia si materializzerà, cosa su cui il Governo dubita, avremo effettivamente una riduzione dei premi e quindi minori uscite sul fronte dei sussidi cantonali».

Secondo De Rosa, è ancora presto per sapere se davvero Efas in futuro riuscirà a calmierare gli aumenti dei premi. «Noi vigileremo affinché queste promesse fatte ai cittadini vengano concretizzate», sottolinea. «Da qui al 1. gennaio 2028, con l’introduzione della prima fase della riforma, e poi nel 2032 con la seconda, vedremo quale sarà l’impatto effettivo della riforma sulle finanze cantonali. Di sicuro, per il Consiglio di Stato è un problema in più (l’Ufficio federale ha stimato, dati 2019, un aggravio di circa 60 milioni l’anno, ndr) a fronte di una situazione finanziaria già fragile». In precedenza, infatti, le riforme sanitarie si erano trasformate in un boomerang per il Ticino, come ricorda ancora il direttore del DSS. «Nel 2012 il finanziamento delle cliniche private paritetico rispetto agli ospedali pubblici ha portato costi supplementari al Cantone per circa 100 milioni di franchi», rileva. «Stesso discorso con le promesse del 2014, quando sulla base di dati oggettivi, avevamo segnalato che i ticinesi avevano pagato 400 milioni di franchi più del dovuto in premi di cassa malati, ma ce ne sono stati restituiti solo una novantina. Vigileremo affinché le promesse dei promotori si trasformeranno in realtà».

La campagna di voto dei favorevoli a Efas ha avuto gioco facile proprio per via del continuo aumento dei premi, ricorda ancora De Rosa. «In un momento di profonda rabbia della popolazione e di accresciuta difficoltà a far fronte all’aumento dei premi, è possibile che una parte della popolazione abbia intravisto in questo progetto un’alternativa. Inoltre, gli stessi sostenitori della riforma dicevano che era necessario passare all’azione. Ma attenzione: fare qualcosa "tanto per fare qualcosa" può essere controproducente. Si rischia di cambiare tutto per non cambiare nulla. Efas, pur trattandosi di una grandissima riforma di flussi finanziari, non risponde all’esigenza di portare misure di tipo strutturale alla crescita fuori controllo dell’ambulatoriale, così come la crescita dei medicamenti che ha ormai superato il 20% dell’intera spesa LAMal. Senza dimenticare la sovramedicalizzazione, i doppioni e le analisi superflue. Questa medicina, oltre a essere potenzialmente dannosa, costa moltissimo se pensiamo che ha un’incidenza di circa il 15%-20% sui premi delle casse malati. Ecco, erano questi gli ambiti che necessitavano di riforme. Come Governo, temiamo che il fatto di aver approvato Efas rallenti il processo che porta a un intervento strutturale sulla crescita della spesa sanitaria e quindi a un vero contenimento dei premi».

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