Delusione, stabilità e festeggiamenti

Ecco una prima sommaria valutazione di quanto accaduto oggi in Ticino.
Tra delusione, stabilità e festeggiamenti
Le urne, anche in Ticino, hanno parlato. E il dato principale emerso da queste elezioni federali 2023 parla di una vittoria dell'UDC. Sono tre, complessivamente, i seggi andati a destra (due, appunto, all’UDC, e uno alla Lega). Si può dunque parlare di "vittoria" per l'area, che mirava proprio a riconquistare il terzo seggio perso quattro anni fa. Ma destra, al di là del seggio riconquistato, il dato politicamente più interessante riguarda il sorpasso, in termini di voti e di poltrone, dell’UDC ai danni della Lega. Un'evoluzione che potrebbe avere strascichi tra i due partiti.
A sinistra, invece, si può parlare di una parziale soddisfazione per non aver perso seggi a fronte di un sensibile calo in termini di schede ottenute (in particolare per i Verdi).
Al centro, la delusione è grande per il Centro (scusate il gioco di parole). Il partito guidato da Fiorenzo Dadò ha sperato tutto il giorno di poter confermare i suoi due seggi. Con gli ultimi risultati giunti da Lugano e Mendrisio, però, la situazione si è ribaltata. Il secondo seggio dell’ormai ex PPD è infatti andato all'UDC.
Scheda più e scheda meno, vincitori e vinti
Politicamente rilevante, inoltre, la situazione anche tenendo conto delle percentuali di schede ottenute dai partiti. Da questo punto di vista è di nuovo l'UDC a guadagnare posizioni con il 13,23% delle schede (erano al 10,24% nel 2019). Con questo risultato i democentristi si posizionano come terza forza politica in Ticino. In cima al podio c'è infatti il PLR con il 16,96% delle schede, che però perde oltre tre punti percentuali rispetto a quattro anni fa. Al secondo posto il Centro, con il 14,57% delle schede (in flessione di mezzo punto percentuale). Segue il PS con il 10,61% delle schede (meno 1,5 punti percentuali). E poi c'è il tracollo della Lega, con l'8,98% delle schede e una flessione di ben oltre 7 punti percentuali. Infine ci sono i Verdi con il 4,09% delle schede (meno 5 punti percentuali rispetto al 2019).
Gli eletti
Alla camera bassa il Ticino sarà quindi rappresentato da: Piero Marchesi (UDC), Paolo Pamini (UDC), Lorenzo Quadri (Lega), Alex Farinelli (PLR), Simone Gianini (PLR), Fabio Regazzi (il Centro), Bruno Storni (PS) e Greta Gysin (Verdi).
Lotta serrata agli Stati
Molto interessante sarà ora osservare quali strategie adotteranno i candidati in corsa per la Camera alta in occasione del ballottaggio che si terrà tra un mese. Il primo turno della votazione ha visto ampiamente in testa l’uscente Marco Chiesa (UDC), con il 37,65% dei voti. Un po’ più indietro sono giunti Fabio Regazzi (27,73%) e Alex Farinelli (26,26%). Fuori dal podio i candidati dell’area rossoverde, con Greta Gysin (21,53%) che ha superato Bruno Storni (18,68%). Sarà dunque la candidata ecologista a giocarsi il tutto per tutto al ballottaggio (l’accordo tra i due partiti prevedeva che ad accedere al secondo turno sarebbe stato il candidati più votato). Un secondo turno che si preannuncia come una lotta all’ultimo voto. Da segnalare, infine, il buon risultato di Amalia Mirante (13,26%). Si tratta dell’unica candidata non facente parte dei partiti “tradizionali” ad essere riuscita a superare la soglia del 5% per accedere al ballottaggio.