Dibattito quasi assente, ma avanti con il Plan B
«In una discussione generale dovrebbe esserci il Consiglio comunale che se la suona e se la canta...». Parole del sindaco di Lugano Michele Foletti al termine della discussione generale sul Plan B promosso dalla Città con la collaborazione della criptovaluta Tether. Una discussione, se così si può definire, che si è trascinata per poco più di un’ora e che poco ha ottenuto se non dare l’occasione ai partiti che siedono nel Legislativo di ribadire le proprie posizioni sul tema, e al sindaco di segnare qualche rete a porta vuota (come vedremo).
Scetticismo da sinistra
Chi si aspettava fuochi d’artificio, a quasi un anno dalla firma del memorandum d’intesa fra la Città e Tether, è rimasto deluso, benché il primo intervento di Raoul Ghisletta - che aveva chiesto e ottenuto per un solo voto la discussione generale - prometteva scintille: «La Città è rimasta invischiata in una vicenda allucinante che la espone a un rischio mai visto senza che il Consiglio comunale si sia potuto esprimere. Quanto il Municipio sta facendo per rendere presentabile l’impresentabile è incredibile». Quello del deputato socialista, tuttavia, è tutto sommato rimasto l’intervento più critico sul tema. Il capogruppo PS Carlo Zoppi, pur affermando di non appoggiare il Plan B - perché «è una scommessa di poche persone, non collettiva: si doveva partire con una più ampia condivisione» - non si è ad esempio detto contrario alla tecnologia blockchain. «Non abbiamo obiezioni di principio a questa tecnologia, che avrà grande sviluppo in futuro, e questo è indubbio».
Critico, infine, Danilo Baratti per I Verdi, che oltre ai rischi reputazionali in cui potrebbe incorrere Lugano, ha evocato un possibile problema di governance: «Il Consiglio federale deve rispondere a due Commissione in materia di rapporti con l’estero, mentre la Città può stringere accordi con un Stato problematico senza prima interrogare il Legislativo». Il riferimento è al recente memorandum d’intesa firmato con El Salvador, nazione che sulle criptovalute sta investendo parecchio.
Sostegno da destra
I commenti più favorevoli al Plan B sono giunti da destra, dall’UDC - Alain Bühler: «Nel 1600 c‘era la Chiesa a dar contro al progresso, oggi c’è la sinistra. Il treno della blockchain è partito e avrà sviluppi eccezionali» - e dalla Lega, con Andrea Sanvido che ha affermato che «il Plan B è una grandissima operazione di marketing territoriale che sta dando a Lugano una visibilità senza precedenti» e che quello con Tether «è un partenariato sicuramente nuovo e unico nel suo genere nel contesto di una rivoluzione tecnologica tanto dirompente quanto complicata, ma può essere un’occasione di crescita».
Luce verde al centro
Anche da parte del PLR è giunta una luce verde: «L’argomento è complesso e ci sono incognite e rischi - ha detto Lara Olgiati - ma c’è un potenziale talmente grande in talmente tanti ambiti che sarebbe impossibile rinunciare a questa occasione, altrimenti resteremmo a guardare mentre il futuro ci scorre davanti agli occhi». Anche Lorenzo Beretta Piccoli per Il Centro ha sottolineato come creare un centro di competenze nell’ambito della blockchain è «un possibile antidoto alla fuga dei cervelli», ma ha altresì fatto notare - su quanto fatto finora nell’ambito del Plan B - che «la creazione di una propria criptovaluta e due conferenze non portano un granché».
La stoccata del sindaco
Sostanzialmente, la discussione è finita qui. Interventi relativamente brevi, niente repliche e dupliche, nessun attacco particolarmente duro (peraltro già un anno fa il Municipio aveva risposto estensivamente a tre atti parlamentari sul tema). Giusto il tempo per il sindaco Foletti per segnare un gol a porta vuota e giocare in attacco anziché difendersi: «Oggi all’USI abbiamo fatto un incontro sul tema, con tecnici ed esperti. Non vi ho visto, come non vi mai visto in momenti informativi passati in cui erano presenti persone competenti sul tema». Come a implicare che, se si vuole discutere su un tema, su quel tema bisogna informarsi.