Malcantone

Dietro al sequestro di quindici cani: «Erano imbrattati di feci e di urina»

Una recente sentenza getta luce su un caso del 2022 mai emerso finora - La proprietaria ha lottato contro il divieto intimatole di tenere ancora animali, ma senza successo - Nei suoi confronti anche una denuncia penale - Li teneva in un’abitazione di quattro locali
Il sequestro ha riguardato soprattutto esemplari di bulldog inglese. © CdT/Chiara Zocchetti
Federico Storni
23.07.2024 06:00

Fra il 2022 e il 2023 le segnalazioni all’Ufficio del veterinario cantonale in merito alla tenuta di animali hanno portato all’apertura di 43 nuovi casi per animali da reddito, 209 per animali da compagnia e 15 per animali selvatici/esotici. In seguito a gravi o ripetute infrazioni alla legislazione veterinaria, l'UVC ha ordinato 39 sequestri di animali sfociati in 13 confische definitive, 12 ordini di allontanamento e 5 divieti di tenuta di animali a tempo determinato o indeterminato. Sono cifre che aiutano a fare una radiografia del fenomeno ma che non aiutano particolarmente a capire quali siano le situazioni alle basi di queste decisioni. A venirci metaforicamente in soccorso vi è una recente sentenza del Tribunale amministrativo cantonale che riguarda proprio uno dei casi che compongono la statistica appena citata. Un fatto mai emerso e probabilmente fra i più gravi, che ha portato alla confisca in un’abitazione del Malcantone di quindici cani – prevalentemente di razza bulldog inglese – e di un pitone, all’emanazione nei confronti della proprietaria di un divieto di tenuta di animali a tempo indeterminato per un periodo minimo di due anni (divieto da lei impugnato senza successo davanti al TRAM), e una denuncia penale dell’UVC nei confronti della detentrice «per maltrattamento di animali e altre infrazioni».

Al chiuso, senza ricambio d’aria

Se sull’evoluzione penale della vicenda non siamo purtroppo riusciti a raccogliere informazioni al momento di andare in stampa, la sentenza del TRAM getta una vivida luce su quel che si sono trovati dinanzi i funzionari dell’UVC a inizio 2022, quando su segnalazione hanno effettuato un sopralluogo nell’appartamento della proprietaria dei cani. Il lungo riassunto che ne fa il TRAM è il seguente: «Gli animali erano tenuti al chiuso, senza adeguato ricambio d'aria (situazione aggravata dai gas esalti dalle deiezioni degli animali) e senza illuminazione, in particolare per gli esemplari tenuti nel locale caldaia (seminterrato) e in garage. Le condizioni igieniche erano gravemente insufficienti: i locali e i cani stessi erano imbrattati di feci e urina e gli animali presentavano sintomi legati a tali carenze. Sparsi per i locali vi erano svariati rifiuti ingombranti pericolosi per gli animali, diversi flaconi di prodotti per le pulizie e confezioni di farmaci accessibili agli animali (tra cui dei cuccioli). Le condizioni generali di cura risultavano poi del tutto inadeguate: al momento del controllo gli animali non disponevano né di cibo né di acqua atteso che gli stessi erano da soli almeno da molte ore e di conseguenza non erano stati portati a passeggio, né avevano avuto sufficienti contatti con persone. La maggior parte dei cani presentava sintomi di malattie, più o meno gravi, che non erano stati debitamente curate». In questo senso il TRAM sottolinea come la proprietaria «dimostra purtroppo una scarsa conoscenza» dei bisogni dei bulldog inglesi, che si contano «tra le razze brachicefale più estreme» e che per queste modifiche al cranio necessitano di cure e attenzioni particolari.

Quanto ai quindici cani confiscati (di cui uno incinto), dodici sono poi stati sequestrati dall’UVC (idem il pitone), due dati a terze persone e uno sottoposto a eutanasia. Anche questa decisione è stata tutelata dal TRAM.

Non era la prima segnalazione

Da parte sua, la proprietaria degli animali ha sostenuto che l’ispezione dell’UVC sia avvenuta in un momento temporaneo di difficoltà in cui aveva tra l’altro anche dovuto demandare la custodia degli animali ad altre persone. Per il TRAM tale giustificazione non è tuttavia sufficiente per permetterle di tornare ad tenere animali senza restrizione, come lei pretendeva. Nel negarle ciò, il tribunale ricorda inoltre che in passato, sin dal 2008, la ricorrente era stata già segnalata più volte all’UVCper altre fattispecie e che suoi cani, o cani a lei affidati, ne avevano morsi altri, oltre a una persona e una pecora. La donna, inoltre, era attiva in un’associazione il cui scopo è il recupero di animali randagi, anche all’estero (in inchiesta ha sostenuto di aver salvato fra i 15 e i 20 cani all’anno), e figurava quale titolare di una società il cui scopo era la conduzione di una pensione per animali. Il tutto in una generale mancanza dei permessi necessari per esercitare tali attività, ora entrambe in liquidazione.

In futuro serviranno garanzie

Come ricorda lo stesso TRAM, essendo passati più di due anni dai fatti, «oggi la ricorrente può fare richiesta per detenere nuovamente degli animali. Considerata tuttavia la gravità della situazione rilevata e le trasgressioni dell'insorgente, essa dovrà di tutta evidenza garantire di aver concretamente rimediato nel frattempo alle carenze riscontrate e soprattutto dovrà limitare numero e categoria di animali alle sue reali possibilità per non incorrere in nuove violazioni».