Vessilli comunali

Dietro gli stemmi di Mendrisio tanto passato rurale e... Como

Famiglie, dominazioni, ma soprattutto coltivazioni tipiche contraddistinguono le effigi delle località più a valle del capoluogo: spighe, tabacco, uva e ginestre – Sono quasi tutte antiche, ma c’è anche quella di un artista locale
Lidia Travaini
04.08.2023 06:00

La terza puntata del nostro viaggio estivo alla ricerca del significato degli stemmi dei Comuni (ed ex Comuni) del Distretto ci porta nel capoluogo. Questa sarà una puntata in due tempi, perché alla Montagna e ai suoi quartieri riserveremo un ulteriore articolo.

L’effigie gemella

Partiamo dal Magnifico Borgo, il cui stemma è rosso con una grande croce d’argento i cui bracci giungono ai bordi dell’arma. Ricorda quello di Lugano, così come quello di Como, e non è un caso. Deriva infatti proprio dallo stemma di Como, al cui contado Mendrisio è appartenuta fino all’annessione al Ticino e alla Svizzera. Ad aiutarci nelle nostre ricostruzioni sono svariati scritti, tra cui l’«Armoriale dei Comuni ticinesi» di Gastone Cambin, che a proposito dell’arma mendrisiense scrive: «Appare su un documento tratto dai rogiti Della Torre» del 1560. La si ritrova «pure (di cui restano solo poche tracce) sulle vestigia murali dell’arco della vecchia porta di San Giovanni», così come su una fontana della piazza. Altri stemmi usati in passato a Mendrisio, cita sempre l’Armoriale, sono «quello dell’ex Landfogtia di Mendrisio e Balerna, scolpito su due panche della chiesa parrocchiale: è circolare e intramezzato da una croce con le iniziali CMPB che significano "Communitas Mendrisii Plebis Balernae"» e l’arma della famiglia Della Torre.

Tipografi, artisti e costruttori

Ci spostiamo verso il Ceresio, fino a Capolago. L’ex Comune ha uno stemma complesso: è diviso in due partiti (due metà, divise da una linea verticale). Il partito sulla sinistra è l’arma della famiglia Maderni e anche del Patriziato, composto solo da tale famiglia (presenta un’aquila nera su sfondo dorato nella parte alta e un castello rosso nella parte bassa, più ampia). La famiglia Maderni «diede un notevole numero di artisti, costruttori e altri personaggi». Il partito destro ha sfondo azzurro e presenta un torchio tipografico d’oro, sopra onde d’argento. «Simboleggia la storica Tipografia Elvetica di Capolago (1830-12 marzo 1853) che esplicò parte importante dei movimenti che portarono all’unificazione dell’Italia».

Coltivazioni tipiche

Restiamo sul piano e proseguiamo, in ordine alfabetico, verso Genestrerio. Lo stemma è azzurro e presenta una «pianta di ginestra di verde fiorita d’oro», un manocco di tabacco (un mazzo di foglie di tabacco legate per l’essiccazione, ndr) e un grappolo d’uva. È un’«arma parlante – leggiamo sull’Armoriale –. Secondo l’opinione popolare, il nome (Genestrerio, ndr) deriva da ginèstri (ginestre), pianta molto diffusa un tempo nella località. L’uva e il tabacco sono le principali piante coltivate nella regione».

Per l’Esposizione nazionale

Ci muoviamo di pochi passi, per giungere a Ligornetto. Lo scudo è diviso in due parti uguali da una linea diagonale, è quindi – in termini araldici – un «trinciato, di rosso e d’azzurro da una cotissa d’argento, accompagnata da due spighe di grano d’oro». Per spiegarne l’origine ci affidiamo a Giovanni Piffaretti e alle sue ricerche riassunte nel volume «Ligornetto : comunità di contadini ieri, di pendolari oggi, villaggio "all’arte incline"»: lo stemma fu progettato da Apollonio Pessina nel 1939, in occasione della prima Esposizione nazionale di Zurigo, con una piccola differenza: nella sua versione la banda era nerastra, ma non fu accettata perché quel colore era escluso dall’araldica, e venne quindi sostituita con quella argentata. La presenza delle spighe sottolinea il passato rurale.

Il leone e la famiglia estinta

Concludiamo il nostro viaggio odierno salendo in collina, fino a Salorino. Cambin nell’Armoriale lo descrive così: «D’argento al leone passante d’azzurro, chiuso in un ciclamoro di rosso, al capo di rosso carico di una stella (4) tra una C e una S, il tutto d’argento». Lo stemma è un’alterazione dell’arma della famiglia notarile dei Selorino, «nota dal 1330, estinta alla fine del 1500, che trasse il proprio nome da quello della località». In una sorta di ispirazione reciproca, aggiungiamo: la famiglia si ispirò al nome della località, che prese ne prese ispirazione per il suo stemma.

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