Diverbi in campo, tre partite a porte chiuse per l'Arosio

L’AC Arosio, squadra di calcio malcantonese che milita in quarta lega, dovrà giocare le prossime tre partite casalinghe a porte chiuse. La sanzione, praticamente inaudita alle nostre latitudini, gli è stata inflitta dalla Federazione ticinese di calcio (FTC) dopo un episodio particolarmente grave al termine della sfida con la seconda squadra del Paradiso. Episodio che, agli occhi della FTC, è l’ultimo di una serie; da cui la sanzione particolarmente incisiva. Diversa la lettura dei dirigenti dell’Arosio, che hanno riferito al CdT di un presunto accanimento nei confronti della loro squadra.
L’urto, il pugno
Per cominciare, il grave episodio avvenuto sabato 12 aprile nella partita vinta 2-1 in trasferta dal Paradiso. Stando a quanto abbiamo appurato un tifoso dell’Arosio ha urtato un giocatore del Paradiso che ha poi reagito sferrando un pugno al tifoso (e per questo è stato espulso e squalificato per la giornata successiva). Questo ha poi scatenato un tafferuglio al termine di una partita già piuttosto tesa sugli spalti, tanto che l’arbitro l’avrebbe anche sospesa per qualche minuto. Se ci limitiamo a scrivere «urtato un giocatore» è perché abbiamo avuto riscontri discordanti riguardo a quanto accaduto. Dal punto di vista dell’Arosio - la cui dirigenza condanna in ogni caso l’accaduto - il tifoso avrebbe strattonato il giocatore mentre effettuava una rimessa in gioco. Dal punto di vista degli ospiti, il tifoso avrebbe invece colpito il giocatore mentre questo stava giocando e correndo sulla fascia, da cui la reazione violenta. Sia come sia, il referto arbitrale giunto sui tavoli della Federazione e le verifiche poi effettuate da quest’ultima, hanno portato alla rarissima decisione descritta in entrata: tre partite senza pubblico per l’Arosio.
La recidiva, l’accanimento
«Il problema vero - afferma il presidente della FTC Fulvio Biancardi - è che non è la prima volta che accadono episodi sopra le righe quando gioca l’Arosio. Alcuni personaggi nel pubblico si comportano in modo inaccettabile». «Non si arriva a una sanzione del genere perché uno nel pubblico esagera - rincara Riccardo Valsangiacomo, capo della Sezione disciplinare della FTC - ma perché non è la prima volta che si esagera. Una decisione del genere si può prendere solo in caso di recidiva o dopo un fatto estremamente grave».
La dirigenza dell’Arosio si è per contro detta perplessa per la sanzione, definendola un accanimento nei confronti del team. Riconoscendo che in passato la squadra sia già stata ripresa per il «tifo caldo», ritiene però che il team si trascinerebbe una cattiva fama che oggi non avrebbe più ragion d’essere. «Non siamo una cattiva società e mastichiamo molto amaro nel vedere questa decisione, che stiamo valutando di impugnare. Ci sembra che venga sanzionata sempre e solo una parte, e che il referto arbitrale faccia vedere solo un lato della medaglia. Anche altre squadre con cui abbiamo parlato della cosa sono rimaste sorprese per una decisione tanto drastica e molto esagerata». A infastidire la società, poi, è il fatto che la Federazione non motiverebbe le sanzioni se non al telefono e i suoi processi decisionali sarebbero piuttosto oscuri. «Dopo molte ore di telefonata, ci hanno detto che se avessimo fornito il nome del tifoso non saremmo stati sanzionati. Il tifoso si è autodenunciato, eppure eccoci qui, con oltretutto venti punti di penalizzazione nella classifica per il fair-play comminati in fretta e furia. La Federazione non ha mantenuto quanto detto, consapevole che questo graverà alle entrate, per noi molto importanti. Il divieto d’accesso al pubblico renderà infatti più difficile raccogliere i soldi necessari per pagare la multa, non potendo usare la buvette durante le prossime tre partite, di cui due derby (ndr: la prima venerdì sera contro il Lema)».
Come implementare il divieto?
Resta poi la questione di come fare applicare la sanzione. A dividere il campo «Al Roccolo» dai boschi a fianco c’è solo una recinzione. «Ci hanno detto che starà a noi prendere le misure del caso, ma non possiamo ritenerci responsabili delle strade comuni e patriziali che portano al campo - dice l’Arosio -. Finirà che ci prenderemo un’altra multa». Biancardi conferma che è compito della società far rispettare il divieto e riconosce che «non sarà evidente farlo»: «Ma abbiamo voluto dare un segnale, e dire: adesso basta, datevi da fare come società che così non va bene».