Vessilli

Diverse fortezze e un enigma negli stemmi dell'Alto Distretto

Ultima puntata del nostro viaggio alla scoperta del significato delle effigi comunali – Sebbene oggi non esistano praticamente più, castelli e torri tornano in più armi: hanno segnato il passato delle località e quindi continuano a rappresentarle
© CdT
Lidia Travaini
21.08.2023 06:00

L’estate, almeno quella scolastica sta per terminare. Con lei si conclude anche il nostro viaggio alla scoperta del significato degli stemmi dei Comuni (ed ex Comuni) del Mendrisiotto. Un viaggio estivo la cui quinta puntata è consacrata ad altrettante località dell’Alto Distretto.

Iniziamo da Brusino, Comune politicamente luganese ma che includiamo tra le località momò affacciate sul Ceresio. Ad aiutarci nelle nostre ricostruzioni è ancora una volta l’«Armoriale dei Comuni ticinesi» di Gastone Cambin, volume che descrive in questo modo l’arma brusinese: «D’azzurro, alla torre d’argento, infiammata di rosso». La torre, spiega in aggiunta, richiama un’antica fortezza: «Il nome (Brusino, ndr) deriva probabilmente da «Bruxia» e da «Arx» che significano, rispettivamente, spineto e rocca. La tradizione vuole che anticamente esistesse un castello con una cinta di difesa, come lasciano supporre alcune mura esistenti ancora oggi». La presenza del fuoco può inoltre essere spiegata in un altro modo, evidenziato anche sul sito del Comune: i termini Brusino e Arsizio sono non di rado associati ai concetti dell’ardere e del bruciare.

La famiglia estinta

Costeggiamo il lago fino a Riva San Vitale. Lo stemma è «di rosso, al destrocherio (termine araldico per indicare il braccio destro, ndr) armato d’argento, movente dal fianco sinistro, impugnante una spada d’argento, guarnita d’oro». Dietro lo stemma – come per svariate altre località momò – c’è una famiglia. L’Armoriale a tal riguardo precisa: «Il Municipio ha adottato l’arma dell’antica famiglia notarile dei Riva, ora estinta, che sembra abbia dato il suo nome al Borgo». Quest’arma, si aggiunge, «è visibile su una serraglia di pietra, incastrata nel muro di fronte alla chiesa arcipretale di Riva San Vitale, XIV». In passato altre effigi sono tuttavia state associate al Comune, riassume Cambin. Ad esempio «dopo il 1803 la Municipalità adottò lo stemma dei Riva, di Lugano, con la seguente blasonatura: d’azzurro al sinistrocherio armato di un bastone posto in palo». O anche: «Una bandiera, ritenuta della Repubblica Cisalpina, porta lo stemma seguente: di rosso, alla croce di otto punte inquartata d’oro e di azzurro».

Il compromesso di Coldrerio

Il nostro tour odierno prosegue verso Castel San Pietro dove troviamo uno stemma «di rosso, alla porta torricellata d’argento; in punta tre monti di verde». La spiegazione dell’Armoriale in questo caso è veloce e intuitiva: «Il Comune deve il suo nome al castello, costruito verso il 1118-1127». Fortezza che quindi, aggiungiamo, appare sullo stemma, sopra i monti che fanno da sfondo alla località.

Scendiamo dalle colline castellane per tornare sul piano, a Coldrerio. L’arma è uno «spaccato (divisione orizzontale, ndr): il primo d’oro al castello di rosso, il secondo partito: d’argento al ramo di nocciola di verde, fruttificato di due pezzi d’oro, e di nero alla pentola d’oro». L’arma può essere definita un compromesso. Per spiegare la nostra affermazione riportiamo quanto scritto qualche mese fa in relazione al significato del termine Coldrerio attingendo alle conclusioni di Carlo Solcà: «L’origine di Coldrerio si presenta come un enigma (…). Allo stato attuale degli spogli non è dato sapere se il toponimo indichi un sito favorevolmente caldo (la radice Cal deriverebbe in questo caso dal latino caludis, caldus, ndr), se in tempi remoti uno o più calderari (e qui il termine su cui focalizzarsi è «caldaia», ndr) si fossero stabiliti nel luogo dove è sorto il villaggio di Coldrerio oppure se il nome che porta questa località derivi dalla presenza sul suo territorio di noccioleti (dal nome latino dei noccioli selvatici corilus, corulus, ndr). A questo proposito l’araldista incaricato di fare uno stemma per Coldrerio diede una soluzione di compromesso raffigurando oltre al castello un ramo di nocciola e una pentola d’oro».

Stabio luogo di passaggio

Ultima destinazione: Stabio. L’arma è un troncato (ripartizione orizzontale, ndr): «Il primo di rosso alla banda d’argento; il secondo d’azzurro al castello merlato a due torri d’oro, finestrato e chiuso di nero, poggiante su un monte di tre cime di verde». Questa la ricostruzione di Cambin: «Stabio deriva dal latino «stabulum» (scuderia, stalla); una lapide, trovata nelle vicinanze (Clivio), indica che Stabio era una stazione della cavalleria romana a guardia della frontiera retica e un’importante via di comunicazione, raffigurata nello stemma della banda. Il castello che appare nell’arma vuole ricordare quello esistente ancora nel 1275, sulla collina ove, oggi, sorge la cappella di S. Rocco».