Divoora si difende e passa al contrattacco

È stata lanciata il 25 gennaio e in dieci giorni ha raccolto 2.284 firme. Stiamo parlando della petizione voluta dai lavoratori di Divoora con il sostegno dell’OCST e di Unia. Una mossa che non è per niente piaciuta all’azienda, che rifiuta di incontrare le parti per la consegna delle firme. «Il contenuto delle premesse alla petizione, della petizione stessa, la descrizione delle circostanze che hanno portato ad essa, le informazioni riguardanti le nostre condizioni contrattuali e quelle di svolgimento del lavoro, sono tendenziose, incomplete e non corrispondenti alla realtà», si legge in una nota trasmessa alle redazioni dal legale Rupen Nacaroglu.
HSH Delivery SAGL, conosciuta come Divoora, definisce «denigratorie» le informazioni diffuse dai sindacati, che la dipingono come un’azienda di «speculatori e sfruttatori di manodopera». E passa al contrattacco: «Incitare il boicotto dell’attività chiedendo ai ristoranti partner e ai riders che non stanno appoggiando la loro causa di sottrarsi al servizio, potrebbero avere rilevanza penale».
Divoora non intende pertanto mettersi a disposizione e partecipare all’incontro che per l’azienda ha «fini volutamente provocatori», e «stigmatizza che la campagna denigratoria guidata dai sindacati a danno dell'immagine aziendale prosegua nell’interesse di una grande minoranza dei propri collaboratori, mettendo a repentaglio il futuro di 190 dipendenti, di cui 170 riders». Sarebbero infatti «numerosissimi» i collaboratori che non hanno aderito all’iniziativa. «È importante chiarire - aggiunge - che l’85% dei riders da una disponibilità al lavoro che va dal 5% al 60%, a conferma del carattere accessorio della loro attività. Per questi ultimi è l’alto grado di flessibilità che è decisivo: grazie al software messo a loro disposizione possono scegliere quando e quanto lavorare».
HSH Delivery SAGL sostiene che «solo il 4% dei riders dà una disponibilità a tempo pieno» ed è proprio per loro «che in sede di trattativa l’azienda ha formulato una proposta concreta che soddisfava in toto le richieste sottoposte da Unia e OCST, inspiegabilmente rifiutata dai sindacati».
Divoora, infine, si dice disponibile a discutere con tutti i suoi collaboratori che ne faranno richiesta, rifiutando invece di incontrare i loro rappresentanti «fintanto che questi ultimi continueranno a utilizzare informazioni incomplete, false e fuorvianti per influenzare l’opinione pubblica a danno dell'azienda».
La (contro)risposta dei sindacati
Come conseguenza alla presa di posizione di HSH Delivery SAGL, l’appuntamento fissato alle 14 per la consegna delle firme è stato annullato dai sindacati. «Divoora ha perso l’ennesima occasione per incontrarci e riaprire un dialogo costruttivo, preferendo trincerarsi dietro a minacce prive di fondamento e facile vittimismo». Unia e OCST contestano pure «la difesa» dell’azienda: «Ogni e qualsiasi rivendicazione presentata è basata su problematiche ampiamente comprovate, disdette, contratti, e-mail, lettere, nonché molteplici testimonianze dirette dei rider». A Divoora viene inoltre contestato di trattare i lavoratori come di serie A e di serie B: «È vero che per i rider assunti a tempo pieno erano stati proposti dei miglioramenti contrattuali, ma tutti i dipendenti devono essere tutelati in egual maniera. I sindacati non vogliono e non possono firmare contratti o accordi vuoti, con il chiaro intento di salvaguardare unicamente una minima categoria di dipendenti». L’azienda «non ha mai modificato le condizioni contrattuali irregolari che i sindacati hanno denunciato e con grande arroganza ha continuato a far lavorare i dipendenti, vecchi e nuovi, in condizioni di illegalità».
I sindacati si difendono dall’accusa di aver contattato ristoranti e rider invitandoli a non più servirsi di Divoora: è più facile «scaricare le proprie responsabilità sui dipendenti e su chi li assiste, piuttosto che fare un minimo sforzo per trovare una soluzione condivisa. Probabilmente i dipendenti sono stanchi di pagare per lavorare e cercano di sbarcare il lunario rivolgendosi ad altri datori di lavoro» e «i ristoranti, immaginiamo, vorranno evitare di servirsi di Divoora avendo acquisito la piena consapevolezza di sostenere un’azienda che non ha a cuore il benessere dei propri lavoratori».
Infine, Unia e OCST precisano che qualora Divoora non riaprisse il tavolo delle trattative, «si vedranno costrette a continuare l’azione sindacale intrapresa a seguito della rottura delle trattative e adiranno lei vie legali per tutelare i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici».