Il caso

Don Leo, la Curia esprime vicinanza «alle persone coinvolte»

Tramite una nota la Diocesi di Lugano conferma il rinvio a giudizio del sacerdote e scrive: «Il vescovo Alain de Raemy condivide con tutti coloro che sono toccati da questa vicenda dolorosa la sofferenza vissuta e assicura la costante disponibilità di ascolto e di supporto»
©Chiara Zocchetti
Red. Online
20.03.2025 15:38

Le vittime di Don Rolando Leo, come annunciato stamane, sarebbero nove secondo l'atto d'accusa nei confronti del religioso ora in espiazione anticipata della pena: si tratterebbe di quattro minorenni e cinque maggiorenni. I reati contestati all'ex cappellano del collegio Papio di Ascona (nonché docente e assistente spirituale della Pastorale giovanile diocesana, oltre che responsabile dell’Ufficio dell'istruzione religiosa scolastica cantonale) sarebbero – al termine dell'inchiesta condotta dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni – di coazione sessuale, atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere, atti sessuali con fanciulli e pornografia. Il 55.enne era stato sospeso da tutti i suoi incarichi ed è tuttora in carcere alla Farera, in espiazione anticipata della pena dal 7 agosto 2024.  

La Curia, dopo aver inizialmente preferito non commentare le indiscrezioni, tramite una nota ha infine preso posizione: «Avuta conferma ufficiale da parte della Procura Pubblica circa il rinvio a giudizio nei confronti del sacerdote don Rolando Leo, notizia anticipata per mezzo stampa, l'amministratore apostolico, il vescovo Alain de Raemy, ribadisce la vicinanza sua personale e della Diocesi alle persone coinvolte negli episodi per i quali il sacerdote è stato accusato e andrà a processo». E ancora: «Il vescovo Alain condivide con loro, con i loro familiari e con tutti coloro che sono toccati da questa vicenda dolorosa, la sofferenza vissuta e assicura la costante disponibilità di ascolto e di supporto. Mons. de Raemy attende l'esito del procedimento giudiziario esprimendo pieno rispetto nei confronti del lavoro della Magistratura».