Due ore di festa con l’escort, ma in realtà era una rapina
«Quattrocento franchi per due ore di... festa». Un contratto verbale all’apparenza semplice: un accordo per una serata di divertimento. Niente di tutto ciò. La notte tra il 7 e l’8 maggio scorsi, a Besazio, è andato in scena tutto meno che il divertimento. Le due ore di festa, in realtà, nascondevano una prestazione sessuale e il possibile divertimento si è presto tramutato in rapina. La vicenda è approdata quest'oggi davanti alla Corte delle assise correzionali presieduta dal giudice Amos Pagnamenta. Alla sbarra due donne provenienti dalla Romania le quali, in complicità con due uomini (uno dei quali minorenne) quella notte hanno rapinato un possibile cliente. Ed è per questo motivo che il giudice le ha riconosciute colpevoli, appunto di rapina e infrazione alla Legge federale sugli stupefacenti. Da qui, la condanna a 10 mesi sospesi per un periodo di prova di due anni, oltre all’espulsione dal territorio elvetico per cinque.
«Dacci i soldi o...»
Tutto nasce da una piattaforma dove si trovano annunci da parte di escort: l’uomo – il cliente – contratta via telefonino una prestazione e chiede inoltre se sia possibile procurare un po’ di cocaina. Quattrocentocinquanta franchi (compresi i 50 per la polvere bianca) per due ore. La donna, che si trova a Como, accetta e, insieme alle altre 3 persone, parte alla volta del Mendrisiotto. Una volta giunta al domicilio del cliente le cose, però, non vanno come precedentemente pattuito. Dopo pochi minuti la escort tenta di uscire di casa con il denaro – verosimilmente adducendo scuse – e il cliente la segue. Pochi istanti e le tre persone che accompagnavano la escort, rimaste in auto ad aspettare, irrompono nella scena: vi sono – stando a quanto ricostruito dalla procuratrice pubblica Margherita Lanzillo – chiare minacce di morte («Dacci i soldi... altrimenti ti ammazziamo!» si legge nell’atto d’accusa) all’indirizzo del cliente e, inoltre, dalle mani di uno dei due uomini spunta pure un coltello a serramanico. Gruppo che, una volta ottenuti i soldi – cinquecento franchi – ha cercato di darsi alla macchia. Una fuga durata poco perché – sollecitati dal cliente rapinato – gli agenti di Polizia hanno ben presto intercettato il quartetto.
«Due marionette»
Oggi, come detto, sono comparse in aula le due donne di origini rumene: una 24.enne, assistita dalla MLaw Ludovica Grisoni e una 23.enne difesa dall’avvocato Stefano Camponovo. Imputate che, inizialmente, davanti al giudice hanno difeso le rispettive posizioni contestando, quindi, la rapina. Il tutto, contraddicendosi rispetto a quanto detto durante l’inchiesta. Questo solo fino ad un certo punto perché, dopo una pausa ordinata dal giudice, il processo ha cambiato marcia. Su richiesta dell’avvocato Camponovo, il presidente della Corte ha accettato che il dibattimento si svolgesse a porte chiuse e a quel punto sono arrivate le ammissioni, la proposta di pena e la sentenza. Per l’avvocato, le due donne erano, a conti fatti, «due marionette, due burattini nelle mani di mangiafuoco».
Dal canto suo, l’accusa ha comunque ricordato che quanto successo «non può essere banalizzato e sebbene la refurtiva fosse poca, il gesto è di una certa gravità».
E gli altri due uomini?
All’appello, in questa vicenda, mancano i due uomini. La Magistratura dei minorenni si è occupata del ragazzo non ancora 18.enne. L’altro uomo, un 26.enne anch’esso di nazionalità rumena si trova in carcerazione preventiva dall’8 maggio. Il processo nei suoi confronti, abbiamo appreso, è slittato perché nel frattempo, a suo carico, sono emersi ulteriori elementi. Una posizione, la sua, che potrebbe ulteriormente aggravarsi.