La storia

Due ticinesi alle Maldive: «Dopo un anno di pandemia, è come rinascere»

Martina e Camillo ci raccontano la loro vacanza nel Paese tropicale: «Qui si respira aria di normalità: al ritorno faremo la quarantena, ma dopo tutto il tempo passato in telelavoro non sarà un problema» - FOTO e VIDEO
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Michele Montanari
16.03.2021 11:03

Il coronavirus si è portato via vite e pezzi di vita. Ci ha rubato tempo che non tornerà. Ha mandato in frantumi sogni, ha fatto abbassare saracinesche per sempre. Molti progetti sono rimasti tali, messi da parte a prendere polvere. Se c’è una cosa che dà colore alle nostre vite e che durante la pandemia ci è stata tolta, o è cambiata radicalmente, è il piacere di viaggiare. Abbiamo riscoperto il nostro territorio durante le vacanze o ci siamo spostati su 4 ruote, probabilmente non così lontani da casa come avremmo fatto un tempo. La sola idea di prendere il volo per raggiungere un altro angolo di mondo è diventata un miraggio. E infatti i settori legati al turismo, tra cui l’aviazione, sono usciti con le ossa rotte dal 2020. Ma cosa vuol dire prendere un aereo oggi, a marzo del 2021, per viaggiare verso uno di quei posti che di solito sogniamo ad occhi aperti durante una giornata particolarmente stressante? Ce lo raccontano Martina e Camillo, trentenni ticinesi che vivono e lavorano a Zurigo, e che ora si trovano in vacanza alle Maldive. I due giovani sono tornati a realizzare i propri progetti, dopo un anno «chiusi in casa» in smart working, proprio in una zona che qualche settimana fa è finita nella lista dei Paesi a rischio per la Confederazione. «Durante i mesi del lockdown ci siamo trovati a fantasticare, pensando a mete esotiche e lontane. In un momento del genere - confessa Camillo - per due giovani che amano viaggiare non resta che immaginare di tornare alla vita di prima. Questa vacanza l’abbiamo scelta circa un anno fa, pensando che nel 2021 saremmo tornati alla normalità. Quando a fine 2020 sono risaliti i casi, sono tornati anche i dubbi. Non siamo partiti a cuor leggero, avevamo un po’ di timore, ma c’eravamo fatti una promessa. Rinunciare a questo viaggio sarebbe stato come negare definitivamente quei piccoli sogni che ognuno di noi ha nel cassetto».

Tra test, mascherine e misure di sicurezza

Martina e Camillo sono partiti dall’aeroporto di Milano Malpensa giovedì mattina, con un volo della Emirates. «Abbiamo fatto il test PCR in una farmacia di Lugano, 48 ore prima di partire», spiega la ragazza, aggiungendo: «È stato facilissimo: hanno una app che ti manda il risultato sullo smartphone e puoi scaricare il documento in 4 lingue. Il tampone costa 130 franchi». All’aeroporto lombardo c’è ancora aria di pandemia: «Siamo arrivati con tre ore di anticipo: all’esterno dell’area dei gate ci sono solo due bar aperti. Tutti hanno la mascherina, ma in giro c’è talmente poca gente che non ci si sente in situazioni di pericolo», racconta Martina: «Abbiamo dovuto compilare l’autocertificazione e l’abbiamo mostrata insieme ai risultati del test. A quel punto ci hanno fatto entrare nell’area dei gate, dove siamo stati per un paio d’ore. Alcuni negozi sono aperti, ma i ristoranti sono tutti chiusi». Dopo Milano è la volta di Dubai, dove ci sono meno restrizioni. «Lì i test vengono proposti quasi fossero materiale pubblicitario, in modo da farne il più possibile, e la vita sembra più normale. Ovviamente bisogna indossare la mascherina, ma, stando al racconto di un assistente di volo, a Dubai è tutto aperto, a parte le discoteche», spiega la giovane.

Sbarco alle Maldive, si respira aria di normalità

Da Dubai si vola a Malé, la capitale della Repubblica delle Maldive, dove i due ragazzi imbarcano un’ultima volta le valigie per arrivare in idrovolante all’hotel. A bordo del velivolo si sale solo con tampone negativo, e nel resort «sembra tutto normale: i turisti, che hanno il tampone negativo, possono togliersi le mascherine e a tutto il personale è stato somministrato il vaccino anti-COVID. Ci hanno detto che da settembre sono stati registrati solo due casi positivi tra i turisti», raccontano i due ticinesi. Turisti che non sono comunque accorsi in massa nel Paese tropicale: «In albergo ci hanno detto che sono riservati solo il 55% dei posti», puntualizza Martina, fornendoci qualche esempio dell’aria che si respira alle Maldive: «Durante le attività siamo sempre da soli: l’altra sera abbiamo fatto snorkeling notturno ed eravamo solo io e il mio ragazzo. Al massimo vediamo dalle 4 alle 6 persone durante le varie attività e si può stare senza mascherina, anche perché siamo a contatto solo con gente vaccinata o altri visitatori con test negativo». Camillo prende la parola: «Si può andare in palestra, a giocare a tennis o bersi un cocktail al bar in tranquillità. Chiaramente bisogna riservare un posto, ma si può stare di fianco ad una persona sapendo che non è positiva al coronavirus. Questo ti fa sentire tranquillo». Ovviamente le tracce della pandemia non sono sparite del tutto: «Sembra di essere in un mondo pre-coronavirus, ma gli abitanti dell’isola indossano tutti la mascherina e comunque il personale ti controlla la temperatura corporea tutte le sere. Abbiamo parlato con un medico locale e ci ha spiegato che si sta pensando di vaccinare tutti i turisti che intendono stare alle Maldive per un mese o più», aggiunge il ragazzo, mentre la sua morosa sottolinea che: «Ci sono molti russi, comunque non giovani. Probabilmente è tutta gente che è già stata vaccinata nel proprio Paese». La ragazza comunque non ha dubbi: «Dopo un anno di pandemia essere qui sembra una rinascita. Quando siamo arrivati ci sembrava di essere in paradiso. Certo, in un posto del genere è comunque normale sentirsi così: le Maldive sono inconcepibili».

Un lungo viaggio: bisogna pensarci bene

Fare un viaggio alle Maldive durante la pandemia non è certo una decisione facile. Può fare davvero bene alla mente: secondo Martina, «una vacanza così ti rigenera al 100%», ma ci sono diversi fattori da valutare. Bisogna sempre considerare l’eventuale rischio di ammalarsi di COVID-19 mentre ci si trova così lontani da casa. «Bisogna avere bene in mente che si va in una realtà non sviluppata come quella svizzera dal punto di vista sanitario: la domanda da porsi è ‘se dovessi ammalarmi, mi curerebbero nel modo più adeguato?’» constata Camillo, che aggiunge: «A chi ha più di 60 anni e non è vaccinato, non so se consiglierei di fare un viaggio del genere. Piuttosto per queste persone vedo meglio un viaggio in auto, magari percorrendo distanze non troppo elevate. Andare alle Maldive significa prendere più aerei e stare in giro per ore. Ai giovani, invece, sicuramente direi che una vacanza così può fare davvero bene. Bisogna magari avere quel coraggio, diciamo così, per muoversi sapendo che c’è un virus che circola, e si deve in ogni caso stare molto attenti». Una decisione ragionata, figlia di sensazioni contrastanti, confida il ragazzo: «Da una parte c’è quella voglia di avventura, di scommessa, dall’altra c’è la grande fatica a reggere questa situazione, fatta di un anno di telelavoro, pochi contatti con gli amici e passeggiate solo alla sera per evitare assembramenti. Non voglio che la gente possa pensare che siamo poco coscienziosi e che non ci abbiamo pensato bene: tornare a prendere un aereo dopo un anno di pandemia fa un certo effetto, ti sembra di metterti in pericolo. Esci dalla comfort zone in cui sei stato a lungo, dove hai mangiato, lavorato e dormito. Passi da un avvenimento fuori dalla norma come una cena con un paio di amici, al trovarti a quasi 8 mila chilometri da casa. Ovviamente un po’ di timore ce l’hai prima di partire», confessa Camillo.

Una volta in Svizzera scatta la quarantena

Come detto, le Maldive sono state inserite nella lista delle zone con rischio elevato di contagio, ciò significa che una volta tornati in Svizzera, Martina e Camillo dovranno effettuare 10 giorni di quarantena. Anche se la situazione nel paradiso tropicale «sembra normale», i criteri con cui l’Ufficio federale della sanità pubblica stila la sua blacklist sono noti: si valutano i nuovi contagi per 100 mila persone rilevati negli ultimi 14 giorni. Se l’incidenza di un Paese è più alta di almeno 60 rispetto a quella registrata in Svizzera, il Paese finisce nell’elenco. Dieci giorni chiusi in casa che i due giovani hanno messo in conto e sono pronti ad affrontare: «Da una parte è seccante perché per 10 giorni non possiamo fare neanche quella passeggiata che aiuta a schiarirsi la mente e a prendere un po’ di aria, ma il fatto di dover stare chiusi in casa non ci pesa così tanto, perché ormai è diventata un po’ la nostra routine. Valutando tutti i pro e i contro, abbiamo preferito concederci una vacanza rigenerante, perché se non fossimo partiti avremmo fatto comunque una vita molto sedentaria. Come per ogni scelta, bisogna prendersi le proprie responsabilità», concludono i ragazzi, pronti a fare una nuotata nelle acque cristalline delle Maldive, insieme alle tartarughe. Qualcosa tutt’altro che normale, ma che in tempi di pandemia sembra un tuffo nella vita di prima.

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