Luganese

«È come un piccolo comune che si gestisce da sé»

Intervista a Roberto Lurati, uno dei padri del Nuovo Quartiere Cornaredo (NQC), che lascerà la presidenza dell’Agenzia dopo un decennio: «Se lo vedremo costruito come previsto non potremo che essere orgogliosi di quanto fatto»
Dal campo di calcio a salire. ©TI-PRESS/ALESSANDRO CRINARI
Federico Storni
27.07.2021 06:00

L’Agenzia NQC (Nuovo Quartiere Cornaredo) è stata costituita nel 2012, ma al progetto teso a rivoluzionare la porta nord di Lugano si lavorava da ben prima. Roberto Lurati, sindaco di Canobbio e presidente dell’Agenzia, c’è stato sin dall’inizio. E ora ha deciso di lasciare la carica. Ci racconta com’è andata.

Presidente, ci dica come è iniziata.

«Tutto nasce dal fatto che Canobbio - che poi ha costituito un tavolo di lavoro assieme a Lugano, Porza e l’allora Comune di Pregassona - si era opposto al progetto cantonale di far uscire la galleria Vedeggio-Cassarate in zona Maglio. Cosa che ci avrebbe portato il traffico sotto il paese e un parcheggio a raso nella zona bassa della Cartiera. Un concorso al quale hanno partecipato 5 gruppi ha poi chiarito che la galleria doveva uscire a sud di Canobbio. Partendo da questo presupposto, abbiamo voluto (ricorrendo contro il progetto cantonale) che prima di allestire un piano stradale si dovesse pianificare l’area, e quindi è nato il tavolo di lavoro che ha portato nel 2006 a un concorso internazionale poi sfociato nel Masterplan del gruppo Oliva, che aveva vinto il concorso».

Cosa vi ha convinto del Masterplan Oliva?

«Era un progetto all’avanguardia che metteva al centro del comparto le costruzioni, puntando sullo sviluppo in altezza, e lasciava grandi spazi verdi ricreativi ai lati. Era un masterplan che guardava avanti, futuristico, ma negli anni ha stentato un po’ a decollare».

Come mai?

«Se da un lato nel quartiere i privati si stanno muovendo con progetti e realizzazioni, dall’altro le procedure a livello cantonale nel pubblico sono troppo lunghe e non permettono di concretizzare queste idee in tempi brevi, con il rischio che diventino vecchie. C’è qualcosa che non sta funzionando nel sistema, in particolare nel pubblico, e che porta a manie di ricorso. Questo dà lavoro ad avvocati e tribunali, ma non permette al politico di concretizzare importanti progetti di interesse generale. Nella parte operativa, se prendiamo come esempio la Legge sugli appalti e quella sulle Commesse pubbliche, penso che vadano riviste in tempi brevi se vogliamo evitare inutili lungaggini nella realizzazione delle opere. Le faccio un esempio: con Lugano stiamo costruendo una casa per anziani; se l’avesse fatta un privato ci sarebbero già gli ospiti dentro, e invece noi siamo ancora allo scavo».

La lungaggine principale nell’NQC sembra essere il Piano viario, presentato nel 2017 e ancora in attesa dell’evasione di ricorsi.

«In questo caso i rapporti con il Cantone non sono andati del tutto lisci. Ci era stato promesso che il Piano sarebbe stato pronto all’inaugurazione della galleria nel 2012 e invece è arrivato cinque anni dopo...».

Quell’anno nasce anche l’Agenzia NQC.

«È stata costituita dopo la consolidazione dell’iter pianificatorio, che ha richiesto tra studio e procedure parecchi anni. Con il tavolo di lavoro prima e l’Agenzia poi, che un ente autonomo di diritto comunale, abbiamo fatto da apripista nel Cantone. Era un formula che non esisteva, perché non esisteva la Legge sugli enti. È stato interessantissimo mettere d’accordo quattro Comuni e pianificare assieme, estrapolando l’area interessata dal contesto locale. Ora l’NQC è quasi un piccolo e importante comune alle porte della città che si gestisce da sé».

C’è chi afferma che se lei non fosse rimasto in sella dall’inizio, il nuovo quartiere non si sarebbe mai fatto.

«Effettivamente, Il lavoro che ci sta dietro è incredibile. È stato come spostare lentamente con un trax una montagna di ghiaia. Quanto al mio contributo, oltre al ruolo di memoria storica, credo di aver portato concretezza, minimizzando le discussioni che non portavano a nulla e portandole verso obiettivi concreti, che sono poi quelli che la popolazione si aspetta, non fiumi di parole».

Ci sono progetti a cui è più legato?

«Far collaborare quattro entità locali è stato un gran risultato: finora siamo stati assieme perché abbiamo piacere, nell’interesse delle realtà locali, di collaborare insieme. E reputo un grande risultato anche essere riusciti a portare a casa la pianificazione. Quanto ai progetti puntuali, quelli che mi danno più soddisfazione sono quelli legati al verde, perché sono quelli che portano qualità di vita. Penso al Parco fluviale con la rinaturazione del riale Ligaino, al Pratone di Trevano con lo spostamento dello stand di tiro (dove finalmente sembra che con il progetto del poligono cantonale al Ceneri le cose si stiano muovendo), e al Parco di Trevano. Una volta terminati, saranno luoghi d’incontro che permetteranno di fare comunità e di dare identità al quartiere. Una cosa che mi sembra sempre più rara al giorno d’oggi. Se un domani vedremo l’NQC costruito come previsto, non potremo che essere orgogliosi di quanto fatto».

È stato difficile dire basta?

«Non ho mai avuto problemi di stacco, ed è stata una decisione abbastanza naturale. Lascio con serenità, anche perché ci troviamo in un momento di transito fra la fase progettuale e quella di concretizzazione, che credo sia un buon momento per staccare: non lascerò troppi capitoli aperti».