È corsa all’ufficio cambi: «In euro tutti i risparmi»
«Scusi, possiamo sentirci tra un’ora? Ho diverse persone in attesa allo sportello». È questa la risposta che ci arriva da uno dei tanti uffici di cambio in Ticino quando proviamo a chiamare per capire come sia la situazione con il rafforzamento del franco. «Ci sono parecchi clienti», conferma in effetti Chantal Bossert di Lugachange SA. «Un certo aumento lo avevamo notato già a febbraio, quando si era toccata la parità franco-euro». In estate, poi, il boom. «A giugno e luglio avevamo la coda perenne di persone fuori dall’ufficio, e i lavoratori frontalieri hanno iniziato a svuotare i conti. Infatti, se prima erano soliti tenere una parte dello stipendio qui, ora cambiano tutto. Le riserve sono state azzerate e di mese in mese, adesso, cambiano lo stipendio». Una tendenza che ci viene confermata anche da Vincenzo Londino di Eurolandia SA a Ponte Tresa. «Ormai da qualche mese registriamo code, con un continuo andare e venire di clienti che intendono cambiare i franchi in euro. C’è chi cambia tutti i propri risparmi e sempre più spesso i lavoratori frontalieri svuotano i propri conti».
Come nel 2015
Per trovare una situazione simile, dice Londino, bisogna tornare al 2015, quando la BNS decise di abbandonare la soglia minima di 1,20 franchi per un euro, in vigore dal 2011. «Ma allora fu una cosa improvvisa, inaspettata. Addirittura ci ritrovammo senza più soldi», ricorda Francesco Ardemagni, titolare di Ardelive. «Sette anni fa ci furono persino tre, quattro giornate in cui fisicamente non avevamo banconote da cambiare. Il cambio, però, rimase poco tempo sotto la parità: passò da 1,20 a 1,10, poi 1,05, 0,99, 0,98. Per poi tornare su a 1,03, 1,04 e via. Fu una cosa di pochi giorni». Ora, invece, «il trend si protrae da mesi. Tutti hanno attinto ai loro risparmi e cambiano tutto quello che possono in euro». Già, conferma Bossert, «nel 2015 fu qualcosa di molto rapido, che si esaurì in fretta. In poco tempo, poi, l’euro si riprese. Oggi, invece, questa ripresa non pare essere all’orizzonte». E la situazione, ormai, sembra anche essersi stabilizzata. «Rispetto all’estate, l’euforia sembra essere un po’ passata e il flusso appare ridimensionato», spiega Maura Parini del Cambio Parini di piazza Cioccaro a Lugano. «I clienti si limitano a cambiare lo stipendio, forse perché tutto il resto è già stato cambiato durante le scorse settimane», osserva. «C’è ancora un bel giro, lavoriamo bene, ma non è il boom di qualche mese fa», conferma anche Ardemagni.
Anche i ticinesi
La corsa all’euro delle ultime settimane non ha però riguardato solo i frontalieri. Anche i ticinesi hanno approfittato del cambio favorevole, confermano i nostri interlocutori. «Durante l’estate, in parecchi hanno cambiato i soldi prima di partire per le vacanze», spiega Chantal Bossert. Non sempre, però, si tratta di importi considerevoli. «Noi siamo abituati a lavorare con una clientela abituale. I frontalieri che lavorano nelle aziende in zona cambiano gli stipendi. I ticinesi, invece, cambiano i soldi per poter poi fare la spesa in Italia. Non parliamo di grosse cifre, spesso si limitano a cento euro», ci dicono da Quick Change SA a Mendrisio. Dello stesso avviso anche Ardemagni: «Gli svizzeri? C’erano e ci sono quelli che cambiano per le vacanze. Ma ora come ora c’è anche chi cambia semplicemente per fare la spesa e la benzina oltre confine, visto che conviene». Infine, c’è anche qualcuno che va controcorrente. «Ci sono clienti italiani che per paura di tenere gli euro in mano tendono a venderli, preferendo invece la certezza del franco svizzero, considerato un bene più sicuro».