È morto l’architetto Aurelio Galfetti

Con Aurelio Galfetti, scomparso a ottantacinque anni l’altra notte a Bellinzona, il nostro Paese non perde soltanto un grande protagonista di quella Scuola ticinese che tanto ha fatto parlare di sé in Europa e nel mondo ma anche un uomo di cultura modesto e arguto sempre coerente, nel corso di una carriera lunga e ricchissima, con il suo credo filosofico nel progettare e nel costruire lo spazio dell’esistenza umana. Architetto, urbanista, Professore Emerito e uomo di grande fede nei processi democratici, Aurelio Galfetti è una delle persone che con il suo lavoro e il suo pensiero più ha influenzato la cultura architettonica nel Canton Ticino e in Svizzera dagli anni Sessanta ad oggi. La sua fama come «architetto intellettuale» ha travalicato i confini nazionali e ha conquistato negli anni generazioni di architetti in Italia, in area francofona e nella sua amatissima Barcellona da cui era sempre attratto sia per i suoi forti legami famigliari (è tra l’altro lo zio materno del politico francese Manuel Valls, già Primo Ministro francese all’epoca della presidenza di François Hollande), dalla straordinaria storia urbana della quella città e dai bravissimi colleghi della scuola catalana; è della scorsa settimana la notizia della morte di Oriol Bohigas, padre della «Nueva Barcelona», a cui Galfetti era legato da profonda stima e amicizia.
Nato a Biasca nel 1936, dopo la formazione con l’architetto di Rovio Tita Carloni e in seguito presso il Politecnico federale di Zurigo, Aurelio Galfetti aprì lo studio a Bedano nel 1960. Dall’anno successivo attivò una feconda collaborazioni con i colleghi Flora Ruchat-Roncati e Ivo Trümpy. Di quel periodo i suoi progetti per il Centro scolastico di Riva San Vitale, quello per la Nuova Villa Ortensia all’ospedale neuropsichiatrico di Mendrisio e per il Bagno di Bellinzona. Da lì in poi lungo è l’elenco dei progetti realizzati e dei concorsi portati avanti negli anni sia in proprio che assieme ai colleghi ticinesi Livio Vacchini, Mario Botta, Luigi Snozzi. Ricordiamo ancora volentieri tra gli altri il progetto di trasformazione del Castelgrande a Bellinzona che lo ha occupato per lunghi anni dal 1981 al 2000 e il recente progetto realizzato per l’Istituto di ricerca in biomedicina e per l’Istituto oncologico di ricerca, inaugurato in sua presenza solo dieci giorni fa a Bellinzona.
L’apporto critico
Nel 1996, Aurelio Galfetti assieme a Mario Botta fondò l’Accademia di Architettura di Mendrisio di cui è stato direttore dal 1996 al 2001. Dal 2005 al 2007 diresse il «Master per Advanced Studies in Architecture and Urban Planning» e poi nel 2008 l’importante Diploma su AlpTransit. Fino al 2018 è stato Presidente della commissione di Diploma dell’Accademia. Il suo pensiero, il suo apporto critico al dibattito sulla complessa relazione tra architettura, territorio e paesaggio e la sua architettura così conseguente, sono stati un esempio fondante per tutti coloro che hanno voluto formarsi in architettura a Mendrisio negli ultimi 25 anni.
In più occasione la comunità degli studenti, degli assistenti e dei professori dell’Accademia di architettura hanno recentemente avuto modo di esprimere la forte e profonda stima che li ha sempre legati nel tempo alla personalità di Aurelio Galfetti, «Lio» per i più vicini, per l’importanza del suo ruolo nella formazione di centinaia di giovani che sono in seguito partiti dall’Accademia per portare il senso di ciò che hanno appreso in tutto il mondo.
Come ci spiega commosso l’architetto Marco Della Torre coordinatore di direzione dell’Accademia, «giovedì 2 dicembre, al termine della bella serata organizzata Al Teatro dell’architettura dell’USI per la presentazione del volume appena pubblicato da Mendrisio Academy Press Aurelio Galfetti. Costruire lo spazio, i colleghi e amici Mario Botta ed Esteban Bonell, Walter Angonese, Franz Graf, il Rettore dell’USI Boas Erez e tanti altri si sono uniti in un lungo applauso a “Lio” che nessuno avrebbe voluto terminare».
Aurelio Galfetti continuerà a vivere nel cuore di tanti colleghi, amici e conoscenti per la sua generosità intellettuale e per il suo lascito in termini di contributo alla comprensione dello stretto rapporto tra architettura e territorio e per questo continuerà ad influenzare le future generazioni di architetti, urbanisti e paesaggisti.