E se arrivassero anche le «archistar»?
«Questo progetto potrà dare ulteriore lustro e slancio alla Città, senza dimenticare quanto hanno rappresentato le Officine per la nostra comunità per oltre 100 anni». Ci avevamo visto giusto, il 9 marzo scorso, quando titolammo «Il quartiere del futuro piace alle forze politiche». Il comparto che si svilupperà a tappe dal 2027 al posto dello storico stabilimento industriale ha fatto davvero breccia, mettendo d’accordo destra e sinistra che, all’ombra dei castelli, mica succede tutti i giorni. La Commissione della Gestione - relatori Sacha Gobbi (Lega-UDC) e Tiziano Zanetti (PLR) - ha elaborato un rapporto di otto pagine che è il preludio al via libera che verrà sancito dal plenum nella seduta di martedì 4 aprile. L’hanno firmato tutti ad eccezione di Brenno Martignoni Polti (Lega-UDC) e Giuseppe Sergi (Verdi-FA-MPS-POP).
Come la «Ciudad» di Valencia?
Non ci sarà bisogno di contarsi, dunque, in seno al Legislativo. La strada è spianata. La maggioranza c’è. Per la soddisfazione del Municipio, del Consiglio di Stato e delle Ferrovie che sono convintissimi della bontà dell’operazione che cambierà profondamente il volto dell’area di oltre 100.000 metri quadrati. Dalla ferrovia all’innovazione. Dai treni ai laboratori di ricerca. L’auspicio della Gestione è quello che il Comune «abbia sempre a mantenere la preminenza sulle posizioni che gli spettano in base all’investimento. Il nuovo assetto pianificatorio permetterà la valorizzazione di edifici storici (come abbiamo riferito martedì, parlando della forgia e della salderia; n.d.r.) a cui - si spera - saranno abbinati degli edifici di qualità magari progettati da architetti di fama internazionale». Quest’ultimo, più che un augurio che possa servire da presagio, è qualcosa molto simile ad un sogno. Avere, cioè, un’opera o una costruzione a firma di «archistar» che sia in grado di richiamare anche i turisti.
Dall'Umbracle all'Almenda
Pensiamo alla Ciudad de las Artes y las Cièncias di Valencia, realizzata a metà degli anni Novanta dall’architetto ispano-svizzero Santiago Calatrava, che annualmente attira 4 milioni di visitatori. Potete ammirare l’acquario più grande del continente, godervi un film al cinema, visitare delle esposizioni dedicate alla tecnologia, ascoltare un concerto, assistere ad un’opera teatrale oppure rilassarvi facendo una passeggiata nel parco di 17.000 metri quadri, impreziosito da sculture, denominato Umbracle. Un polmone verde, il nascituro comparto cittadino, l’avrà. E si chiamerà Almenda. Rappresenterà il fulcro assieme alla riconversione culturale-aggregativa della «Cattedrale».
I commissari si attendono degli immobili di «grande qualità, in particolare dal punto di vista architettonico, senza però dimenticare nella visione edificatoria complessiva dell’intera area un senso di unità progettuale. Ad eccezione degli edifici protetti, i nuovi insediamenti dovranno integrarsi bene tra loro». La Gestione può stare tranquilla, dato che vi sarà l’obbligo di concorsi di architettura per la progettazione delle edificazioni di tutti i lotti e che verrà istituita una commissione consultiva municipale che vigilerà sulle varie tappe.
«Pianificazione strategica»
Il preavviso favorevole quasi unanime è giunto anche dalla Commissione del Piano regolatore, ambiente ed energia. Nel rapporto di maggioranza - relatori Claudio Buletti dell’Unità di sinistra e Davide Pedrioli del Centro (non l’ha firmato solo Lorenza Röhrenbach del gruppo Verdi-FA-MPS-POP) - si evidenziano due aspetti di carattere generale. Il primo è quello concernente lo sviluppo economico del Bellinzonese (e non esclusivamente della Città) grazie alle moderne Officine di Castione e alle prospettive del comparto. Ciò consentirà, ad esempio, di evitare la «fuga di cervelli» e di aprirsi ad altre realtà accademiche come, chissà, il Politecnico di Zurigo.
In secondo luogo i commissari hanno posto l’attenzione sul «riorientamento pianificatorio» dell’area e sulle importanti relazioni urbanistiche con il contesto. La richiesta all’Esecutivo è di utilizzare lo stesso approccio quando si dirà addio all’ospedale San Giovanni (nel 2031) che, come noto, verrà sostituito da un nuovo nosocomio alla Saleggina affinché ci sia una «pianificazione territoriale strategica».