Ticino

Ecco la mobilitazione dei docenti, «un'azione necessaria»

Braccia incrociate nelle scuole medie e in altri istituti contro il prospettato abbassamento delle rendite IPCT – Sergi: «Avanti così, coscienti della nostra forza» – Quaresmini: «Un altro taglio del 20%? Diciamo no, in modo democratico» – Non mancano le polemiche
© CdT/Gabriele Putzu
Red. Online
10.05.2023 09:58

Eccolo, lo sciopero. Che coinvolge circa la metà delle scuole medie ticinesi, ma anche altri istituti. I docenti, ricordiamo, stanno incrociando le braccia per protestare contro il prospettato abbassamento delle rendite IPCT, l'Istituto di previdenza del Cantone Ticino. Oggi, mercoledì 10 maggio, è stato appunto indetto il quarto sciopero dei dipendenti pubblici. Molti i docenti che hanno aderito alla mobilitazione. L'azione, aveva scritto nei giorni scorsi l'Associazione ErreDiPi, è necessaria «visto che, dopo mesi dall’annunciato taglio progressivo del 20% delle rendite, da parte del Consiglio di Stato non sono ancora giunte risposte su misure compensatorie soddisfacenti».

I motivi dello sciopero

L'azione, dicevamo, coinvolge quasi la metà delle scuole medie ticinesi e la protesta è sostenuta dai sindacati OCST e VPOD. Hanno aderito anche i licei e altri istituti scolastici. Agli allievi, per contro, era stato spiegato che oggi ci sarebbero stati dei servizi di accoglienza e cura sostitutivi alle lezioni. Alcuni istituti, per contro, hanno invece invitato i genitori a tenere a casa i figli.

I dipendenti pubblici e i docenti, ha scritto ancora ErreDiPi sul proprio sito, scioperano perché «per la seconda volta nell'ultimo decennio l'IPCT prevede un taglio della rendita pensionistica per i propri affiliati. Questo potrebbe portare, in 15 anni, a una riduzione del 40% delle pensioni». E ancora: «Attualmente non sono previste misure concrete di compensazione per evitare di svantaggiare i futuri pensionati».

Le mosse politiche

Sullo sciopero, in questi giorni, si è discusso parecchio. Anche e soprattutto a livello politico. Sulla questione, per dire, è giunta pure un’interpellanza parlamentare all’indirizzo del Governo. Due deputati dell’UDC, il capogruppo Sergio Morisoli e il granconsigliere Andrea Giudici, hanno infatti posto una serie di domande all’Esecutivo. Sul fronte opposto, invece, il sindacato VPOD ha chiesto al Governo di eliminare una disparità di trattamento tra i docenti (la cui assenza verrà considerata astensione dal lavoro) e i funzionari (la cui assenza dovrebbe invece essere considerata come una vacanza o un «affare privato», e quindi non verrebbe effettivamente conteggiata come un vero e proprio sciopero).

La conta degli istituti

ErreDiPi, tramite un comunicato, ha fatto sapere che alla giornata hanno aderito: il Servizio Medico Psicologico di Lugano e quello di Mendrisio con la Socioterapia dell'OSC; le scuole elementari di Ascona; le scuole medie di Acquarossa, Agno, Barbengo, Bellinzona 1, Bellinzona 2, Cadenazzo-Vira, Camignolo, Canobbio, Castione, Chiasso, Gordola, Giornico-Faido, Locarno1, Losone, Lugano1, Lugano2-Besso, Massagno, Minusio, Morbio, Pregassona; i licei di Locarno, Bellinzona, Lugano 1, Lugano 2, Mendrisio, il CPT di Trevano e il CPV di Mezzana. ErreDiPi ha pure fatto sapere che ci sono tre-quattro scuole in cui la mobilitazione, oggi, è puramente simbolica. Nelle altre, invece, ci sono gruppi che scioperano e l'adesione è stata decisa in plenum. Al liceo di Locarno, per contro, scioperano dei singoli perché in plenum lo sciopero non sarebbe passato.

Quattro i presidi principali

La manifestazione, ha ricordato ErreDiPi, non è unitaria ma prevede quattro presidi. Con il coinvolgimento dei manifestanti in vari distretti. A Bellinzona, la prima città coinvolta, la manifestazione è cominciata alle 9.30. Cinquanta, circa, i partecipanti che hanno consegnato una lettera aperta al cancelliere Arnoldo Coduri. Oltre alla capitale, sono stati organizzati presidi anche a Locarno in Piazza Grande, a Lugano nel piazzale del Liceo e a Mendrisio.

Pino Sergi, a nome di Erredipi, ha commentato così la giornata di mobilitazione: «Oggi, all’interno di ufficio in cui lavorano migliaia di dipendenti pubblici, si è scioperato. Dimostrazione che è possibile mobilitarsi. Giorno dopo giorno l’adesione è aumentata: tre quarti delle scuole medie del Cantone hanno scioperato. Dobbiamo essere coscienti della nostra forza e proseguire su questa strada».

A Lugano, a proposito di sciopero, l'adesione dei docenti alla mobilitazione è stata stimata attorno al 50%. Così un docente di educazione fisica intercettato dai nostri microfoni: «Ho deciso di scioperare perché ci stiamo opponendo a questo taglio delle pensioni che, per chi è nato dopo il 1963, è già del 20% e peggiorerà con l'abbassamento del tasso di conversione. Ci stiamo opponendo perché è una questione di dignità e attrattività della professione, ma anche perché vogliamo avere una pensione per poter vivere in maniera dignitosa. Vogliamo misure di compensazione, come successo in altri Cantoni. Basta informarsi. Ne abbiamo parlato anche con gli allievi. C'è chi ci ha sostenuto e chi un po' meno. Noi da anni stiamo pagando un buco che non è nostro».

Enrico Quaresmini, portavoce di ErreDiPi, prendendo la parola proprio sul piazzale del Liceo 1 di Lugano ha detto: «La prima cosa che vorrei dire è grazie, di averci creduto e sostenuto. Sembrava fino all'altro ieri qualcosa di impossibile. E invece lo sciopero è riuscito e sta riuscendo. È uno sciopero che abbiamo deciso noi. Ci dicevano: non potete, non siete un sindacato. E invece sì che potevamo e possiamo. Quando le cose non vanno bene, lo si dice apertamente e con coraggio, senza aver paura di essere stigmatizzati. Una cosa che dico sempre è quella che, a forza di sentirci dire che come lavoratori pubblici siamo dei privilegiati, è come se ci sentissimo addosso questa patina di disprezzo. E allora dico: facciamoci una bella doccia. Non è una guerra fra noi del settore pubblico e i lavoratori del privato. È una lotta che facciamo per tutti. È un movimento di difesa. Sicuramente è possibile trovare qualcuno che sta peggio di noi, ma il punto è: quale prospettiva vogliamo dare ai lavoratori del settore pubblico? Quali rendite ci meritiamo? Un secondo taglio del 20%? No. E siamo qui per dirlo in maniera democratica».

Le prime polemiche

Chi, sicuramente, ha mostrato meno appoggio alla giornata odierna, tornando alla politica, è la destra, che fra le altre cose non ha mai nascosto i propri timori riguardo una possibile politicizzazione degli studenti. Puntuali, non a caso, sono arrivate le prime polemiche via social. «Non è mia intenzione entrare nel merito delle scelte personali dei docenti riguardo all’adesione allo sciopero, ma ritengo che il piano d’azione del liceo di Mendrisio sia inadeguato e irrispettoso nei confronti dei propri allievi» ha scritto al il deputato leghista Stefano Tonini sulla sua pagina Facebook. Lo stesso Tonini ha citato una comunicazione diramata dalla direzione scolastica nelle scorse ore che «obbliga» gli allievi a «comunicare subito alla segreteria LiMe» l'eventuale assenza del proprio docente. «Penso sia vergognoso che una struttura scolastica sia disorganizzata al punto da costringere i propri studenti a comunicare l’assenza del proprio personale dipendente. È questo il livello di organizzazione che ci aspettiamo dalla scuola Svizzera?».

«Indipendentemente dalle scelte personali – ha concluso Tonini –, ritengo che sarebbe stato quantomeno apprezzabile se il corpo docente avesse agito in modo coordinato, comunicando eventuali assenze al fine di garantire la corretta sorveglianza ai giovani liceali. Come deve essere garantito il diritto allo sciopero, forse dovrebbe esserlo anche il rispetto nei confronti dei loro stessi studenti».