Centovalli

Eccovi un intero palazzo da riempire con i vostri sogni

La Fondazione Casa Tondü di Lionza apre un singolare concorso volto a individuare contenuti consoni – C’è tempo fino al 30 novembre per avanzare idee in vista del restauro del seicentesco edificio che ha una storia da romanzo
Il «palazz» fu fatto costruire a metà del Seicento da due giovani emigranti rimasti orfani e adottati da un ricco banchiere di Parma. ©CdT/Archivio
Barbara Gianetti Lorenzetti
Barbara Gianetti Lorenzetti
18.06.2020 15:42

Immaginate di avere a disposizione un intero palazzo nel quale realizzare i vostri sogni. E non un palazzo qualunque, ma un edificio di prestigio, fascinoso e particolare, risalente alla seconda metà del Seicento, con alle spalle una storia da romanzo. Vi stuzzica l’idea? Bene, perché da oggi potreste vederla diventare realtà. Dove? Nella piccola frazione centovallina di Lionza. Là sorge Casa Tondü, bene architettonico tutelato a livello cantonale, del cui restauro si parla ormai da diversi anni. Tanto che un progetto di massima già è stato abbozzato. Ma la fondazione che se ne sta occupando ritiene più razionale e costruttivo andare avanti solamente quando si conosceranno i contenuti futuri del palazzo. Da qui la scelta del concorso di idee, aperto a tutti fino al prossimo 30 novembre.

La rinascita di Casa Tondü non è solamente un’operazione architettonica, storico-etnografica e culturale. Attorno all’antico palazzo, preziosa testimonianza dell’emigrazione ticinese in Italia, ruotano infatti altri aspetti, che riguardano il rilancio delle alte Centovalli, regione periferica che da tempo ormai – come altre simili – deve fare i conti con lo spopolamento e con la scomparsa di servizi e infrastrutture. Serve, insomma, un colpo di genio perché rianimare l’edificio porti anche ossigeno al territorio nel quale sorge.

Fantasia e creatività

«Proprio per questo – spiega Daniele Maggetti, presidente della Fondazione Casa Tondü – ci è sembrato interessante e fecondo dare a tutti l’opportunità di esprimersi su eventuali contenuti». E quando dice tutti, intende proprio tutti. Senza preclusione di formazione o di disponibilità finanziaria. L’importante è dar sfogo alla fantasia e alla creatività. Ovviamente mettendo sul tavolo una proposta sostenibile e che abbia senso. Praticamente inesistenti le condizioni, salvo che – trattandosi di un bene tutelato – sarà necessario mantenere le caratteristiche dell’edificio. Pure esclusa, inoltre, ogni idea di uso esclusivamente privato «e – aggiunge Maggetti – saremo attenti a determinati criteri etici e sociali. Con un obiettivo: quello che vi sia una certa apertura verso l’esterno. Casa Tondü, insomma, dovrà anche essere un luogo di scambio con il pubblico locale e di passaggio». Fissato al 30 novembre, come detto, il termine di inoltro delle proposte (il bando di concorso e le relative informazioni si trovano sul sito www.palazzotondu.ch). Oltre che attraverso i media (anche social) l’iniziativa sarà pubblicizzata attraverso associazioni e enti attivi nel settore del recupero architettonico, con l’obiettivo di raggiungere interessati anche nel resto della Svizzera e, perché no, all’estero. La giuria (composta, fra gli altri, dall’architetto Benedetto Antonini, dal docente universitario Pietro Beritelli, dall’hospitality manager Emanuele Patelli e dall’albergatore Diego Glaus, oltre che dallo stesso Maggetti) procederà ad una prima selezione di 5 idee, che potranno poi essere approfondite. Entro fine anno si dovrebbe giungere alla scelta finale e al vincitore andranno 20 mila franchi per poter dettagliare ulteriormente il progetto. Difficile situare nel tempo le tappe della procedura fino alla conclusione del restauro, ma ci si è comunque posti un intervallo attorno ai 5 anni. Ora, dunque, non resta che farsi sorprendere. Considerando che Casa Tondü potrebbe pure diventare il fulcro di una struttura diffusa (un po’ sul modello di quella in fase di realizzazione a Corippo, ma meno estesa), vista la possibilità di acquisire anche alcuni edifici adiacenti.

Una tragica morte

La storia del «palazz» (com’è chiamato in valle) è legata a filo doppio a quella dei molti emigranti che nei secoli passati lasciarono le Centovalli. Fra loro c’era anche Andrea Tondü, spazzacamino: attorno al 1630 partì per l’ennesima volta verso l’Italia, portando con sé i figli di 13 e 7 anni. A Parma, sulla via del ritorno, la tragedia: Andrea cade nel camino che stava pulendo, perdendo la vita. Il padrone di casa, ricco banchiere e possidente, decide allora di adottare i due orfani, allevati come signori e eredi di una grande fortuna. I ragazzi non dimenticarono la loro terra d’origine e vi fecero costruire cappelle, stalle e case, fra cui anche il palazzo di Lionza.