Il punto

Elisabeth Baume-Schneider: «Berna disinteressata al Ticino? Non è vero»

La consigliera federale ha parlato a margine della sua visita a Chiasso, annunciando più sicurezza ai Centri d'asilo – I sindaci di Balerna, Chiasso e Novazzano in coro: «Solidali sì, ma non a queste condizioni» – De Rosa: «Abbiamo richiesto una revisione della strategia e un sostegno al nostro Cantone»
©Gabriele Putzu
Red. Online
06.11.2023 13:40

Elisabeth Baume-Schneider, infine, è arrivata in Ticino. A Chiasso, nello specifico, dove (ipse dixit) vivrebbe volentieri riprendendo così una polemica avviata da Marco Chiesa. Per comprendere, in prima persona, le difficoltà che sta vivendo il Mendrisiotto nell’accogliere un numero così elevato di migranti. La consigliera federale, a tal proposito, ha incontrato le autorità comunali e quelle cantonali. Un incontro confluito, nel primo pomeriggio, in una conferenza stampa. Alla quale, oltre a Baume-Schneider, hanno preso parte anche il consigliere di Stato e attuale presidente Raffaele De Rosa e i sindaci di Balerna, Chiasso e Novazzano Luca Pagani, Bruno Arrigoni e Sergio Bernasconi.

In francese, Baume-Schneider ha ribadito che la Berna federale non è affatto indifferente ai problemi del Mendrisiotto e del Ticino: «Lavoriamo ogni giorno, ve lo garantisco. I contatti sono numerosi, di qualità, tanto con i consiglieri di Stato ticinesi quanto con la deputazione ticinese alle Camere. Il Centro federale d'asilo di Chiasso è il primo che ho visitato dopo la mia nomina. Non solo, sono informata regolarmente della situazione e oggi ho visitato, con Claudio Zali, sia la dogana sia il Centro federale d’asilo di Pasture. Ho avuto conferma che le nostre frontiere sono controllate».

Lo scambio con le autorità, ha detto Baume-Schneider, è stato franco e lungo. «Ho ascoltato, ho preso atto delle preoccupazioni. Ringrazio i tre sindaci di aver accettato il mio invito, abbiamo analizzato le proposte fatte per migliorare ciò che può essere migliorato. Come consigliera federale devo appoggiarmi ai fatti. E il fatto che una parte della popolazione si senta insicura non può essere sottaciuto. E bisogna prendere delle misure. Non bisogna poi dimenticare che la maggior parte di chi fa domanda d’asilo si comporta correttamente. La minima parte di chi commette reati rischia di compromettere la nostra politica d’asilo».

E ancora: «La situazione migratoria è tesa in tutta la Svizzera, Ticino incluso. Ci sono due fattori che contribuiscono a questa tensione: l'aumento delle domande d'asilo e delle richieste di Statuto S. Il Ticino vive una situazione particolare alla sua frontiera sud, ma non è l'unico». La legge svizzera, tuttavia, al riguardo è chiara. «E il Ticino non è una regione egoista, è solidale, aperta. Ma se vogliamo che questa solidarietà possa continuare dobbiamo capire come migliorare la situazione. Prevedo di tornare in Ticino a inizio 2024. Non solo per fare il punto della situazione, ma per capire ciò che funziona e ciò che no. E per mostrare alla popolazione che non vogliamo affatto trattare la frontiera sud e il Ticino in maniera differente».

Fin qui le buone intenzioni. Ma i fatti? Baume-Schneider ha informato i suoi interlocutori di aver incaricato la SEM, la Segreteria di Stato della migrazione, di potenziare in modo permanente le misure di sicurezza e di prevenzione a livello di Centri federali d'asilo e dei dintorni, in particolare con personale e pattuglie supplementari, nonché attuando più programmi occupazionali d'intesa con i Comuni. Il Dipartimento federale di giustizia e polizia sta pure preparando nuove basi legali per rinforzare la sicurezza e la prevenzione nei Centri federali d'asilo.

La regione d'asilo «Ticino e Svizzera centrale» accoglie attualmente un massimo di 1.390 richiedenti, il che corrisponde pressappoco alla chiave di riparto proporzionale alla popolazione. Circa 650 di questi possono essere alloggiati in Ticino in virtù di accordi conclusi con quest'ultimo. In totale, la SEM ha aumentato le capacità di alloggio da 5.000 posti letto in situazione ordinaria a oltre 10.000. Quando un Cantone prende in carico più della sua quota di richiedenti l'asilo al loro arrivo, questo sforzo è compensato nel quadro dell'attribuzione ai Cantoni dei casi che devono essere trattati in procedura ampliata.

Questi ultimi mesi la migrazione verso l'Europa è fortemente aumentata. Finora, durante l'anno in corso sono state registrate quasi 16.000 entrate irregolari alla frontiera meridionale della Svizzera. Alcuni di questi migranti sono stati rinviati in Italia sulla base di un accordo bilaterale di riammissione. Dopo il controllo alla frontiera, meno del tre per cento dei migranti deposita una domanda d'asilo in Svizzera.

De Rosa: «Solidali, ma...»

De Rosa, dal canto suo, dopo i ringraziamenti di rito ha dichiarato che il momento di scambio con la consigliera federale è stato «molto utile». Il sud del nostro Paese, ha proseguito, «si contraddistingue come crocevia dei passaggi migratori». Quanto alle problematiche, il consigliere di Stato ha detto che «da diversi mesi il Centro di Chiasso è sottoposto a forte pressione». Il numero di entrate illegali in Svizzera, ha proseguito De Rosa, «è molto importante». Entrate che aumentano il senso di insicurezza fra la popolazione e, analogamente, la sfiducia nelle istituzioni. L'elenco di episodi, in questo senso, è lungo. «Nelle ultime settimane sono capitati episodi gravi, sono stati e vengono commessi atti illegali oltre a comportamenti illeciti. Atti rivolti anche a persone vulnerabili, che compromettono la convivenza pacifica suscitando sentimenti di sfiducia. La disponibilità da parte dei ticinesi è messa a dura prova. Per questo, abbiamo richiesto una revisione della strategia e un sostegno al nostro Cantone. In particolare, negli scambi avuti con Baume-Schneider abbiamo chiesto di ridurre i numeri in presenza a Chiasso e di avere una revisione della chiave di riparto della distribuzione su tutti i cantoni. Ma anche di avere risposte rapide sulle richieste di asilo e di rendere più celeri le pratiche di rimpatrio. Ci siamo purtroppo resi conto come negli ultimi anni le emergenze e i conflitti stiano aumentando. È importante dotarsi di nuovi strumenti. Il nostro Paese si distingue da sempre per il grande spirito di solidarietà e accoglienza. Ma per evitare una maggiore diffusione del clima di tensione ribadiamo la necessità di implementare misure efficaci e puntuali».

La parola ai sindaci

Bruno Arrigoni è stato il primo fra i sindaci a parlare. «Le persone vanno spalmate meglio sul territorio. Chi ha il carico di queste persone, attualmente, sono Chiasso, Novazzano e Balerna. Questa situazione a noi non va bene, non va bene ai nostri cittadini. Sulla massa, se una piccola percentuale di richiedenti l'asilo si comporta male possono nascere situazioni spiacevoli e la popolazione si sente insicura. Chiasso ha il 40% di stranieri ben integrati sul proprio territorio. Stranieri che tengono quasi di più alla propria cittadina. Ma questi eventi che, oramai, si verificano praticamente giornalmente inficiano sulla qualità della vita di Chiasso. E sono eventi che ci preoccupano parecchio. E poi, se c'è una legge bisogna rispettarla. Se la legge ha delle lacune, inoltre, va migliorata. Non abbiamo bisogno dell'esercito alla frontiera. Ma solo di buonsenso».

Luca Pagani, dal canto suo, ha parlato anche di escalation a livello di reati. Non solo come numeri, ma come tipologia. «La regione Ticino e Svizzera centrale è grande, è impensabile pensare di risolvere la questione migratoria solo nei Centri dei nostri Comuni. Serve un concetto di sicurezza non solo all'interno dei Centri ma anche nel territorio. Servono più forze dell'ordine. E verso chi sgarra ci vuole fermezza. Ma perché ci possa essere fermezza devono esserci gli strumenti. Altrimenti, ne va dell'immagine generale. Perché derive e sentimenti ostili finiscono per coinvolgere tutti i richiedenti l'asilo. Cosa che non vogliamo assolutamente. Noi siamo disposti a fare la nostra parte, come Mendrisiotto, ma non così. Le regole devono cambiare».

Sergio Bernasconi, infine, ha sottolineato che il tema «è sicuramente molto sentito». Ma senza «la solidarietà di tutti difficilmente riusciremo a garantire qualcosa di degno a queste persone». E non è «ammassando tutto e tutti che possiamo soddisfare le esigenze dei richiedenti l'asilo».

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