Ermotti: “Andremo in pensione a 72 anni”

Il capo di UBS ieri a Gentilino ha parlato di tutto e di più, dai suoi legami col Ticino alla Brexit
John Robbiani
17.11.2017 00:05

GENTILINO - Calcio, gorilla e bodyguard, voli in aeroplano, pensioni e una Svizzera che resta forte nell'innovazione ma che perde competitività in diversi altri campi. È stata una lunga chiacchierata quella che l'ex direttore del CdT Giancarlo Dillena ha avuto ieri sera con Sergio Ermotti a Gentilino (entrambi ospiti della sezione PLR di Collina d'Oro). Una chiacchierata in cui in un'oretta, appunto, si è parlato un po' di tutto e in cui il timoniere di UBS si è confidato con il pubblico presente.

Ticino: quel posto chiamato casa - Si è iniziato parlando proprio dei suoi legami con Collina d'Oro. «Legami iniziati - ha spiegato Ermotti - il 3 luglio del '92, quando mi sono sposato a Montagnola. E poi nel '94 quando, il giorno della nascita di mio figlio, ho comprato casa. Pur poi passandoci poco tempo, perché poi siamo stati a Londra a Zurigo e New York, la mia casa è Montagnola. E già quando ero giovanissimo, e lavoravo a Zurigo, comunque facevo il pendolare tornando in Ticino per il weekend. In Ticino ho anche ancora un ufficio».

Sveglia alle 5.45 – Ma come è la giornata tipo dell'uomo al vertice di UBS? «Giornate tipo probabilmente non esistono. Di solito mi sveglio alle 5.45, faccio palestra e entro in ufficio vero le 7.15. La giornata lavorativa finisce attorno alle 19.15. C'è molto da fare. Gestire il passato e il presente. C'è forse ancora poco tempo per preparare il futuro».

La sicurezza – Ermotti è alla testa del principale gruppo bancario elvetico e di uno dei principali al mondo. Quando viaggia è accompagnato da agenti di sicurezza? «Di solito sì, soprattutto quando viene annunciato che sarò presente in un determinato luogo. Oggi la situazione è diversa e anche in Svizzera, in generale, la situazione è sicura. Ma in alcune parti del mondo è meglio avere la sicurezza. Non dimentichiamo che chi svolgeva il mio compito, ma in Deutsche Bank, è stato ucciso da un attentato in Germania». Alfred Herrhausen, capo della principale banca tedesca, rimase vittima di un attacco dinamitardo in Assia nel 1989, attribuito alla Rote Armee Fraktion.

Un calcio alla Serie A – Si è parlato anche di calcio, una delle grandi passioni di Ermotti (che tra l'altro è presidente anche del Football Club Collina d'Oro). «Da giovane studiavo poco e facevo tanto sport. La passione era il calcio. Sognavo di diventare professionista e ho pure giocato nelle riserve del Chiasso quando era in Serie A». Poi uno stiramento ai legamenti della caviglia. «Un infortunio che mi ha fatto capire di concentrarmi su altro». Un infortunio che forse l'ha indirizzato con convinzione verso una carriera bancaria che l'ha portato in giro per il mondo («Zurigo, Londra, New York») e alla testa di uno dei principali gruppi mondiali (senza dimenticare lo stipendio: 13,7 milioni l'anno).

Lugano, Milan e Chelsea – «Tifo Lugano e Milan – ha spiegato Ermotti – e nel mio periodo a Londra simpatizzavo per il Chelsea. Ma quando hanno iniziato a vincere solo perché avevano i soldi hanno perso un po' di simpatie».

Una vita in aeroplano – E quante ore passa Ermotti in aeroplano ogni settimana? «Non moltissime in realtà. Sono viaggi corti, spesso in Europa. Ma comunque almeno due volte la settimana sono in volo. Poi vado circa 4 volte l'anno in Asia e 4 o 5 volte in America. I viaggi lunghi sono meglio. Ci si può rilassare».

«UBS non lascia la Svizzera» - A questo punto della serata le domande di Dillena sono entrate in argomenti più seri. Ad Ermotti sono per esempio stati chiesti chiarimenti in merito a una recente intervista in cui dichiarava che UBS potrebbe lasciare la Svizzera. «In realtà – ha spiegato - al giornalista avevo detto che uno dei punti chiavi di UBS è quello di restare in Svizzera. Mi aveva chiesto se ritenessi impossibile un trasferimento della banca all'estero e ho semplicemente detto che nulla è impossibile. D'altra parte ancora recentemente una grossa banca svedese si è spostata in Danimarca. Ma fondamentalmente è stato un bene che sia passata quella frase e che il giornalista abbia forzato un po' la mano (io stesso sono consapevole che i giornalisti con le mie frase poi ci monteranno la panna). Ha fatto discutere e riflettere. La Svizzera deve difendere la sua competitività e nulla può essere dato per scontato. Soprattutto se pensiamo che le nostre grandi multinazionali sono possedute all'80% da capitali esteri».

«Troppe regole» - La competitività svizzera è un tema su cui Ermotti si è già espresso molte volte. Per il capo di UBS il Paese sta perdendo velocità e attrattività. Colpa della burocrazia e anche della politica. «C'è un po' un abuso della democrazia diretta tra i partiti di Governo. Se si è al Governo, e si porta avanti una politica di collegialità, non si può poi fare l'esatto contrario utilizzando con così tanta facilità lo strumento dell'iniziativa popolare». Ermotti ha ricordato che la Confederazione è al secondo posto nella classifica stilata dal World Economic Forum per quanto riguarda innovazione e predisposizione del territorio ad accogliere iniziative economiche. «Ma quando si guarda alla facilità di aprire un'azienda la Svizzera si ritrova al 33esimo posto (nel 2005 eravamo al decimo) e addirittura al sessantesimo se si considera la complessità delle domande di costruzione. Il numero di nuove aziende è in calo e se è vero che siamo forti nell'innovazione, nella ricerca e nei Politecnici, è anche vero che poi nessuno sviluppa questi progetti in Svizzera. Per le banche era necessario avere più regolamentazione per evitare quello che è successo 10 anni fa. Infatti noi non chiediamo meno regole. Chiediamo però che non siano di più. E bisogna ricordarsi che se abbiamo un'economia forte è anche perché abbiamo sempre avuto un sistema bancario forte, che offriva finanziamenti a basso costo. Ancora oggi lo spread sui presiti ipotecari applicato in Svizzera è tra i più bassi al mondo».

In pensione a 72 anni - E si è parlato anche di pensioni. «Mi spiace essere schietto, ma a una persona di 35 anni dobbiamo dire che lavorerà fino a 70 o 72 anni. Senza una riforma strutturale, ma limitandoci a riforme finanziarie come quella proposta recentemente, non c'è alternativa. La speranza di vita è cresciuta, la demografia è in calo e c'è anche una diffusa contrarietà all'immigrazione. O si risolve la situazione o ci sarà uno scontro generazionale. I giovani inizieranno a dire che non vogliono più pagare per i vecchi».

Brexit e bitcoin - Si è infine pure discusso di Brexit. Per Ermotti «ci perderà l'Europa e ci guadagneranno Stati Uniti e Asia. È vero che alcune società lasceranno Londra per arrivare sul Continente. Ma, al netto, a perderci sarà l'Europa». E la Svizzera? «Dovrà fare attenzione agli inglesi per quanto riguarda la gestione patrimoniale e il private banking. Potrebbero concentrarsi su questo settore, in cui oggi siamo noi i principali attori in Europa. Ma le cose cambiano in fretta, basti pensare che un tempo Zurigo e Ginevra erano le piazze più importanti per gli eurobond ed è bastato introdurre la tassa di bollo per vedere questo mercato scomparire e trasferirsi a Londra e a Lussemburgo». Ermotti si è poi detto scettico sui bitcoin. «Non ne capisco il senso. Mi sembra una moderna catena di Sant'Antonio o i tulipani in Olanda: una bolla».