Il sondaggio

«Evitare i precetti? Una questione culturale»

In base a uno studio condotto da Comparis il 12% dei ticinesi ha un atto esecutivo pendente - Fernando Piccirilli: «Nel nostro cantone le Valli sono le regioni più disciplinate»
Foto Archivio CdT
Federica Galfetti
28.12.2018 06:00

BELLINZONA - Il 12% dei ticinesi ha attualmente un’iscrizione nel registro delle esecuzioni. Allargando lo sguardo al resto del Paese, il Ticino non sembra sfigurare nella classifica regionale, mostrando infatti una percentuale pari a quella rilevata nella Svizzera tedesca. Il fanalino di coda risulta essere la Svizzera romanda, con un 22% di persone che ha solleciti o ingiunzioni di pagamento in essere. I dati emergono da un sondaggio del servizio online di Comparis, svolto su un campione rappresentativo di 1.047 persone durante il mese di ottobre. E in questo quadro in Ticino ad avere già avuto una o più volte una procedura di esecuzione è invece il 23% degli interpellati. La percentuale è invece del 21,5% nella Svizzera tedesca e del 29,9% nella Svizzera romanda. «In base alla statistica di cui disponiamo e alla nostra esperienza personale, le prime fatture a non essere pagate sono quelle dell’Ufficio esazioni e della cassa malati» spiega il responsabile degli Uffici cantonali di esecuzione Fernando Piccirilli. Una prima differenza, questa, rispetto a quanto rilevato a livello nazionale da Comparis che invece mostra quale prima voce di indebitamento l’abbonamento per il cellulare e internet. «Le fatture delle compagnie telefoniche solitamente vengono pagate in Ticino perché altrimenti viene interrotto il servizio» osserva Piccirilli. Malgrado il Ticino mostri una fascia salariale mediamente più bassa rispetto al resto della Svizzera, la quota di precetti esecutivi non è la più elevata a livello regionale. Una mancata correlazione che Piccirilli riconduce a «una questione culturale». Per poi specificare che «dare una spiegazione scientifica è difficile. Forse a sud delle Alpi tendiamo maggiormente a onorare i nostri debiti. In tutto il cantone sono comunque 180.000 all’anno i precetti esecutivi, in leggera diminuzione dal 2016 a questa parte». A partire da gennaio entrerà inoltre in vigore una modifica alla Legge federale sull’esecuzione e sul fallimento che prevede una maggiore protezione per chi è oggetto di precetti esecutivi ingiustificati. La modifica è frutto di un’iniziativa parlamentare presentata dal consigliere agli Stati ticinese Fabio Abate e potrà forse ridurre il numero degli atti presentati.

In particolare Piccirilli rileva come siano «le Valli le regioni con un tasso maggiore di precetti esecutivi ritirati. Sembra esistere ancora una sorta di controllo sociale, così che si preferisce pagare piuttosto che figurare sul Foglio ufficiale. In Città come Lugano sfiorano invece il 60% gli atti esecutivi non ritirati, a causa forse dell’anonimato di cui tendenzialmente gode l’agglomerato urbano». «Tra le persone con un reddito familiare inferiore a 4.000 franchi al mese, circa una su due ha già ricevuto un precetto esecutivo» indica sempre lo studio di Comparis, che prende poi in considerazione la spesa per l’affitto, che «rappresenta un tabù per i consumatori svizzeri. Il 13% degli intervistati ha dichiarato di non aver pagato l’affitto puntualmente almeno una volta. Per i redditi familiari inferiori a 4.000 franchi, la percentuale è quasi del doppio (24%)». A commentare i dati riguardanti l’affitto è poi l’esperto del settore bancario di Comparis Dominik Weber: «Chi guadagna poco spesso non ha la possibilità di pagare le fatture in tempo. Nella maggior parte dei casi deve scegliere cosa pagare mese per mese e lasciare certe fatture in sospeso. E questo può portare rapidamente a un circolo vizioso». Il sondaggio peraltro evidenzia come in Svizzera gli uomini siano meno disciplinati delle donne nel pagare le fatture. Con una percentuale del 27,6% contro una del 19,5%, le donne si dimostrano più oculate nella gestione del proprio budget. Una situazione che per la mancanza di dati statistici in Ticino non può essere confermata: «A volte succede che sia la moglie a saldare le fatture del marito, ma è solo una questione di organizzazione familiare e niente di più» prosegue Piccirilli. Per poi specificare come «non sia possibile fornire indicazioni in questo senso, proprio perché non si dispone di dati suddivisi in base al sesso».