Fantascienza: perché è fondamentale per immaginare il futuro
La fantascienza consente di immaginare il futuro. O, meglio, di pensare ad «altri futuri». Ed è per questo importante per educare le nuove generazioni. Ne è convinto Michele R. Serra, giornalista culturale che giovedì 16 gennaio terrà una conferenza sul tema alla Biblioteca del Liceo Lugano 2: «È ancora possibile per la fantascienza svolgere il suo ruolo di precorritrice del futuro? Forse sì, soprattutto quando si tratta di delineare possibili scenari del rapporto tra uomo e macchina, hardware e software».
Trascendere i limiti umani
Genere letterario, estesosi poi al cinema, in cui l’elemento narrativo si fonda su ipotesi o intuizioni di carattere più o meno plausibilmente scientifico e si sviluppa in una mescolanza di fantasia e scienza. È questa la definizione che l’enciclopedia Treccani dà di «fantascienza». L’idea di trascendere i limiti umani in qualsiasi modo è, da una parte, un desiderio e, dall’altra, una grande paura. Un tema che affascina molto Michele R. Serra, nato all’inizio degli anni Ottanta e per questo – dice – «parte dell’ultima generazione che è riuscita a vedere il mondo “prima e dopo” il grande cambiamento tecnologico».
La fantascienza è stata una grande risorsa negli anni pre-Duemila, dalla letteratura al cinema. Oggi, l’impressione è che ci sia un po’ di stanchezza nell’immaginare il futuro. «Forse perché siamo concentrati su temi più urgenti - dal cambiamento climatico all’avanzamento tecnologico -, che modificano il nostro modo di essere umani», spiega il giornalista. «Non è chiaro se siamo arrivati a un punto in cui la fantascienza non ci serve più. Oppure se, banalmente, quello che vediamo nel mondo oggi è già una sceneggiatura più perfetta di quella a cui potrebbe pensare uno sceneggiatore».
Un nuovo rapporto tra uomo e tecnologia
Siamo passati da Alien (1974), Blade Runner (1982), Terminator (1984), RoboCop (1987). In realtà, negli ultimi vent’anni sul grande schermo la fantascienza non manca. «Il cinema mainstream è molto fantascientifico. I supereroi, Iron Man, Guardiani della galassia, ma anche gli stessi Hunger Games. Abbiamo tanta fantascienza, che però si concentra soprattutto su narrazioni distopiche. A cui si sommano tanta nostalgia (l’esempio migliore è forse Ready Player One di Steven Spielberg) e il retro-futurismo».
Michele R. Serra fa riferimento anche ad alcuni libri coreani in cui autori e autrici esplorano «altre parti» della fantascienza. «Ci sono narrazioni molto interessanti che, a differenza del passato, si concentrano forse meno sull’avanzamento tecnologico e più su quello che potrebbe essere un nuovo rapporto tra l’uomo e la tecnologia». E il punto è proprio questo: «Siamo arrivati a un momento storico in cui, da una parte, possiamo pensare che il futuro sia impossibile da immaginare ma, dall’altra, lo stiamo già immaginando mentre parliamo. La fantascienza ha ancora un ruolo importante nel darci un’idea di quello che potrebbe essere il futuro, vicino e lontano».
Indispensabile per guardare al futuro
Insomma, «anche se non conosciamo la direzione che la fantascienza prenderà, sappiamo che continuerà a esistere», conclude il giornalista. «Magari si inaridiranno i filoni degli ultimi cinquant’anni: lo spazio, le invasioni aliene, il post-apocalittico, il distopico. L’idea di fantascienza, così come la conosciamo nell’ultimo decennio, non sarà più negativa. Come abbiamo già visto nelle pellicole Her (2013) e Arrival (2016). Non so esattamente a quale punto siamo arrivati. So, però, che entrambi i punti di vista sono validi: se è vero che stiamo vivendo una realtà a volte più forte di una sceneggiatura, sono pure certo che le narrazioni ci serviranno ancora nei prossimi vent’anni per guardare al nostro futuro».
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PopCorn è il podcast sul cinema curato da Marcello Pelizzari e Michele Montanari