Gran premio

Formula E: adesso Lugano è fredda

Dopo le esperienze di Berna e Zurigo con l’e-prix il sindaco Marco Borradori ripensa l’idea di portare la corsa di auto elettriche in città
Foto Keystone
Giuliano Gasperi
28.06.2019 06:00

LUGANO - Un tempo sulle rive del Ceresio era attesa come una grande ospite. Certo, non da tutti, ma la prospettiva di sentirsi Montecarlo per un giorno e veder sfrecciare per le vie del centro un serpentone di auto da corsa, seppur elettriche, a Lugano aveva creato una buona dose di entusiasmo. Le cose poi sono andate come sappiamo: l’accordo fra la città e gli organizzatori non è arrivato e la Formula E ha strerzato verso la Svizzera interna. Alcuni la rimpiangono, altri no, altri ancora non ci pensano proprio. La recente notizia della rinuncia di Zurigo ad ospitare le auto elettriche l’anno prossimo, tuttavia, la domanda la pone: Lugano potrebbe o dovrebbe rientrare in gioco per accogliere l’e-prix? Dal sindaco Marco Borradori, che a suo tempo era stato fra i maggiori sostenitori del gran premio, riceviamo una risposta piuttosto fredda: «In questo momento è difficile rispondere alla sua domanda. Vediamo se gli organizzatori si fanno vivi – conditio sine qua non per parlare di un’edizione luganese – e quali sono le condizioni che mettono sul tavolo. Le esperienze di Zurigo e Berna devono essere attentamente analizzate: una manifestazione sportiva dovrebbe essere una festa, possibilmente inclusiva. Contestazioni, malumori e danni alle cose non sono delle buone premesse in tal senso».

Nella città sulla Limmat, dopo la corsa del 2018, il Municipio ha respinto la richiesta degli organizzatori per il 2020. A decretare il no sono state le obiezioni del Politecnico, che non vuole la gara né nel 2020, né mai. Questo perché gli interventi strutturali legati all’evento non sono compatibili con i piani di sviluppo del campus dell’Hönggerberg. Problemi di spazio, come quando a Lugano era stata avanzata l’ipotesi di rimpicciolire i marciapiedi di viale Cattaneo. Tornando a Zurigo, ad assistere alla gara del 2018 erano arrivati in centomila, però anche allora c’erano stati malumori, con abitanti e commercianti del quartiere di Enge, in riva al lago, che aveva lanciato una petizione contro l’e-prix. Il Municipio era arrivato alla conclusione che la zona non era adatta: le strade e le vie laterali erano troppo strette e l’impatto logistico troppo importante. Quest’anno è stata la volta di Berna e anche là ci sono stati dei problemi: un migliaio di persone ha protestato contro il gran premio percorrendo il circuito in bici per mostrare come dovrebbe essere la mobilità moderna in una città, ossia «inclusiva, lenta e a risparmio energetico» è stato scandito. Questi insomma sono stati i «perché no». Tuttavia non si può negare che sull’altro piatto della bilancia ci siano diversi «perché sì», in primis a livello d’immagine e d’indotto. Se il santo vale la candela sta ad ogni singola città stabilirlo, soprattutto in base all’accordo che propongono gli organizzatori. Una città che oggi ci crede è St. Moritz. «Offriamo volentieri asilo alla Formula E» ha affermato il sindaco Christian Jott Jenni. Per Pascal Derron, CEO dell’organizzazione, sarebbe una gara unica. «Miriamo a una partnership a lungo termine, concentrata anche su simposi e festival sul tema della mobilità».