Luino

Fornasette, migranti al confine: «L'ex caserma pronta a fine maggio»

L'impiego dell'immobile, è stato tuttavia specificato dal cosiddetto tavolo permanente istituito per affrontare la questione, è previsto solo «in via eccezionale»
©Chiara Zocchetti
Andrea Camurani
21.03.2025 09:21

Lavori di ristrutturazione completati entro la fine di maggio, ma impiego dell’immobile solo in via eccezionale, cioè a fronte di situazioni emergenziali legate a una recrudescenza degli arrivi di migranti. C’è un passo avanti sulla questione della ex caserma dei carabinieri di Fornasette, località in prossimità del valico di frontiera in territorio di Luino: l’immobile era stato individuato da oltre un anno dalla prefettura di Varese (dunque organo di diretta emanazione governativa) a fronte della richiesta del Ministero dell’Interno per individuare immobili sul territorio da destinare all’accoglienza dei richiedenti asilo.

Si tratta dei CAS, centri di accoglienza straordinaria sparsi su tutto il territorio nazionale, che hanno il compito di ospitare chi richiede protezione internazionale. Una scelta che aveva e ha fatto discutere sia sul fronte italiano, sia su quello ticinese. Per questo il prefetto di Varese, Rosario Pasquariello, aveva istituito un tavolo permanente per affrontare la questione, tavolo che si è riunito giovedì e che ha definito alcuni passi avanti sul tema, primo fra tutti quello afferente la tempistica.

L’ex caserma dell’Arma sarà pronta per la fine di maggio. Il direttore dei lavori ha precisato che dagli atti prodotti al Comune di Luino emerge «che i lavori in opera sono conformi alle norme urbanistiche, edilizie e igieniche e che non si tratta di alcuna variazione della destinazione d’uso dell’immobile, essendo ''temporaneo'' l’uso del medesimo ai fini dell’accoglienza straordinaria di richiedenti protezione internazionale».

L’altro tema importante emerso dall’incontro riguarda l’impiego (appunto solo «eventuale») della struttura: lo stesso prefetto, «preso atto che i lavori si concluderanno entro la fine di maggio 2025, ha confermato che la struttura sarà attivata solo ove dovessero aumentare i flussi degli sbarchi e la conseguente emergenza profughi; nel qual caso si procederà ad assegnare l’immobile a due nuclei familiari».

Il sindaco di Luino, Enrico Bianchi, ha assicurato l’attività di rete istituzionale e sociale con il coinvolgimento degli esponenti del terzo settore attivo sul territorio, delle parrocchie e della cooperativa sociale che gestirà il centro.

L’incontro ha visto la presenza anche della controparte elvetica interessata: erano presenti la vicesindaca del Comune di Tresa, Margherita Manzini, e il capo area della polizia cantonale del Cantone Ticino, maggiore Marco Zambetti. Alla riunione era presente anche il rappresentante delle minoranze di Luino, l’avvocato Furio Artoni, che a margine dell’incontro ha manifestato perplessità per la posizione del centro, che risulta essere direttamente a ridosso dell’area di confine in una zona che, dal lato italiano, è priva di servizi per i cittadini e scarsamente collegata con il centro abitato. Ha tuttavia ricevuto la rassicurazione che «in caso di arrivi di migranti, si tratterà di famiglie e non di singoli richiedenti asilo». La prossima riunione in prefettura a Varese è prevista appunto per la fine di maggio quando i lavori di ristrutturazione dell'ex struttura militare saranno ultimati. Sul piano politico invece slitta la prevista raccolta firme a Luino promossa dai gruppi di minoranza consiliare (Centrodestra e civici) in programma per sabato a causa del maltempo: «L'evento è solo rimandato», spiegano gli organizzatori della raccolta firme in piazza.