Forse sfruttavano prostitute, in aula una coppia di mezza età

La prostituzione è una professione legale in Svizzera. Non è per contro lecito esercitarla fuori dai paletti stabiliti dalla legge, né sfruttare chi la esercita. Ed è per un presunto caso di sfruttamento di donne cinesi venute in Ticino a prostituirsi che una coppia straniera residente nel Luganese si è trovata oggi a processo di fronte al giudice delle Assise correzionali Siro Quadri. I loro due difensori ne chiedono però il proscioglimento, mentre la procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis la condanna a 24 e 11 mesi sospesi e all’espulsione. La sentenza sarà pronunciata venerdì.
Protagonisti atipici
La vicenda ha degli aspetti per certi versi atipici, o quanto meno sorprendenti. A partire dalla storia personale della coppia sul banco degli imputati. Entrambi hanno infatti alle spalle una formazione universitaria di alto livello in Italia. 44 anni, di nazionalità cinese lei, 50 anni e italiano lui, un figlio in comune e senza particolari precedenti penali alle spalle, tanto meno specifici. Forse per far fronte a ristrettezze economiche, fra ottobre e dicembre 2022 la moglie, difesa dall’avvocata Elisa Lurati, ha organizzato e gestito l’arrivo e le attività di sei donne cinesi in Ticino per prostituirsi. Questa attività avveniva in alberghi e appartamenti affittati all’uopo e al di fuori dei circuiti legali (le donne erano prive di permessi). Solitamente, metà dei compensi incassati dalle donne per il loro lavoro finiva in tasca alla 44.enne. Il marito, invece, ha avuto un ruolo più defilato, come riconosciuto dalla stessa accusa. Si è «limitato» quantomeno ad accompagnare in un’occasione una donna in Ticino dall’Italia e a correggere alcuni annunci erotici e finte recensioni delle ragazze sui portali online. Questi fatti non sono contestati dalla coppia, seppure le loro dichiarazioni siano state molto ondivaghe durante tutta l’inchiesta e ancora oggi in aula. La domanda è se costituiscano reato.
Trattenuta metà dei compensi
L’accusa più grave mossa ai due (al marito nella forma della complicità) è quella di usura per mestiere. Stando all’atto d’accusa (stilato dall’allora procuratore pubblico supplente Luca Guastalla, presente in aula) la 44.enne in particolare avrebbe sfruttato lo stato di bisogno delle sue connazionali, che sarebbero state del tutto dipendenti da lei una volta giunte in Ticino, già solo per il fatto di non parlare la lingua e di non conoscere il posto. Il guadagno netto dell’imputata è stato stimato in poco più di 5.500 franchi in circa due mesi, a fronte di compensi trattenuti per 12.800 (la differenza serviva a coprire le spese). A questo scopo veniva trattenuta solitamente la metà di quanto incassato dalle donne che si prostituivano. Per il fatto di fungere da, diciamo così, manager delle ragazze durante il loro soggiorno in Ticino, l’accusa prospetta poi il reato di ripetuto promovimento della prostituzione: la 44.enne ha infatti fatto giungere da fuori le donne proprio allo scopo di farle prostituire, ha fatto loro pubblicità e ha gestito i loro appuntamenti. Il tutto senza chiedere i necessari permessi per svolgere l’attività (esercizio illecito della prostituzione).
«Fornivano un servizio»
Per le difese - l’uomo è assistito dall’avvocato Massimiliano Parli - la coppia è invece da prosciogliere, e la donna da risarcire di 18.000 franchi per i tre mesi di carcere preventivo patiti nel frattempo. Contestata quindi anche l’espulsione: nel caso vengano condannati e stato invocato il caso di rigore.
L’argomento difensivo è sostanzialmente che quanto fatto dai due non è illegale. Le ragazze cinesi non sarebbero state sfruttate; erano professioniste esperte del settore e sempre in grado di autodeterminarsi, giunte in Ticino per loro volontà. Alcune, hanno riferito dei clienti, capivano per esempio un po’ di italiano. La somma incassata dalla moglie, inoltre, tolte le spese, non raggiungerebbe il livello necessario per poter giuridicamente parlare d’usura. Tanto meno la coppia avrebbe imposto alle donne il luogo o il tempo o la permanenza in_Ticino: ha semmai fornito loro un servizio, e per questo è stata remunerata in seguito a un accordo accettato dalle parti. Si sarebbe quindi trattato di un tentativo di due persone in difficoltà economica di risollevare le proprie sorte finanziarie, tant’è che la 44.enne stessa ha ammesso di essersi prostituita a sua volta in un’occasione.