In aula

Fra moglie e marito... Iniziato il processo per il caso Wicht

L’ex presidente dell’UDC Ticino è accusato dalla consorte di averle sottratto ingenti somme: lui nega - Il dibattimento è anomalo, con scintille fra la Corte e la pubblica accusa, che si chiama fuori: «Penso che ci siano due versioni che si equivalgono»
©Pablo Gianinazzi
Federico Storni
29.10.2024 18:45

È un processo sui generis, quello che vede alla sbarra l’ex granconsigliere ed ex presidente UDC Ticino Paolo Clemente Wicht. Si tratta in sostanza di una procedura litigiosa di divorzio che è sfociata nel penale. Già di per sé ciò non è un fatto usuale, ma c’è di più: il procuratore pubblico Daniele Galliano, che sostiene l’accusa, nella sua requisitoria ha affermato di non ritenere che vi siano sufficienti prove per arrivare a una condanna dell’imputato e si è rimesso al giudizio della Corte, chiedendo comunque, in caso di condanna, che l’eventuale pena sia fissata in tre anni. D’altronde, il pp (che ha ereditato l’incarto) sulla fattispecie aveva già emesso un decreto d’abbandono nel 2021 (e uno d’accusa per reati finanziari con pena di sei mesi sospesi), poi impugnato con successo dalla moglie di Wicht nel 2023. E oggi ha ribadito: «Penso che ci siano due versioni che si equivalgono: non vedo prove oggettive che rendano una più credibile dell’altra. Siamo qui perché do l’occasione alle parti di dire la loro anziché firmare un secondo decreto d’abbandono. Il sospetto però è che questo procedimento penale sia stato strumentalizzato ai fini della causa civile inerente il divorzio». Una posizione insolita (ma non inaudita) quella di Galliano, che è stata oggetto di un paio di scambi accesi con il presidente della Corte delle assise criminali, Amos Pagnamenta («Non è qui a difendere il suo decreto d’abbandono!») e della battuta amara e ironica dell’avvocato della moglie di Wicht, Filippo Ferrari: «Non voglio intromettermi nell’arringa difensiva del procuratore pubblico». In tutto questo, la sentenza è attesa nei prossimi giorni.

Di cosa parliamo

Wicht deve rispondere di tentata truffa, falsità in documenti, appropriazione indebita aggravata (quasi due milioni), amministrazione infedele aggravata, acquisizione illecita di atti e minaccia. Accuse che respinge fermamente. Essenzialmente l’atto d’accusa gli imputa – ed è la tesi propugnata in particolare dall’avvocato Ferrari – di aver fatto largo uso del patrimonio della moglie a sua insaputa. La posizione di Wicht, difeso dall’avvocato Elio Brunetti, è invece che la moglie fosse pienamente cosciente di dove fossero finiti i soldi, e che affermare che non lo sapesse è una strategia processuale per ottenere il massimo possibile dalla liquidazione del matrimonio. La procedura di divorzio è tuttora in corso e sarebbe in realtà il vero oggetto del contendere nel contenzioso della coppia. Forse il miglior riassunto l’ha fatto il pp Galliano: «Si indaga nei rapporti interni fra marito e moglie, e questo è un problema. C’è risentimento, astio, un divorzio in mezzo. L’impressione è che ognuno voglia portare acqua al proprio mulino». A complicare le cose vi è poi che quasi tutte le operazioni contestate sono state fatte a contanti: non è chiaro se per rendere più difficile alla moglie ricostruire che fine avessero fatto i soldi, o se per «sbiancare» una parte ingente del suo patrimonio, non dichiarato al fisco.

Le posizioni delle parti

Come visto, in questo caso Galliano si è eccezionalmente posto come facilitatore piuttosto che come accusatore: «Entrambi gli interventi degli avvocati mi sono sembrati convincenti», ha detto in sede di duplica. A Wicht rimprovera di «essere un pasticcione»: «Fosse stato più ordinato questo procedimento penale forse non sarebbe mai stato aperto, né gli si sarebbero potuti muovere gran parte degli addebiti». D’altra parte ha anche affermato che «la moglie non è sempre stata lineare e ha cambiato versioni». Un esempio dell’ambivalenza sono i messaggi scambiati negli anni fra i due: «Io li interpreto come le parole di una moglie attenta alla situazione finanziaria, mentre la Corte dei reclami penali ci legge che lei non sapesse delle operazioni del marito».

Decisamente meno sfumate - e da questo punto di vista non vi è alcuna sorpresa - le posizioni delle parti in causa. L’avvocato Ferrari ha sostenuto che Wicht sia «bugiardo fino alle ossa» e un sottile manipolatore. «C’era un evidente sproporzione dei patrimoni: la amava perché è una bella donna, per i suoi soldi o per entrambe le cose?». Per il legale è lampante che le abbia sempre nascosto la sua reale situazione finanziaria. D’altronde: «Come facciamo seriamente a pensare che le abbia detto: “Sono pieno di debiti, ma amami lo stesso?”».

I due si erano conosciuti nel 2006, mentre la procedura di divorzio risale a una decina di anni dopo. È credibile che per tutto questo tempo la donna non abbia sospettato nulla? Per il legale di Wicht no: «Lei era costantemente e puntualmente informata di ogni decisione concernente gli investimenti familiari che entrambi avevano valutato e deciso di comune accordo», ha detto Brunetti, secondo cui le rivendicazioni della moglie sarebbero nate solo in seguito alla vendita di una proprietà a Lugano che ha fruttato diversi milioni di franchi.

Cosa dice la coppia

Vi è di certo che la vicenda ha causato sofferenza e stress a marito e moglie, e questo è emerso nelle rispettive riflessioni sulla vicenda. Wicht, che dopo essere stato denunciato dalla moglie ha passato anche tre mesi in carcere, ha detto: «Se essere immotivatamente attaccati da terzi è difficile, esserlo da chi hai amato incondizionatamente è devastante. Si è presa tutto quello che abbiamo costruito. Ora usa il procedimento penale per una speculazione procedurale civile fingendo spudoratamente che è tutto suo e interpretando il ruolo della vittima». La moglie, che non ha presenziato al dibattimento, ha invece affidato il suo pensiero a uno scritto, letto in aula dall’avvocato Ferrari: «Quando ho scoperto di essere stata abusata psicologicamente e finanziariamente dall’uomo che amavo da un decennio sono crollata. Mi sento umiliata e devastata da quanto successo. Ho vissuto con una persona dalla doppia vita, con un’oscura fame di denaro, che ha cercato di screditarmi sui media e di manipolare la giustizia. Ho dovuto lottare per essere qui. Chiedo alla Corte che gli venga rimproverato questo suo comportamento».