Franco Bianchi reporter romantico

LUGANO - Per molti è la voce calda e profonda che per quasi un ventennio, ai microfoni della Rete Uno della RSI, ha curato gli spazi informativi della notte. Per noi del CdT e per il piccolo grande mondo della carta stampata ticinese, è stato per tanti anni un prezioso e amabile collega con una predilezione particolare per la cronaca, soprattutto quella «nera» che l’immaginario collettivo vede come il principale ambito di ogni reporter che si rispetti e che anche per lui rappresentava il terreno prediletto di «caccia». Parliamo di Franco Bianchi che oggi, dopo una breve ma implacabile malattia, ci ha lasciati all’età di 63 anni, molti dei quali passati a comunicare con i lettori e i radioascoltatori con il fervore ed il rigore professionale di chi vede nel giornalismo un’autentica missione.
Missione che Franco Bianchi, classe 1955, nato e cresciuto a Lugano, ha assolto inizialmente al Corriere del Ticino dove per una dozzina di anni, dal 1976 al 1988, si è occupato di cronaca all’interno di quella straordinaria squadra che ha fatto del nostro giornale la testata numero uno del cantone. Poi, trascinato dal suo spirito irrequieto ed indomabile, il suo passaggio al Dovere e al Giornale del Popolo prima di approdare, nella seconda metà degli anni Novanta, alla RSI dove per quasi vent’anni è stato una delle principali e inconfondibili «voci della notte». E anche questa sua scelta di ritagliarsi uno spazio in uno dei momenti più particolari ma anche affascinanti dell’universo comunicativo, la notte, è testimonianza della visione «romantica» che Franco aveva del nostro mestiere, testimoniata anche dalla sigla che a lungo ha utilizzato per firmare i suoi articoli: FBI che erano sì le sue iniziali, ma erano nel contempo anche un preciso richiamo a quell’investigazione che è sempre rimasta la sua principale passione e che ha sempre cercato di praticare con un entusiasmo ed un’energia che mancherà a noi colleghi ma anche a tutti i lettori e ai radioscoltatori ticinesi.