Confine

Frontalieri e tassa sulla salute, parla Giorgetti: «O la pagano loro o tocca ai Comuni»

Il ministro dell'Economia italiano è tornato sul tema, spiegando che la decisione spetta a Regione Lombardia – Piccata la risposta di Mastromarino: «La tassa viola l'accordo»
©Gabriele Putzu
Red. Online
03.02.2025 11:30

Mancano meno di due settimane alla mobilitazione su larga scala indetta dai sindacati italiani e svizzeri contro la cosiddetta tassa sulla salute. L'appuntamento, infatti, è fissato per il 15 febbraio a Varese. Il pomo della discordia, come noto, sono quei 110 euro mensili in media chiesti ai «vecchi» frontalieri per finanziare la sanità di confine. Sul tema, riferisce la Provincia di Como, è intervenuto anche il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Il quale, a margine della presentazione dell'associazione La Lombardia che vorrei, ha detto: «Qualcuno deve pagare i costi della sanità. Se non lo fanno loro (cioè i ''vecchi'' frontalieri, ndr), tocca ai Comuni. Per me è indifferente. È evidente che nelle tasse pagate in Svizzera non è compresa la quota per la sanità. Prova ne sia che in Svizzera bisogna procedere con l’assicurazione privata (la cassa malati, ndr) a un costo molto più elevato». Il ministro dell’Economia ha comunque specificato che «la decisione spetta a Regione Lombardia. Vedremo che cosa deciderà».

I «vecchi» frontalieri, ricordiamo, sono i lavoratori provenienti dall'Italia occupati in Svizzera prima del 18 luglio 2023, la data dell'entrata in vigore del nuovo accordo fiscale. Regione Lombardia, dunque, dovrà fornire una risposta a stretto giro di posta, mentre i cantoni interessati – Ticino, Grigioni e Vallese – hanno detto e ribadito di non voler fornire alle autorità italiane l'elenco dei «vecchi» frontalieri. Il consigliere di Stato Christian Vitta, al riguardo, ha rimandato la decisione a un'eventuale modifica della base legale. Modifica che, tuttavia, spetterebbe a Berna. Il consigliere agli Stati Fabio Regazzi, in questo senso, si è chiesto e ha chiesto se la cosiddetta tassa sulla salute non sia in contrasto con i dettami dell'accordo fiscale, mentre il Parlamento italiano ha votato un emendamento per raddoppiare l'importo della tassa in caso di «omesso pagamento». 

Andrea Puglia, responsabile del settore frontalieri in seno all’OCST, dal canto suo ha spiegato che la nuova tassa è contraria «agli accordi internazionali». E ancora: «Il sindacato OCST, che ha aderito alla mobilitazione indetta a Varese, considera questa nuova imposta come una violazione dell’accordo internazionale con la Svizzera». Dello stesso avviso Massimo Mastromarino, sindaco di Lavena Ponte Tresa nonché presidente dell'Associazione dei Comuni di Frontiera (ACIF): «La tassa sulla salute viola l’accordo internazionale, introducendo una illegittima doppia imposizione» spiega. Durante la stesura dell’accordo, nel 2020, avevamo preso un impegno: “Non 1 euro in più dalle tasche dei frontalieri”. Questo impegno va ora rispettato. I tre cantoni, sulla scia dell’accordo del 1974, come recita l’articolo 9, versano ai Comuni di Frontiera i ristorni, perché i frontalieri lavorano in Svizzera ma hanno bisogno di servizi nei Comuni dove abitano, che si realizzano proprio con i ristorni. Già nel 2016, il Ministero della Sanità aveva chiarito che nulla è dovuto dai frontalieri oltre a quanto già versato con l’imposta diretta alla fonte».