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«Frontalieri non si nasce»: presentata a Varese la guida per chi vuole lavorare in Svizzera

Salvatore Giallo, commercialista esperto in fiscalità dei frontalieri, ha presentato il suo volume insieme al sindaco di Lavena Ponte Tresa Massimo Mastromarino – «Agli italiani conviene ancora lavorare in Svizzera? Assolutamente sì»
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Red. Online
27.02.2025 18:25

«Frontalieri non si nasce». È questo il titolo del libro presentato oggi alla Sala Immersiva della Camera di Commercio di Varese. Un volume che, affrontando tematiche come fiscalità, previdenza, burocrazia e ricerca di lavoro, vuole essere una guida «chiara e completa» per chi desidera lavorare in Svizzera o chi già ci lavora. Presenti, oltre all'autore Salvatore Giallo, commercialista esperto in fiscalità dei frontalieri, anche il sindaco di Lavena Ponte Tresa e presidente dell'Associazione Italiana Comuni di Frontiera Massimo Mastromarino (autore della prefazione) e il giornalista Matteo Inzaghi in qualità di moderatore. 

Una guida

Un volume facile da leggere, ma soprattutto «che semplifica senza banalizzare. Non dà nulla per scontato, e tratta in termini semplici, accessibili a tutti, argomenti difficili». È questa la valutazione di Inzaghi, che in entrata di presentazione ha chiesto a Giallo: perché dare alle stampe questo libro? «Sono sempre stato attratto dal mondo dei frontalieri, dal fascino della dogana», ha spiegato l'autore. Ma è nelle tante videochiamate tenute durante la pandemia di COVID-19 che «ho sentito la necessità di creare un volume che contenesse tutte le informazioni necessarie, un testo che desse risposte immediate». Il progetto iniziale era riunire il materiale a disposizione e metterlo a disposizione dei propri collaboratori. Poi l'idea: «Perché non rendere accessibile a tutti queste informazioni?». La speranza, appunto, è che il volume funga da «guida pratica, semplice, di veloce e facile consultazione. Ma soprattutto sia un vademecum per tutti: per i nuovi frontalieri – i giovani che vogliono per la prima volta approcciarsi al lavoro dall'altra parte della frontiera –, e anche per i vecchi frontalieri, che devono affrontare un mondo in continua evoluzione e dove l'errore è dietro l'angolo».

«Il nostro è un territorio di frontiera che integra, dialoga, permeabile. Ma sin qui, tutto ciò che gira attorno al mondo dei frontalieri – con implicazioni sociali, culturali, famigliari – è sempre stato rappresentato o studiato, in questi anni, in modo frammentato», ha commentato invece Mastromarino. «Il frontalierato dà struttura a un territorio e ne condiziona il suo essere. Il pregio di questa guida è quello di guardare a questo mondo dando anche dignità al lavoro del frontaliere».

Da sinistra a destra: il giornalista Matteo Inzaghi, il commercialista e autore del libro "Frontalieri non si nasce" Salvatore Giallo, il sindaco di Lavena Ponte Tresa Massimo Mastromarino.
Da sinistra a destra: il giornalista Matteo Inzaghi, il commercialista e autore del libro "Frontalieri non si nasce" Salvatore Giallo, il sindaco di Lavena Ponte Tresa Massimo Mastromarino.

Dalla tassa sulla salute allo smart working

Mentre la comunicazione su temi simili finisce spesso per essere schierata, afferma Inzaghi, il testo «funge da vademecum privo di opinioni personali». Giallo conferma: «Non ho voluto esprimere nessun giudizio, evitando di sbilanciarmi. Il mio libro vuole mostrare solamente le linee guida da seguire». Ma, fuori dal libro, anche Giallo le sue opinioni le ha. Interrogato dal moderatore sul tema dello smart working per i frontalieri, l'autore del libro ammette: «Su questo tema è stato fatto davvero un gran pasticcio. Oggi il frontaliere non può fare più del 25% del totale delle ore lavorative in telelavoro, mentre gli altri frontalieri europei in Svizzera possono arrivare al 40%. Ciò crea una discrasia. Si sarebbe dovuto, invece, ragionare sulla tecnologia, sulla tendenza a ridurre gli spostamenti e alla mentalità green».

Nel corso della presentazione del libro, anche Mastromarino ha risposto a domande più "politiche", come a quella sulle polemiche riguardanti la tassa sulla salute: «Se per costruire l'accordo si è deciso di costruire dal basso, con un confronto lungo, a volte anche estenuante, per riuscire a sentire le esigenze ed esperienze del territorio, per quanto riguarda la tassa sulla salute si è preferito agire d'impulso, con un emendamento che non ha tenuto conto di tutta un serie di implicazioni normative, legislative, territoriali e politiche. È questo il peccato originale, ed è lo stesso problema dello smart working al 25%. Entrambe le misure sono state pensate perché si voleva dare una risposta alla difficoltà occupazionale per chi lavora nella fascia di confine e rimane al di qua della frontiera. Un tema nobile, ma affrontato in un modo sbagliato che ha creato confusione e non ha risolto il problema».

«Agli italiani conviene ancora lavorare in Svizzera»

La presentazione del libro si è conclusa con una domanda provocatoria. Ma agli italiani conviene ancora venire a lavorare in Svizzera? «Assolutamente sì», ha risposto Giallo. «Conviene ai vecchi e ai nuovi frontalieri, non c'è ombra di dubbio: percepire uno stipendio mediamente tre volte superiore a quello italiano ha dei vantaggi che non sono cancellati dalla tassazione. Alla domanda se i giovani siano ancora disposti a fare dei sacrifici – perché servono dei sacrifici, ad esempio per i lunghi spostamenti – allora rispondere potrebbe essere più difficile».

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