Il caso

Gatti torturati e uccisi, la Polizia indaga

Quattro le denunce inoltrate alla cantonale per gli animali maltrattati tra Ruvigliana e Aldesago – La testimonianza di una padrona: «Il mio gatto era tornato con la coda mozzata e un'anca fuori posto»
© CdT/Chiara Zocchetti

Fra Aldesago e Ruvigliana non si parla d’altro. Gatti torturati, mutilati, uccisi, «per poi riportali davanti alla casa dei loro padroni», come ha denunciato con un messaggio su Facebook il gruppo SOS Animali Ticino. «Sarebbe di grande aiuto se l’informazione venisse condivisa sui social e se gli abitanti tenessero gli occhi aperti e spargessero la voce nel caso in cui dovessero vedere o sentire qualcosa». Sul caso ora sta indagando la Polizia cantonale. «Al momento abbiamo notizia di quattro casi nella zona citata – ci ha scritto il Comando – e l’ipotesi di reato nei confronti degli autori, al momento ancora ignoti, è di maltrattamento di animali».

Gli «avvisi» ai responsabili

È da almeno un mese che la storiaccia va avanti. E ogni gatto che si allontana da casa per qualche ora suscita inevitabilmente apprensione nei rispettivi padroni. Taluni, come ci racconta una persona domiciliata in paese, hanno visto rientrare il proprio animale addirittura dopo giorni, ferito in modo anomalo. Altri, in precedenza, avevano per contro dovuto accettare l’orrore. Gambe spezzate, decapitazioni. Torture, come detto. Per qualche giorno, tra le poche viuzze del nucleo, sono stati appesi anche alcuni avvisi per provare a far desistere e magari stanare l’aggressore. Un tentativo vano, almeno sin qui. Impedire ai gatti di lasciare le abitazioni, in questa zona fatta di tanto verde e poche auto, non avrebbe però senso. Eppure qualcuno ha dovuto fare proprio questo.

La corda al collo

Una delle persone colpite da queste violenze anomale ci ha raccontato la sua storia. «Mi è successo lo scorso ottobre. Il mio gatto è tornato a casa con la coda mozzata e un’anca fuori posto». Almeno era ancora vivo. «Ho dovuto farlo operare perché non camminava più bene. Ora sta meglio, ha recuperato, ma temo che non tornerà mai quello di prima». La signora ricorda poi un precedente. «Un anno fa era rientrato con una corda stretta al collo, come se qualcuno avesse tentato di strangolarlo. Per fortuna lui era riuscito ad allentarla con la zampetta». Dopo il secondo episodio, per un anno, la padrona non ha lasciato più uscire il suo gatto. Intanto ha fatto denuncia, sperando di trovare il colpevole. «Penso che sia una persona con problemi di testa. Sono quasi certa che abbia portato il mio gatto fino a casa, perché quando l’ho visto perdeva molto sangue, ma nelle vicinanze non c’erano macchie per terra». Tutto materiale per gli inquirenti.

Episodi del genere, in Ticino, per fortuna sono piuttosto rari. Ce lo conferma Emanuele Besomi, presidente della Società Protezione Animali Bellinzona. «Tempo fa era stato trovato un gatto senza le zampe, e non si era mai riusciti a capire perché. Erano stati rinvenuti anche dei gatti senza la testa, ma potrebbero essere stati investiti sulla strada e poi trascinati via da altri animali. Se ad Aldesago e Ruvigliana è successo davvero quello di cui si parla, cioè un caso di sadismo, è raccapricciante».

II dibattito in Parlamento

Per quanto riguarda i procedimenti penali aperti nei confronti di chi commette reati contro gli animali, in Ticino da poco più di un anno è entrata in vigore una novità: come stabilito dal Parlamento il 18 ottobre 2021, il veterinario cantonale può costituirsi accusatore privato. Con 59 voti favorevoli contro 8 contrari il plenum aveva approvato un’iniziativa in tal senso della deputata Sabrina Aldi (Lega). Come proposto dal rapporto commissionale di Carlo Lepori (PS), non era invece passata la seconda richiesta contenuta nell’atto parlamentare, ossia quella di nominare un procuratore pubblico specifico per questo tipo di reati.

L'articolo 26 cpv. 1 della Legge sulla protezione degli animali prevede una pena detentiva sino a tre anni o una pena pecuniaria per chiunque, intenzionalmente: maltratta un animale, lo trascura, lo sottopone inutilmente a sforzi eccessivi o lede in altro modo la sua dignità; uccide animali con crudeltà o per celia (per scherzo, ndr); organizza combattimenti fra o con animali, nei quali gli stessi vengono maltrattati o uccisi; durante lo svolgimento di esperimenti infligge dolori, sofferenze o lesioni a un animale, o lo pone in stato d’ansietà, senza che ciò sia indispensabile per conseguire lo scopo previsto; abbandona o lascia andare un animale che teneva in casa o nell’azienda per disfarsene.
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