«Giù le mani dal nostro futuro»
«Cosa vogliamo? Giustizia climatica. Quando la vogliamo? Ora». Sono questi alcuni degli slogan che si sentono già a partire dalle 14 in corso Elvezia, dove i giovani - 500-600 secondo gli organizzatori - si sono radunati per lo sciopero per il clima. Uno sciopero globale, che avviene per strada dopo lungo tempo, a causa delle restrizioni della pandemia di COVID-19. E a cui oggi partecipano in molti, considerato anche il permesso speciale che il DECS ha concesso agli studenti delle scuole post-obbligatorie che vogliono far sentire la loro voce per l’ambiente. «Giù le mani dal nostro futuro» si sente urlare.
Il clima è gioioso e festoso, tra slogan e musica. A Bellinzona sono giunti giovani da tutto il Ticino. «Amici amici, poi non usano la bici». «The world is becoming hotter than your mother». «O cambiamo, o nuotiamo». «Ci avete rotto i polmoni». «Le stagioni stanno diventando più irregolari del mio ciclo». «Stiamo saltando le lezioni per insegnare a voi qualcosa». La fantasia è molta, ma il messaggio e uno solo: vogliamo un mondo migliore, fare qualcosa per salvare il nostro clima. Gli attivisti per il clima di Extinction Rebellion, presenti non solo per le strade, «si sono presi» pure Castelgrande. Dalla torre è stato srotolato uno striscione.
La mobilitazione è prevista in molte località del mondo sotto il motto «Giustizia climatica è giustizia sociale». La giornata è dedicata soprattutto alle MAPA (Most Affected People and Areas), le regioni che producono poco inquinamento ma ne subiscono maggiormente le conseguenze. Un’«ingiustizia sociale che crea un divario tra cause ed effetto». In piazza Collegiata è arrivato il momento dei discorsi da parte di Sciopero per il clima. «Giustizia climatica è rendersi conto che non siamo tutti sulla stessa barca. Che i Titanic sono tanti e che alcuni stanno affondando più in fretta di altri e hanno meno scialuppe di salvataggio». Alla Svizzera viene chiesto di «prendersi le sue responsabilità e investire nelle energie rinnovabili per il nostro futuro. Rendersi conto della situazione e agire di conseguenza». Dalle scale della Collegiata si sente ancora: «Il Governo pensa ai propri interessi e non a quelli della popolazione. Questo sistema non è in grado di affrontare la crisi climatica. Ecco perché è arrivato il momento di ribellarsi con l’azione civile non violenta. Unitevi alla ribellione per la giustizia climatica». Anche un «papà per il clima» ha preso il microfono in centro, come rappresentante dei «capelli grigi». «Confido in voi per un mondo migliore», ha detto. «Non lasciatevi convincere dei Bla bla bla», citando Greta Thunberg.
Da piazza Collegiata il corteo, attorno alle 15.15, si è quindi spostato verso piazza Nosetto sulle note di «Bella ciao». «Scioperiamo e il pianeta salviamo» è la convinzione di tutti i presenti.
Sciopero per il clima ha fatto sapere che lo svolgimento della mobilitazione rispetterà il piano di protezione e le normative COVID-19 in vigore. Tra i giovani sono infatti presenti alcuni con le gilet gialli e arancioni che invitano tutti (anche gli «osservatori») a indossare la mascherina. Oltre a tantissimi giovani sono presenti altresì tanti genitori, nonni e docenti.
Attorno alle 15.30, dopo aver raggiunto piazza Indipendenza, il corteo è passato da via Dogana (chiusa temporaneamente al traffico) per poi stabilirsi davanti a palazzo delle Orsoline. «Io sono molto arrabbiato. Tutti mi dicono che il clima è importante, ma non siamo nemmeno in mille in questa piazza e io a 21 anni devo essere qui a fare l’adulto? Le persone al potere continuano a dire che siamo un esempio, ma quando devono fare qualcosa non ne sono capaci e non muovono un dito», ha detto il ragazzo di Sciopero per il clima che ha preso la parola davanti alla Foca.
In piazza Governo ha preso la parola anche Norma, de «Le anziane per il clima», ricordando le movimentazioni degli anni Settanta. «Abbiamo vissuto tante delusioni, siamo arrabbiati, ma più tristi. Perché la vita delle generazioni future è a rischio con aria, acqua terra che non sono solo in pericolo. Ma non demordiamo, momenti come questi possono ancora cambiare le cose».
La piazza si è poi voltata verso l’usciere cantonale e gli ha rivolto un saluto con un cenno della mano. «Perché noi ci siamo e ci saremo sempre».
Poco prima delle 16.30 i discorsi si sono conclusi con un ringraziamento alla Città di Bellinzona per i permessi concessi, a chi ha organizzato lo sciopero e a chi vi ha partecipato. «Non è mai troppo tardi per iniziare a fare qualcosa». E infine, ancora, gli slogan del pomeriggio: «Plus chauds que le climate». «Giù le mani dal nostro futuro».