Guai a chiamarli «partitini», ma un’unione non è in vista

Il bilancio di metà legislatura dalla prospettiva delle piccole forze politiche che animano il Parlamento. A «La domenica del Corriere», il vicedirettore Gianni Righinetti ne ha discusso con i deputati Amalia Mirante (Avanti con Ticino&lavoro), Matteo Pronzini (MPS), Massimiliano Ay (Partito comunista), Marco Noi (Verdi) e Tamara Merlo (Più donne). Si parte subito con una provocazione: «Pronzini, si sente di far parte di un partitino?». «No, non mi sento un partitino», ribatte. «Tutti i partiti hanno la loro legittimità, bisogna rispettarli perché rappresentano una parte della popolazione». Importante, secondo il deputato, avere pluralismo. «Noi partiamo sempre dal principio di fare gli interessi dei cittadini che vivono del proprio lavoro». Una posizione che fa rima con opposizione in Gran Consiglio. Tradotto, quelli che dicono (quasi) sempre no. «Noi analizziamo le proposte sul tavolo», spiega Pronzini. «Quando bisogna sostenerli lo facciamo, altrimenti no. L’MPS, inoltre, fa moltissime proposte. E abbiamo opinioni su moltissime tematiche: non scaldiamo la sedia». Righinetti chiede invece ad Ay se forze così piccole hanno ancora senso. «Sì, come è stato detto il pluralismo all’interno del Parlamento assume una centralità di particolare rilievo», osserva. «Il PC ticinese ha compiuto 80 anni lo scorso anno. Abbiamo dimostrato che i comunisti possono lavorare all’interno delle istituzioni costruendo delle maggioranze. Noi evitiamo l’opposizione sterile, urlata». Più donne, chiede ancora il conduttore, si traduce con femminismo? «Vogliamo più presenza e partecipazione delle donne nella politica attiva», spiega a questo proposito Merlo. «E portiamo avanti i temi della parità, assieme agli uomini. Questo significa femminismo». La deputata giustifica l’opposizione con il fatto che «i partiti spesso parlano a loro stessi». Avanti, invece, può essere inteso come un’alternativa alla sinistra. «Noi andiamo a scardinare le logiche superate di una dicotomia tra destra e sinistra», rileva Mirante. «I problemi dei cittadini sono tanti, noi sosteniamo le proposte più utili». Che siano di destra o di sinistra. «Noi comunque mettiamo l’accento sul lavoro, il primo grande problema del cantone». I Verdi, invece, sono «i più grandi fra i piccoli». «Avendo accesso alle commissioni, abbiamo un ruolo più attivo nella politica governativa», evidenzia Noi. «Ma non siamo sempre allineati con le proposte dell’Esecutivo». Anzi. «Facciamo opposizione, e anche noi arriviamo con delle proposte».
Si litiga ancora
Ma, per dare più forza ai «partitini», è lecito aspettarsi una sorta di unione in Parlamento? «Ci sono visioni molto diverse, indipendentemente dalla taglia del partito», risponde Pronzini. «Noi vogliamo rappresentare una determinata parte di popolazione. È fondamentale però cercare convergenze sui temi». Pronzini ricorda poi il mancato accordo con PSe Verdi per fare una lista unica alle scorse elezioni. «Una proposta che sinistra ed ecologisti hanno liquidato in un paio d’ore». «Non ci convinceva perché vincolava anche l’elezione per il Parlamento», ribatte Noi. «Si riesce a trovare convergenze sui temi anche senza un’unione ufficiale». Insomma, tra i piccoli sinergie ufficiali non se ne trovano. «Il discorso di unire le forze ha senso in chiave di seggi, ma è una misura estrema» dice invece Merlo. «Avanti si è presentato come movimento di rottura» rispetto alla politica classica, aggiunge Mirante. «Siamo disponibili a collaborare ma ci risulta difficile trovare accordi ulteriori. Quando ci si trova a dover decidere su temi concreti, però, i grandi partiti si sciolgono come neve al sole». Difficile, dunque, trovare consenso. «In passato siamo stati alleati con l’MPS», ricorda da parte sua Ay. «Noi però teniamo molto alla nostra indipendenza. Siamo disponibili a fare accordi per costruire una maggioranza, ma non a tutti i costi. Lo abbiamo dimostrato di recente per le elezioni federali, quando non abbiamo concesso, per la prima volta nella nostra storia, la congiunzione di lista al Partito socialista. Ma ciò, appunto, non impedisce in futuro di trovare accordi».