«Ho sbagliato, lo ammetto, ma non ho mai voluto uccidere nessuno»
(Aggiornato alle 18.17) «Non dovevo reagire così. Mi pentirò per tutta la vita di quello che ho fatto. Ho sbagliato, lo riconosco, ma non ho mai avuto l’intenzione di uccidere nessuno». Sta tutta nelle parole pronunciate alla fine dell’istruttoria dibattimentale la posizione del 29.enne del Locarnese comparso di fronte alla Corte delle Assise criminali, presiedute dal giudice Amos Pagnamenta, per rispondere del reato di tentato omicidio intenzionale. Ipotesi di reato riguardante un colpo inferto con una pala ai danni di un suo conoscente, oggi 70.enne, al culmine di una lite scoppiata il 15 ottobre dell’anno scorso in una spiaggetta del fiume a Gordola. «Solo per pura fatalità non ha causato la morte della sua vittima», ha sottolineato la procuratrice pubblica Anna Fumagalli nel chiedere che il 29.enne venga condannato a 6 anni e 6 mesi da espiare per la furia con cui agì sotto l’influsso di droga e alcool. Quella sera il giovane, che aveva partecipato ad una grigliata in riva al fiume a Gordola insieme ad un gruppo di suoi conoscenti tra cui vi erano anche due bambini, aveva bevuto diverse birre e assunto pastiglie di ecstasy. «Ero ubriaco e drogato. Avevo perso il controllo», ha ammesso il 29.enne che della rissa ha ribadito di ricordarsi ben poco. «Non ricordo di averlo colpito con una pala. Se chi era presente dice di sì, allora è così».
Quella frase ritenuta offensiva
Ma perché si arrivò allo scontro fisico? Per un motivo che definire futile è poco: uno dei partecipanti alla grigliata accusò il giovane di vantarsi di aver alzato le mani su di una ragazza. Dalle parole si passò ai fatti, ma i due vennero separati dai presenti, tra i quali anche il 70.enne. Finita lì? Niente affatto: il 29.enne, secondo l’accusa, iniziò a menar fendenti prima con una spranga, poi con una pala ed un rastrello, tentando infine di sferrare un calcio al 70.enne quando questi era a terra. Il calcio, diretto alla testa dell’anziano, non andò però a segno. «Ricordo di aver tirato un calcio ad una sdraio, non verso di lui», ha affermato il giovane contestando questo episodio.
Ferita lacero contusa alla spalla
«Ha agito con furia incontrollata. Il suo unico obiettivo era quello di vendicarsi per essere stato offeso da una banale affermazione. Ed ha accettato il fatto che avrebbe potuto uccidere», ha rincarato in requisitoria la pp Fumagalli, ribadendo che se avesse raggiunto il collo o la testa del 70.enne quel colpo di pala sarebbe potuto essere letale. «Era determinato a colpirlo a morte», ha rimarcato la rappresentante della pubblica accusa nel motivare la tesi del tentato omicidio intenzionale, anche solo per dolo eventuale. Sta di fatto che il colpo di badile raggiunse infatti alla spalla l’uomo, che se la cavò, per così dire, con sei punti di sutura.
«Non più di 36 mesi»
«Se veramente lo voleva uccidere avrebbe sferrato altri colpi di badile», ha dal canto suo replicato in arringa la patrocinatrice del giovane, avvocato Sandra Xavier, che si è battuta affinché il reato principale di omicidio intenzionale venga derubricato in quello di tentate lesioni gravi. Da qui la richiesta di una pena contenuta in 36 mesi, parzialmente sospesi. E, dato che il 29.enne da quasi un anno è in regime di espiazione anticipata dalla pena, la sua patrocinatrice ha chiesto che venga liberato immediatamente. «È pronto a saldare il suo conto con la giustizia. Ma non quello proposto dalla procuratrice pubblica», ha proseguito l’avvocato Xavier. «Il mio assistito non banalizza quanto ha fatto, ma chiede però alla Corte di accertare in modo corretto i fatti». Sempre secondo la difesa, il disinteresse delle persone ferite dal giovane (altri due partecipanti alla grigliata subirono lievi conseguenze) non è certo il comportamento di chi è vittima di un tentato omicidio. «Ferite per le quali la richiesta di 6 anni e 6 mesi di carcere è sproporzionata». Secondo l’avvocato Xavier nel comportamento del suo assistito, comunque riprovevole e determinato dall’abuso di alcol e droga, manca un movente concreto e individuale: «Si è scagliato indistintamente contro chi gli si parava davanti utilizzando degli oggetti trovati sul posto. Non aveva alcuna volontà di uccidere», ha ripetuto la patrocinatrice del 29.enne chiedendo per lui, come detto, una pena non superiore ai 36 mesi e non opponendosi al trattamento psicoterapeutico stazionario proposto dalla perizia psichiatrica alla quale il giovane è stato sottoposto. La sentenza è attesa stamattina.