Lugano

Hotel chiusi da anni che aspettano un futuro

Storia di Villa Magliasina e della perla di Agno, ex alberghi abbandonati in attesa di demolizione e costruzione - Ma non sono gli unici
Hotel Villa Magliasina (foto Zocchetti)
Giorgia Reclari
04.02.2019 06:00

LUGANO - Hanno un fascino unico gli hotel abbandonati, un po’ romantico e un po’ sinistro. I lunghi corridoi silenziosi, pareti ingiallite o coperte di graffiti, qualche elemento d’arredo intaccato dal tempo e dall’umidità che riporta ai giorni in cui – si immagina – gli spazi risuonavano del suono delle valigie trascinate da viaggiatori che parlavano lingue di tutto il mondo.

Ma per chi li possiede, la visione non è così romantica e la domanda che ci si pone è: che cosa farne? Ristrutturare e rilanciare oppure radere al suolo e ricostruire qualcosa di nuovo?

Il piano regolatore decide tutto
È degli scorsi giorni l’ennesimo sfogo dell’imprenditore Dario Kessel riferito all’immobilismo del Comune sul comparto dell’ex Hotel La Perla di Agno (si veda la foto sotto), forse il caso più eclatante di albergo abbandonato nel Luganese. Quello di Kessel è solo l’ultimo dei progetti di rilancio che si sono succeduti dalla sua chiusura dieci anni fa.

Inizialmente era stata la Migros ad aver messo gli occhi sul pregiato sedime, a due passi dall'aeroporto, con l'intenzione di ingrandire il proprio centro commerciale di Agno. Ma il Municipio istituì un blocco di qualsiasi costruzione per cinque anni, confermato dal Tribunale cantonale amministrativo. Poi nel 2013 è spuntato un nuovo progetto di una nota immobiliare luganese per una struttura medicalizzata con un centinaio di letti, una facoltà di medicina di un'università privata e un albergo con una sessantina di camere. Ma anche qui non se ne è più fatto nulla. Intanto l’edificio è stato ridotto in uno stato fatiscente dai vandali. Nel 2017 è stato ulteriormente danneggiato da un incendio appiccato da quattro giovani. Ora – ci conferma il proprietario – è in corso la demolizione e la messa in sicurezza della parte distrutta dalle fiamme. Nel 2016 si è fatto avanti Kessel con un progetto per l’edificazione, su quel terreno, di un albergo di sei piani con un autosilo, la cui domanda di costruzione è tuttora in sospeso (da qui l’ira dell’imprenditore). Per decidere qualunque cosa riguardo a quel terreno – ribadisce il sindaco Thierry Morotti – il Comune attende di presentare il nuovo piano regolatore che dovrebbe chiarire la pianificazione di tutta l’area. Nel frattempo l’ex Perla (destinato alla demolizione) langue nell’abbandono.

Dal golf agli appartamenti?
Un’agonia simile la sta vivendo un’altra struttura malcantonese, Villa Magliasina di Magliaso. Fatta costruire nel 1932 dall’industriale germanico Hans Joseph T. Wessel come residenza di campagna destinata ai giocatori di golf, è stato un apprezzato golf-hotel 4 stelle per decenni. Chiusa nei primi anni 2000, è ancora in attesa di un futuro. I proprietari hanno scartato da subito l’ipotesi di riaprire un hotel. Fallito il progetto di insediare un istituto scolastico, hanno presentato in tempi recenti alcune idee a destinazione residenziale e parzialmente commerciale. Il Municipio ha fornito alcune osservazioni e ora i proprietari devono valutare come procedere. Il terreno è a destinazione unicamente alberghiera e per effettuare modifiche occorre una variante di piano regolatore. Anche qui i tempi si allungano. Nel frattempo la nostra fotografa Chiara Zocchetti nelle scorse settimane ha ottenuto il permesso di fotografare gli interni, dove ancora è rimasta parte degli arredi (vedi foto sotto).

Altri due nomi eccellenti del panorama alberghiero, congelati in purgatorio (seppure da tempi più recenti) sono l’Eden e il Du Lac di Paradiso. Il progetto di demolizione e ricostruzione del primo ha ricevuto preavviso negativo dal Cantone e ora i proprietari stanno valutando come modificarlo. Anche il secondo dovrebbe essere demolito per far posto al progetto Tertianum Du Lac (un complesso residenziale-sanitario per la terza età composto da 60 appartamenti e 40 camere di cura su due stabili, oltre a un ristorante), ma il tutto è bloccato da opposizioni.

C’è anche chi ristruttura e riapre
Non ci sono solo chiusure e demolizioni: qualcuno investe e rilancia. A Morcote sarà ristrutturato l’ex Hotel Carlton Carina, costruito nel 1858 nel nucleo del paese di fronte al lago e chiuso dal 2005. L’iter sta proseguendo e la riapertura è prevista fra due o tre anni. Ospiterà 18 appartamenti, di cui metà residenze secondarie e metà apparthotel, con spa e ristorante. A Paradiso sono invece in fase avanzata i lavori per la realizzazione del centro Morchino nell’omonima tenuta alle pendici del San Salvatore. Nella primavera del 2020 è prevista l’apertura di una struttura con 48 letti, un ristorante con 80 posti e sale per incontri, conferenze, aree verdi e l’allevamento di animali da cortile. La gestione del progetto è affidata alla Cooperativa Area che sostiene percorsi di reinserimento lavorativo per chi vive condizioni di disagio.

Qualche dubbio tra immobili trofeo e arredi sostituiti

«Il parco alberghiero di Lugano e dintorni è figlio degli anni ’60-’80 quando le condizioni economiche e la tipologia di clientela erano molto diversi da oggi. Dopo la crisi del 2011 la giostra si è fermata». Non usa mezzi termini Federico Haas, presidente di Hotelleriesuisse Sottoceneri, nonché storico albergatore luganese, nel commentare la situazione del settore. «Oggi la maggior parte delle strutture è troppo piccola: per rendere devono avere almeno 70 camere ed escludere la ristorazione (che fa lievitare i costi). Quelli di piccole dimensioni non vengono più considerati dagli investitori. Chi investe in edifici storici o in posizioni prestigiose lo fa per avere un cosiddetto “immobile trofeo”, che non rende economicamente ma solo dal punto di vista dell’immagine». Per questo motivo, rileva Haas, Villa Magliasina non riaprirà mai in forma di hotel, con 25 camere è troppo piccolo. Per contro la scelta di puntare sugli apparthotel è vantaggiosa perché abbatte i costi fissi del personale e può concorrere con l’offerta di soluzioni come airbnb. Secondo l’albergatore, a Lugano la crisi è ormai sistemica e nei prossimi 3-5 anni ci saranno ulteriori chiusure di hotel che non hanno i mezzi per rinnovarsi e adeguarsi alle nuove esigenze del turismo. «È chiaro che la sopravvivenza degli hotel dipende dal mercato, non si può obbligare nessuno a tenere aperto, però in casi eccezionali si può dare incentivi per proseguire (come è stato il caso del Grand Hotel Locarno)». Riccardo Bergossi, membro del consiglio direttivo della Società ticinese per l’arte e la natura (STAN) invita però alla prudenza: «Se chiudono delle attività in edifici storici o degni di tutela occorre vigilare affinché non siano sacrificati da nuovi progetti di ristrutturazione». Ma non solo: «Bisogna fare attenzione anche quando non siamo in presenza di edifici di valore perché magari si trovano comunque in posizioni sensibili». Bergossi richiama poi l’attenzione su un altro aspetto: gli arredi storici. «Quando gli hotel chiudono o si rinnovano, i mobili e gli elementi d’arredo vengono venduti o abbandonati oppure sostituiti con altri nuovi solitamente in stile finto antico. È un patrimonio che si disperde».