I Comuni piccoli azionisti della SES vogliono contare di più

I Comuni piccoli azionisti della Società Elettrica Sopracenerina (SES) vogliono contare di più. Ed entrare nella stanza dei bottoni dell’azienda energetica a partecipazione pubblica. Una richiesta in tal senso, che punta ad incrementare il Consiglio d’amministrazione da 9 a 11 membri, facendo posto appunto ai rappresentanti dei “piccoli”, è stata avanzata in una lettera da Terre di Pedemonte e interpretata a vario titolo dagli altri 30 Comuni, tra Canton Ticino, Mesolcina e Calanca, che costituiscono la minoranza dell’azionariato pubblico della SES. Alcuni si sono espressi favorevolmente, altri hanno rimandato la lettera al mittente, altri ancora preferiscono stare alla finestra. Anche durante l’ultima assemblea della SES a fine maggio il tema di una maggiore rappresentanza dei Comuni è passato in sordina. «È una questione di principio, oltre che di buon senso – ci spiega il sindaco di Terre di Pedemonte Fabrizio Garbani Nerini -. Con due nostri rappresentanti nel CdA Avremmo maggiore possibilità di conoscere in anticipo e condividere le strategie in campo energetico. Attualmente i piccoli azionisti non partecipano attivamente alle scelte aziendali, se non attraverso l’assemblea, nella quale però è difficile trovare un’ampia maggioranza su alcune nostre proposte», sottolinea Garbani Nerini.
Utili e tariffe
Lo sa bene il Comune di Gordola, ad esempio, quando un paio d’anni fa s’era fatto paladino di una rinuncia dei dividendi a favore della riduzione delle imposte comunali o dell’abbassamento delle tariffe elettriche, sollecitazione che non ha trovato sponda nel CdA e nella maggioranza degli azionisti. «C’è poco da fare: quando la maggioranza del CdA è in mano a sei Comuni e l’AET si astiene, gli altri azionisti hanno poca voce in capitolo - dice Bruno Storni, municipale di Gordola delegato a rappresentare il Comune nella SES.
«Idea condivisibile»
«La proposta del Comune di Terre di Pedemonte, che abbiamo sottoscritto, ha comunque il merito di aprire una discussione – precisa Andrea Sartori, sindaco di Maggia -. Probabilmente dopo il primo approccio, che non è stato del tutto favorevole da parte dei Comuni coinvolti, servirà un incontro tra i piccoli azionisti per calibrare una proposta accettabile e condivisibile. Tanto più che nell’aprile del 2024 ci saranno le Elezioni comunali e qualcosa o qualcuno all’interno del CdA o della stessa assemblea della SES potrebbe cambiare», sottolinea Sartori. Aumentare i membri del CdA della Sopracenerina per permettere una rappresentanza degli altri Comuni è un approccio idealmente valido anche se non facile da concretizzare. La pensa così almeno Gianpiero Raveglia, sindaco di Roveredo, che insieme a Maggia e ad altri cinque o sei Comuni azionisti della SES ha dato un consenso di massima alla richiesta partita da Terre di Pedemonte.
Roveredo ci crede
«Abbiamo dato il nostro consenso all’iniziativa poiché un allargamento dell’azionariato ci pare condivisibile. Non tanto per decidere se redistribuire o meno i dividendi, quanto per l’importanza che avranno in un prossimo futuro le scelte energetiche. E i Comuni, che sono attori importanti, oltre che grandi utenti, dovrebbero poter dire la loro a prescindere dalle quote azionarie di cui dispongono». Sulla stessa linea il commento di Alberto Pellanda, sindaco di Riviera, Comune che fa anch’esso parte della schiera di piccoli azionisti SES. «Quella di un allargamento della base azionaria nel CdA è una buona idea, perlomeno da mettere sul tavolo della discussione. Forse bisognerebbe puntare anche ad un ripensamento della governance, per esempio dando più importanza esecutiva alla Commissione consultiva dei Comuni, organismo che fino ad oggi praticamente non ha nessun peso e potere decisionale».
