«I disagi? È ora di reintrodurre personale svizzero alla stazione di Milano»
Il telefono, in redazione, è squillato poco fa. «Pronto, sono Remigio Ratti. E come tanti, sono bloccato a Milano». L’economista ticinese, storico dei trasporti, già consigliere nazionale del PPD e direttore generale della RSI, sta vivendo ore di passione alla stazione Centrale. No, Ratti non era a bordo del Tilo partito alle 13.43 e fermatosi poco dopo a causa di un guasto tecnico. Eppure, pure lui, da ore, sta lottando per trovare un treno che lo riporti a casa, in Ticino: una vittima collaterale, insomma. La situazione, nel principale snodo ferroviario del capoluogo lombardo, è ancora confusa. E caotica.
Ratti, che ieri aveva già vissuto altri disguidi lungo le rotaie, stamane si è recato a Milano. Il rientro sarebbe dovuto avvenire con un Tilo delle 18.43, «ma il treno è stato soppresso». A quel punto, l’esperto di trasporti ha individuato con la coda dell’occhio l’EuroCity delle 18.10 ancora fermo al binario. «Sono salito confidando che sarebbe partito attorno alle 19, stando a quanto comunicato, e invece dopo due ore io e gli altri passeggeri eravamo sempre lì, fermi, immobili».
Ratti, come tanti, lamenta il fatto che durante l’attesa, interminabile, nessuno si sia degnato di comunicare né i motivi del ritardo né tantomeno un orario di partenza. «La notizia, se vogliamo, è che in tanti parlavano di un altro treno fermo sulla linea, ma non saprei dire se queste persone si riferissero al Tilo del pomeriggio. Sono andato perfino al vagone ristorante in cerca di qualcuno che potesse darci informazioni. Lì ci è stato detto di scendere perché il treno, il nostro treno, nel frattempo era stato soppresso e doveva essere rimosso dal binario».
Il risultato? «Un centinaio di persone, se non di più, compresi non pochi bambini, che non sanno cosa fare. E mentre vi parlo saranno le nove passate». Tradotto: le alternative scarseggiano. Ratti, in qualità di esperto dei trasporti, si spinge oltre la sua, chiamiamola così, lamentela (giustificata, fra l’altro): «È ora di smetterla di dire che è colpa di questo o quell’altro, direi che è giunto il momento di reintrodurre un rappresentante delle FFS in pianta stabile alla stazione Centrale di Milano, qualcuno che possa e sappia dialogare continuamente con il personale italiano». La mossa, agli occhi di Ratti, eviterebbe che i passeggeri diretti verso la Svizzera venissero abbandonati al loro destino. «Il messaggio, stasera, in sostanza è: arrangiatevi. Ci sono solo due funzionari italiani che dicono solo e soltanto una cosa: forse arriverà un treno. Almeno non fa così freddo, ma l’atteggiamento del personale delle Ferrovie italiane è da denunciare. Ribadisco: ci vuole una presenza svizzera nella stazione di Milano, come ai tempi». Al momento, conclude Ratti, «c’è un funzionario a Berna che si occupa delle relazioni con l’Italia. È una persona indubbiamente molto gentile, ma temo si faccia metter via come si suol dire. E allora, è giunto il tempo di reagire».